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Alfonsine

 

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LA ROTTA DEL SENIO DEL 1949

di Osvaldo Contarini 
(dal suo recente libro del 2022 
"Vivere in Romagna sottacqua")

a cura di Luciano Lucci

Dopo tre giorni di pioggia, leggera a Fusignano ma piuttosto intensa sull'Appennino Tosco-Emiliano, il livello d'acqua nel fiume Senio aveva raggiunto un livello preoccupante, sopra il livello di guardia, al punto che durante il tardo pomeriggio di quel sabato 26 novembre 1949 molta gente raggiunse il ponte per accertarsi dello stato della piena. 

Secondo quanto riportato dall'amico Francesco Capucci i Fusignanesi erano al corrente che la piena del Senio portava qualche rischio ma inconsciamente non volevano preoccuparsene "perché intimamente convinti che dopo la guerra e il fronte la loro razione di disgrazie fosse esaurita". In altre parole non volevano dover affrontare un altro spiacevole episodio. Preferivano affaccendarsi a trascorrere un altro sabato sera cenando con la famiglia oppure con gli amici al bar o come consueto ad uno dei due cinema (Corelli ed Italia). 

Verso le 20:30 un improvviso boato, riportato da non pochi testimoni come lo scoppio di una mina, fu udito a monte di Fusignano a livello dell'attuale Via dell'Alluvione. 

Il fiume quel giorno di novembre era ingrossato da una "fiumana" non particolarmente eccezionale, quando improvvisamente alle 20:30 l'argine sinistro cedette poco più a monte della chiesa di Masiera, a circa trecento metri dall'abitato di Fusignano sommergendolo rapidamente con quasi due metri di acqua melmosa irrompente che trascinava con sé tutto ciò che poteva, lasciando immensa quantità di detriti, terra e melma dovunque passava. Vecchie case distrutte, animali uccisi dalla furia delle acque o annegati. Frutteti rovinati e gente disperata sembravano i residui di un diluvio universale. 

Una breccia nell'argine sinistro del Senio a sud-est del paese di Fusignano si era formata ed immediatamente allargata di circa duecento metri. 

 

Praticamente l'intero flusso idrico del fiume cambiò direzione verso il centro del paese che, nel giro di un'ora, fu completamente immerso in acqua melmosa che raggiunse un metro e settantacinque centimetri in certe zone. 

 

Il flusso dirompente allagò subito il paese ed in poche ore si estese inondando circa 1700 ettari di terreno tra il Senio e l'argine destro del canale del Mulino fino alla valle Dana e la Via Reale ad Alfonsine, per via del declive naturale verso nord. Secondo il resoconto finale redatto del Dott. Ing. Umberto Manganelli a Lugo il 17 dicembre 1949 per conto del Consorzio di Bonifica il danno totale fu di L. 26.712.000. Il documento fornito dal CBROR di Lugo rivela che nello stesso giorno la Romagna fu afflitta non da una, ma bensì quattro alluvioni, quasi contemporanee: la rotta del Santerno a Malcantone e due tracimazioni del Senio a monte e a valle della Via Emilia, tutte con danni molto più limitati della rotta di Fusignano. 

Il resoconto dell'Ingegnere Umberto Manganelli è rivelatore di altri importantissimi dati. In particolare viene menzionata la seconda esondazione avvenuta lo stesso giorno a sud di Castel Bolognese nel canale alla Chiusa di Biancanigo (numero 2 della carta precedente) con tracimazione di oltre due milioni di metri cubi d'acqua che fu scaricata nel Canale Tratturo per evitare di aggiungerla al già critico carico idrico del Senio. Altra alluvione (numero 3 nella mappa soprastante) avvenne a sud di Sant'Agata per una piccola rotta del Santerno in zona Malcantone con lievi danni perché fu prontamente drenata nei canali Casale, Tratturo, Celletta, S. Agata e Fondagnolo. La quarta alluvione (numero 4 nella mappa soprastante) avvenne per tracimazione del Senio a Castel Bolognese che si estese "con violenza" a valle oltre la Via Emilia con drenaggio nel Rio Cà Rossa, Canale di Castel Bolognese, Scolo Gaiano, Mazzolara e Rizzona. 

Fusignano 27 novembre 1949. 
Visibile la rotta e l'alluvione che è parzialmente contenuta dall'argine del Canale dei Mulini 
(Foto aerea del Consorzio di Bonifica di Ravenna). 

Il giorno dopo la rotta di Fusignano le acque minacciavano la ferrovia Ravenna-Ferrara ed il paese di Alfonsine. I canali locali non riuscivano a drenare l'imponente carico idrico dell'alluvione. 

L'alluvione interessò praticamente tutto il territorio di Fusignano fino alla Statale N. 16 (ad Alfonsine). Primo fra tutti il centro abitato fu colpito in pieno dalle abbondanti acque dell'argine destro del Canale dei Mulini arginò sufficientemente le acque alluvionali ad ovest di Fusi dirigendole verso Alfonsine, principalmente lungo l'idrovia del Canale Menata di Fusignano. 

27 novembre 1949. Alluvione in zona Dana, verso Alfonsine 
ad est dell'argine destro del Canale dei Mulini 

 

Fu perciò deciso nella mattinata del 27 novembre 1949 di praticare un taglio di quaranta metri nell'argine destro del Canal Vela. Il detto taglio dimostrò la sua efficacia drenante in un primo tempo, purtroppo il carico idrico dei canali di superficie che drenarono le altre tre alluvioni provocò un rialzo eccessivo del livello nel Canal Vela che portò alla tracimazione dei canali di superficie, con allagamento delle valli Bresciane e Secchezzo. 

