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Oratorio dedicato
alla Maria Vergine della Neve a cura di Luciano Lucci (un click o un tocco sulla mappa per avere un ingrandimento)
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Alcuni braccianti di Alfonsine verso la fine di marzo del 1714 stavano abbattendo gli alberi di un bosco in una tenuta dei marchesi Spreti, detta "la Raspona" in quanto precedentemente di proprietà dei nobili Rasponi, quando all'improvviso un grosso ramo, cadendo, colpì un operaio: si chiamava Domenico Pochintesta, che morì pochi giorni dopo, il 10 aprile. Il fattore dei Marchesi Spreti, Matteo Camerani di Alfonsine, che sorvegliava i lavori di abbattimento del bosco e che fu testimone della disgrazia, volle seguire l’usanza, diffusa in Romagna a quei tempi, di porre un’immagine sacra sul luogo dove era avvenuto un delitto o un incidente mortale per ricordare il fatto e invitare i passanti alla preghiera. Scelse una vecchia raffigurazione di manifattura ignota e datata anteriormente al 1714 che teneva da tanti anni sopra il letto, e alla quale insieme alla moglie era legato da una particolare devozione. Il Camerani pose l'immagine non sopra l'albero da dove era caduto il ramo, giudicato troppo pericolante e instabile, ma sopra un albero attiguo. La zona era molto frequentata, essendo un punto di passaggio soprattutto per molte donne e fanciulle che si recavano a far legna al bosco. Molti erano anche i viandanti che volevano andare oltre il fiume Po, costretti a fermarsi in attesa di traghettare. Lì infatti c'era una barca per il traghetto ("il Passetto", che così si chiamava allora, è il nome che ancora oggi caratterizza la zona). Capitava quindi che in molti si fermavano a recitare rosari o brevi preghiere. E
iniziarono i primi prodigi. L'immagine
fu spostata sull'albero vicino La
fama di questi eventi si diffuse rapidamente. Non gliel'aveva messo subito perché quell'albero era quasi tagliato totalmente alle radici e sarebbe potuto cadere. Aveva anche poche foglie, ma era ancora in piedi, anche se lo si giudicava prossimo a seccarsi. Ma non appena vi fu collocata la targa, l'albero si coprì di fronde e foglie, mentre l'altro albero che aveva sostenuta l'immagine fu spogliato da foglie e rami dai fedeli, il tronco fu consumato scheggia a scheggia poiché tutte le sue parti erano considerate come delle reliquie. I marchesi Spreti chiesero e ottennero di far sorgere un oratorio lungo la via pubblica e permutarono alcuni loro terreni con un vasto ripiano alla destra della riva del Po di Primaro, di proprietà di un possidente: Pellegrino Bonsi. il 23 giugno del 1718 si iniziarono i lavori di costruzione di un elegante tempio ottagonale, lontano circa un quarto di miglio dall'albero sul quale era appesa l'immagine. |
Tavoletta
votiva dove si mostra l'incidente (Tavola 31) Tempera su tavola, cm 24,8x32,5 sec. XIX
La
prima immagine venerata Ceramica in rilievo decorata su maiolica, anteriore al 1714
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Furono utilizzate le elemosine raccolte, che allora ammontavano circa a 2419 scudi. Il 21 novembre 1720, quando la chiesa era quasi completata, con grande partecipazione di popolo e pompa solenne, Mons. Camillo Spreti, Vescovo di Cervia, (avuta licenza dal Card. Piazza, Vescovo di Faenza) benedì la nuova chiesa-oratorio, intitolandola a Maria Vergine della Neve; quindi fu levata la sacra immagine dall'albero, trasportata in processione e collocata sull'unico altare del tempietto. II 17 gennaio 1721 la chiesa fu completata sia all'esterno che all'interno e più tardi, nel 1748 fu innalzato il campanile annesso all'abitazione dei cappellani, già costruita con la chiesa. Nel luogo originario dell'immagine fu eretto un pilastro, che si può vedere tuttora lungo la via Raspona, nel quale era incisa nel marmo la seguente epigrafe qui riportata:
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L'inizio della crisi Nel 1780-82 fu realizzato il Drizzagno del Po detto 'dell'Umana' e anche 'della Madonna del Bosco'. Il santuario, come si vede nella foto, si trovò ad essere un po' sacrificato dall'argine nuovo del Po (che nel 1820 dovette essere rialzato), come si vede in fondo, e dalla rampa che vi arrivava, che si vede a sinistra.
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Nel
1796 i francesi di Napoleone I fecero
irruzione in tutte le città della Romagna e depredarono anche la chiesa-oratorio
della Madonna del Bosco portando via tutta l'argenteria.
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Nel 1807 e nel 1808 comunque fu allestita la festa della Madonna del Bosco, da ripetersi tutti gli anni contro le ripetute grandini che in quei due anni avevano colpito la zona. La
decadenza del Santuario
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Cosa
resta dell'Oratorio |
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Restano 1- Un mucchio di macerie che fino a pochi anni fa (oggi 2020 neanche quelle) era l'unico segno rimasto dell'oratorio e della casa annessa come residenza dei cappellani, (vedasi foto) ... anche loro comunque sparite nel tempo. 2- Il pilastrino settecentesco (ma anche quello avrebbe bisogno di maggior manutenzione) 3- Una
raccolta notevole di tavolette votive, ma lasciate in un
magazzino del Vescovado di Faenza.
Le foto del pilastrino sono di A. Vistoli |
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PER
SAPERE TUTTO E DI PIù SUL
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL BOSCO UN CLICK O UN TOCCO QUI |