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Oratorio 
della Madonna del Bosco 

dedicato alla Maria Vergine della Neve
(demolito nel 1928)

 a cura di Luciano Lucci 

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  (un click o un tocco sulla mappa per avere un ingrandimento)

Alcuni braccianti di Alfonsine verso la fine di marzo del 1714 stavano abbattendo gli alberi di un bosco in una tenuta dei marchesi Spreti, detta "la Raspona" in quanto precedentemente di proprietà dei nobili Rasponi, quando all'improvviso un grosso ramo, cadendo, colpì un operaio: si chiamava Domenico Pochintesta, che morì pochi giorni dopo, il 10 aprile.

 Il fattore dei Marchesi Spreti, Matteo Camerani di Alfonsine, che sorvegliava i lavori di abbattimento del bosco e che fu testimone della disgrazia, volle seguire l’usanza, diffusa in Romagna a quei tempi, di porre un’immagine sacra sul luogo dove era avvenuto un delitto o un incidente mortale per ricordare il fatto e invitare i passanti alla preghiera.

Scelse una vecchia raffigurazione di manifattura ignota e datata anteriormente al 1714 che teneva da tanti anni sopra il letto, e alla quale insieme alla moglie era legato da una particolare devozione. 

Il Camerani pose l'immagine non sopra l'albero da dove era caduto il ramo, giudicato troppo pericolante e instabile, ma sopra un albero attiguo.

La zona era molto frequentata, essendo un punto di passaggio soprattutto per molte donne e fanciulle che si recavano a far legna al bosco. Molti erano anche i viandanti che volevano andare oltre il fiume Po, costretti a fermarsi in attesa di traghettare. Lì infatti c'era una barca per il traghetto ("il Passetto", che così si chiamava allora, è il nome che ancora oggi caratterizza la zona). Capitava quindi che in molti si fermavano a recitare rosari o brevi preghiere.

E iniziarono i primi prodigi.
Il primo evento accadde poco tempo dopo l'inizio della venerazione della Madonna posta sull'albero, il secondo l'anno dopo.

L'immagine fu spostata sull'albero vicino
(14 giugno 1715)

 La fama di questi eventi si diffuse rapidamente. 
Cominciò ad affluire sempre più gente che portava anche molte elemosine. 
Il Camerani le raccolse in un'apposita cassetta per la manutenzione dell'immagine. 
Poi il 14 giugno 1715 decise di trasportare l'immagine sull'albero vicino dove era stato colpito il Pochintesta. 

Non gliel'aveva messo subito perché quell'albero era quasi tagliato totalmente alle radici e sarebbe potuto cadere. Aveva anche poche foglie, ma era ancora in piedi, anche se lo si giudicava prossimo a seccarsi. Ma non appena vi fu collocata la targa, l'albero si coprì di fronde e foglie, mentre l'altro albero che aveva sostenuta l'immagine fu spogliato da foglie e rami dai fedeli, il tronco fu consumato scheggia a scheggia poiché tutte le sue parti erano considerate come delle reliquie.      

I marchesi Spreti chiesero e ottennero di far sorgere un oratorio lungo la via pubblica e permutarono alcuni loro terreni con un vasto ripiano alla destra della riva del Po di Primaro, di proprietà di un possidente: Pellegrino Bonsi. il 23 giugno del 1718  si iniziarono i lavori di costruzione di un elegante tempio ottagonale, lontano circa un quarto di miglio dall'albero sul quale era appesa l'immagine.

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Tavoletta votiva dove si mostra l'incidente
 da cui ebbe origine il culto

 (Tavola 31) Tempera su tavola, cm 24,8x32,5 sec. XIX

 

La prima immagine venerata 
nel santuario della Madonna del Bosco

Ceramica in rilievo decorata su maiolica, anteriore al 1714

 

 

 

 

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Furono utilizzate le elemosine raccolte, che allora ammontavano circa a 2419 scudi.

Il 21 novembre 1720, quando la chiesa era quasi completata, con grande partecipazione di popolo e pompa solenne, Mons. Camillo Spreti, Vescovo di Cervia, (avuta licenza dal Card. Piazza, Vescovo di Faenza) benedì la nuova chiesa-oratorio, intitolandola a Maria Vergine della Neve; quindi fu levata la sacra immagine dall'albero, trasportata in processione e collocata sull'unico altare del tempietto.

II 17 gennaio 1721 la chiesa fu completata sia all'esterno che all'interno e più tardi, nel 1748 fu innalzato il campanile annesso all'abitazione dei cappellani, già costruita con la chiesa. 

