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(La
bottega più antica di Alfonsine si deve a Garibaldi)
La butéga
d’Formazala
di Luciano Lucci
Sebastiano
Forlivesi
(1830-1905)
Enrico
Forlivesi
Cesira
Zannoni
(1870-1960) |
IL
GARIBALDINO
Sebastiano
Forlivesi, nato nel 1830 da Sebastiano e da Giacoma
Antonellini, e morto nel 1905, era il primo dei quattro alfonsinesi
che in un modo o nell’altro furono coinvolti nelle varie imprese
garibaldine. Partecipò fin dall’inizio alla difesa della
Repubblica Romana (1849)
Con
l’unità d’Italia ebbe a ricompensa della sua attività
garibaldina il permesso (‘licenza’)
di aprire una bottega – caffè. Ecco perché si legge nei suoi
documenti d’identità di professione “caffettiere”.
La
caffetteria la aprì con la moglie Cornelia Ciani in Corso Garibaldi
dove il Forlivesi abitava e da cui ebbe due figli Giuseppe nato nel
1865 e Ugo del 1884.
Rimasto
vedovo si risposò con Matilde Zaccarelli il 15 gennaio 1891 da cui
ebbe il figlio Enrico.
Fu
lui nel 1901 alla morte del padre a ereditare la casa e la bottega.
Enrico era sposato a Cesira Zannoni (1870-1960) da cui ebbe vari
figli e figlie.
Ad
Angelo, (primo maschio tra varie sorelle) fu affidata la gestione
della bottega fin dai primi del ‘900.
Angelo
la gestì con la mamma Cesira, (rimasta vedova) e con le figlie
Adriana, Cornelia, (maestra elementare), e Gigina.
Ma
fu quando ai primi del ‘900
Angelo
sposò la Vera d’Facula (così
si chiamava il padre Francesco Dradi, un omone che gestiva
un’osteria nella vecchia piazza Monti sotto la rampa del fiume) che
l’osteria ebbe un salto di qualità. |
Questa
casa come quasi tutte quelle di Corso Garibaldi fu ‘minata’ dai
tedeschi nell’ultima guerra
La
Vera iniziò la vendita del baccalà e del formaggio grana (detto
allora ‘forma zala’ cioè forma gialla). Il successo di questi
due prodotti rese famosa e redditizia l’attività, tanto che la famiglia
Forlivesi acquistò da lì in poi il soprannome di “Formazala”.
"Vi
si trovava di tutto: - ci raccontò Lucia Berti nella pubblicazione
"E Stradò" - drogheria, salumeria, granaglie, merceria,
cartoleria e, al banco separato, si poteva bere un buon bicchierino di
Vermouth.
La "Cisira" era svelta e ciarliera più che mai, e "Angiulì"
sapeva tante cose e, da buon saccente, poteva discutere di tutto."
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NEL
DOPOGUERRA
Dopo
la distruzione totale di tutte le case di Corso Garibaldi, compresa quindi
la locanda di "Formazala", i Forlivesi ricostruirono la loro
casa-bottega sullo stesso luogo della prima.
Nella foto sotto ecco come si presentava nel 2012.
Nel
dopoguerra
Dopo
la distruzione totale di tutte le case di Corso Garibaldi, compresa
quindi la locanda di "Formazala", i Forlivesi
ricostruirono la loro casa-bottega sullo stesso luogo della prima.
L'attività continuò ancora nel dopoguerra, gestita dalla Vera
moglie di Angelo, e dai figli Enrico e Andrea.
Le
sorelle Dina e Rina gestirono due bancherelle in piazza Monti e
davanti all'ospedale di via Reale.
A mantenere ancora alta la qualità del negozio di vendita
alimentari (i cappelletti sono il massimo), con a fianco anche
l’osteria, sono stati Enrico e Andrea, figli di Angelo Forlivesi e
della Vera Dradi.
Andrea
Forlivesi al Mercato Coperto del Lunedì
Mentre Andrea si è trasferito in un altro paese,
Enrico ha sposato Carla da cui ha avuto due figlie: Cesira (Enrica)
e Angela (oggi insegnante alla scuola ‘Rodari’ di Alfonsine).
“Andavo io col camion – raccontava
Enrico - a prendere il baccalà a Milano una
volta alla settimana. Arrivava dalle Isole Far Oer”
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Le sorelle Dina e
Rina,
in Piazza Monti
Il carretto di
Dina
(Domenica Dradi)
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Enrico
e Andrea nel Mercato Coperto di Alfonsine del lunedì
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OGGI
Dopo
la morte di papà Enrico avvenuta nel 2015, Enrica, con la madre
Carla, (e con l'aiuto anche di Angela) continua con passione e
successo la gestione della vecchia bottega.
Al
baccalà e alla formazala si è aggiunta la pasta fatta in casa,
cioè i cappelletti. Qui si riforniscono le azdore che non hanno
più il tempo e la voglia di tirare la spoglia e creare i
cappelletti in proprio. Pare che siano di una qualità
eccellente.
L’osteria
affiancata al negozio di alimentari è aperta dalle sette di mattina
alle sette di sera, ed è frequentata da vecchi clienti e giovani
operai di passaggio. Si mangiano ottimo panini e si può bere un
liquorino tradizionale romagnolo che non si trova più in nessun bar
del paese: il “Gambadilegno”, anice, liquerizia, rum e
altro: un sapore d’altri tempi (provare per credere!)
Sebastiano
Forlivesi è immortalato nella lapide che si trova all’ingresso
del municipio di Alfonsine insieme ai tanti altri alfonsinesi che ne
condivisero le imprese.
Ma
la sua memoria resta impressa nella bottega d’Formazala, la più
antica bottega ancora esistente di Alfonsine.
Cesira
(Enrica) e sua mamma Carla
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Carla
presenta il “Gambadilegno”
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