Alfonsine: Via Borse allagata e canale Menata stracolmo

Solo nel tardo pomeriggio il Canal Vela ed il Canale in destra Reno riuscirono a mantenere un deflusso favorevole al drenaggio della vasta zona allagata. 

Canal Vela nella Valle verso via Reale

 

TRINCEE SUL FIUME SENIO

Disegno schematico che dimostra la sistemazione di trincee e rifugi per truppe dell'Asse ed alleate sul Senio 1944-45. 

Altezza argini: circa 10-15 metri. A: Alveo - B: Argine destro 
- C: Argine sinistro - D: Camminamenti-Trincee obliqui sull'argine sinistro - E: Rifugio Tedesco sull'argine sinistro con apertura o postazione all'interno dell'argine - F: Rifugio Tedesco all'interno dell'argine destro - G: Rifugio-Postazione Truppe Alleate all'esterno dell'argine destro. Chiara prova di danno bellico agli argini, causato da postazioni militari s
otterranee negli argini.

 

La "rotta" del 1949 fu attribuita a fattori di origine bellica piuttosto che alla piena del 26 novembre 1949. La resistenza delle forze germaniche che stavano ritirandosi sotto la sempre crescente pressione degli Alleati assunse posizione di difesa a livello del fiume Senio, tra Cotignola ed Alfonsine, dove il fronte rimase inalterato dal 29 dicembre del 1944 fino al 9 aprile del 1945. 

Le truppe Tedesche erano a Fusignano dal 1943, perciò avevano avuto molto più tempo degli Alleati per preparare rifugi e camminamenti per i loro soldati posti sugli argini del Senio. 

Passerella sull'alveo del Senio (1944-45) con militare Italiano che si appresta a passare. Ben visibili le aperture dei rifugi nell'argine (foto archivio M. Martoni). 

Lavori di trinceramento e protezione vennero scavati su ambedue gli argini, ma con particolare intensità più sulla parte esterna dell'argine sinistro. Si parla di veri e propri grandi rifugi scavati dentro le rive del fiume, tali da accomodare un letto matrimoniale. 

In altre aree i Tedeschi avevano scavato trincee obliquamente in cima all'argine sinistro, per essere protetti quando varcavano l'argine per attraversare il fiume tramite passerelle poste sull'alveo. 

Rifugio militare Battaglione Lupo sulla parte esterna dell'argine sinistro a Fusignano. Da notare il tavolo e due materassi da letto regolare esposti temporaneamente all'aria 
(foto archivio M. Martoni). 

Il contingente italiano del Battaglione Lupo della X Mas era rappresentato da 21 ufficiali e seicento Marò. Le truppe dell'Asse avevano scavato trincee anche nella parte interna dell'argine destro, come dimostrato nel disegno soprastante.

Le truppe Alleate non si risparmiarono dal creare danni agli argini quando dovettero passare il fiume con carri armati ed altro equipaggiamento pesante, mancando tutti i ponti sul Senio. Ovviamente questi lavori di scavo, anche se vennero poi riempiti o tappati lasciarono gli argini alquanto indeboliti. 

Il corso principale di Fusignano.




 

 

I danni furono ingenti e mai compensati adeguatamente. 

I sacrifici e lo sconforto della popolazione furono immensi, sovrapposti alle indescrivibili tribolazioni sofferte durante cinque anni di guerra e sei mesi di fronte. Centinaia di operai lavorarono una decina di giorni per tappare la falla. Palafitte furono piantate lungo la parte esterna della falla nell'argine, usate come sostegno di centinaia di gabbie metalliche ripiene di sassi, macerie ed altro materiale roccioso. Il tutto veniva poi reso impermeabile con sacchi ripieni di sabbia o terra, per poi essere ricoperto di terra, progressivamente finché l'argine era completamente ricostruito. 

Secondo la relazione fatta dall'Ingegnere Umberto Manganelli del Consorzio di Bonifica della Provincia di Ravenna i lavori di ricostruzione dell'argine terminarono solo il 5 dicembre 1949 alle ore 8. 

 

 

Coccia, al secolo Ido Silvagni, artista e poeta romagnolo purtroppo scomparso nel 2009 ad all'età di 90 anni, compose una poesia in dialetto che brillantemente descrive il momento della rotta del 26 novembre 1949.

 

Gli ultimi lavori di grande importanza sul fiume Senio, espurgo dell'alveo e rinforzo degli argini, furono eseguiti circa l'anno 1956. 

Durante questi lavori di espurgo dell'alveo la parte esterna dell'argine, che in certe zone aveva una parte piana allo stesso livello della golena interna divenne un solo pendio essendo stata depositata tutta la terra dell'alveo in questa zona dell'argine esterno.

Altri lavori di espurgo e livellamento dell'alveo furono eseguiti nel 1977. Fino a questa data le golene interne era fonte di divertiemnto per i giovani della zona che non disdegnavano tuffarsi e nuotare in una delle tante profonde pozze, particolarmente per sfuggire all'afa estiva. Ad Alfonsine c'era la "Busa d'Santoni" verso la Rossetta, e la "Busa d'Scarané" verso Borgo Gallina.

Le "buche" erano resti di bombardamenti, o di rotture di argini, o di cave di sabbia.

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