Nel luogo originario dell'immagine fu eretto un pilastro, che si può vedere tuttora lungo la via Raspona, nel quale era incisa nel marmo la seguente epigrafe qui riportata:

SISTE VIATOR
ET LOCUM SUSPICE
QUO PRIMUM B. VIRGO
NONCUPATA DEL BOSCO
MIRACULIS CLARUIT
 
TEMPLUM INDE
NON PROCUL VENERATURUS
IN QUOD TRANSLATA
SOLEMNI CULTU
SOLEMNIORI DEVOTIONE
DIE XXI NOVEMBRIS
ANNO MDCCXX

Fermati, o viandante 
e guarda al luogo 
ove in un primo tempo la B. Vergine  
detta del Bosco  
ebbe splendore di miracoli 
poi andrai a venerarla 
 nel tempio non lontano 
dove fu trasferita  
con solenne fasto  
e più solenne manifestazione 
 il 21 novembre 
anno 1720

L'inizio della crisi

Nel 1780-82  fu realizzato il Drizzagno del Po detto 'dell'Umana' e anche 'della Madonna del Bosco'. Il santuario, come si vede nella foto, si trovò ad essere un po' sacrificato dall'argine nuovo del Po (che nel 1820 dovette essere rialzato), come si vede in fondo, e dalla rampa che vi arrivava, che si vede a sinistra.

 

 

Nel 1796 i francesi di Napoleone I fecero irruzione in tutte le città della Romagna e depredarono anche la chiesa-oratorio della Madonna del Bosco portando via tutta l'argenteria.

 

Nel 1807 e nel 1808 comunque fu allestita la festa della Madonna del Bosco, da ripetersi tutti gli anni contro le ripetute grandini che in quei due anni avevano colpito la zona. 

La decadenza del Santuario 
dal 1830 al 1900
 

Dopo il 1830, iniziò un periodo di affievolimento del culto. A ciò contribuì senza dubbio il fatto che:

  1. i cappellani abbandonarono la residenza presso il santuario a causa della grande umidità che devastò i muri dell'abitazione e della chiesa, la quale si ridusse in uno stato miserevole, e per le malsane condizioni igieniche del luogo.

  2. la famiglia Spreti, che era la proprietaria dell'oratorio, stava andando sempre più in decadenza.

  3. vi fu certo un calo della devozione, ma non la sua scomparsa: in tempi di pubbliche calamità, di processioni, di feste, immense folle di popolo accorrevano ancora al santuario.

  4.  nella Bassa, alla fine del XIX secolo si cominciò a respirare un diverso clima culturale, dovuto al diffondersi delle nuove ideologie anarchiche e socialiste.

  5. Il ponte non induceva più alla sosta, ma invitava ad andare oltre nel cammino, sicché il flusso cultuale di ambito non strettamente locale risultò  drasticamente ridotto.

    L'edificio fu lasciato in uno stato di quasi totale abbandono per un secolo; in certi periodi non vi si celebrava la messa nemmeno la domenica e il tempietto stesso subì un tale degrado che alla fine del XIX secolo era ridotto in uno stato non confacente ad un dignitoso svolgimento delle cerimonie liturgiche.

     È in questo periodo che si verificarono gravi episodi di distruzione e dispersione del patrimonio votivo.

    La questione era se restaurare o ricostruire ex-novo la chiesa. Si decise di cavalcare la seconda ipotesi, approfittando del fatto che il Genio Civile stava facendo lavori di innalzamento degli argini del Po di Primaro, e anche di un loro allargamento. Essendo la chiesa a ridosso dell'argine se ne era progettata la demolizione, prevedendo un indennizzo in denaro. Con quei soldi e le offerte dei fedeli si sarebbe potuto pensare di costruire la nuova chiesa.

    Nel 1895 il passo con barca fu sostituito da un ponte in un primo tempo di legno, fino al suo crollo nel 1924, dopodiché fu costruito in cemento a tre arcate nel 1928 e distrutto nel 1944, col passaggio del fronte. 

    1928 la demolizione

    Poi ci fu la guerra e i tempi per l'inizio dei lavori scivolarono sempre più avanti, e solo il 12 giugno 1928, iniziarono con la demolizione della vecchia chiesa.

    L' immagine della Madonna, intanto, era stata trasferita nella chiesa dell'ospedale di Alfonsine e successivamente nella chiesa arcipretale.

    La nuova chiesa fu costruita dalla parte opposta della via Raspona. Poi anche quella subì la totale distruzione con la 2° guerra mondiale,  e fu ricostruita e inaugurata nel 1952.

Cosa resta dell'Oratorio 
della Madonna del Bosco?

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Restano

1- Un mucchio di macerie che fino a pochi anni fa (oggi 2020 neanche quelle) era l'unico segno rimasto dell'oratorio e della casa annessa come residenza dei cappellani,  (vedasi foto) ... anche loro comunque sparite nel tempo.

2- Il pilastrino settecentesco (ma anche quello avrebbe bisogno di maggior manutenzione)

3- Una raccolta notevole di tavolette votive, ma lasciate in un magazzino del Vescovado di Faenza. 

(in questo sito web le trovate cliccando qui) 

 

Le foto del pilastrino sono di A. Vistoli

 

 

 

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PER SAPERE TUTTO E DI PSUL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL BOSCO 
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