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| Ricerche sull'anima di Alfonsine | La rotta del Senio del 1949 | | "Il racconto del Senio": una ricerca degli alunni della classe II A 1998-99 della Scuola Media “A. Oriani” di Alfonsine |
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Il fiume Senio |
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Il documento più distante nel tempo in cui appare il nome del Fiume Senio è la Tabula Peutingeriana, compilata tra il 230 e il 270 d.C., oppure tra il IV-V sec. da una carta del 1° secolo (126 d. C.) andata perduta. Particolare della Tabula Peutingeriana che riguarda l'Italia Centrale, tra il Tirreno e l'Adriatico Tra Faventia (Faenza) e Forum Corneli (Imola) si nota scritto Sinnum Ft (o Fl?): è il luogo d'incrocio tra la via Emilia e il fiume Senio, a sei miglia da Faenza e a sei da Imola. Si tratta della zona dell'attuale Castel Bolognese, che all'epoca era segnata come mutationes. All'epoca molti fiumi si individuavano dall'incrocio che avevano con le strade. Dove c'era questo tipo di incrocio ci doveva essere un guado o un ponte. Questi punti di transito, che una carta stradale doveva mettere in evidenza, imponevano anche un momento di sosta prima di affrontare l'ostacolo del fiume. Ciò favorì in questi particolari luoghi il sorgere di locali attrezzati, dove uomini ed animali potevano trovare ristoro, aiuto e anche i mezzi necessari al transito. Questi servizi si chiamarono mansiones (luoghi di sosta e di pernottamento fra centri lontani in genere un giorno) e mutationes (semplici stazioni di cambio e si incontravano frequentemente). Tali poste stradali si ritrovano anche nella Tabula peutingeriana: specie quelli legati a percorsi viari descritti e sono indicate col nome del fiume vicino.
Il percorso del Senio Nasce in provincia di Firenze, nell'Appennino Tosco-Emiliano (pochi chilometri a Nord dello spartiacque principale dell' Appennino). Dal Poggio dell'Altello e dal monte Carzolano, ( m. 1175 ) riceve da destra l'acqua dal fosso Aghezzola fino a Piedimonte ( m. 1174) poi dal fosso Lozzone, fosso Salecchio, con fosso Piana a Palazzuolo sul Senio. Da sinistra fosso Mantigno e fosso Visano. Più
avanti rio Granarolo, a destra e rio Cesari a sinistra, Dopo Cuffiano riceve il torrente Sintria unito al rio Samba. Poi dopo Tebano verso Castel Bolognese riceve il rio Pideura e rio Celle. Arrivato alla pianura può ricevere solo scoli e fossi di poca importanza. (un click o un tocc sulle due mappe sotto per vederle ingrandite)
UN PO' DI STORIA
Nel I° millennio a.C. il territorio di Alfonsine era allagato da una valle detta "Padusa" che si estendeva da Ravenna fino ad Aquilea. Questa valle era in qualche modo abitata da cacciatori, pescatori e commercianti che solcavano tali acque per trasportare merci verso le località interne della penisola, provenendo dalla floridissima Spina, che era un grosso centro commerciale munito anche di porto. Verso la fine del I° millennio a.C. si cominciò a regolare il corso del Po e dei numerosi fiumi ad esso affluenti, agevolando così il prosciugamento di vaste aree di terreno che potevano essere coltivate e popolate e provocando il sorgere di una fitta vegetazione che con l'andar del tempo divenne una vera e propria foresta, la Selva Litana. Nel 565 d.C. una vasta pestilenza spopolò quelle zone, ma intorno all'anno mille la Selva Litana risultava di nuovo abitata e si riscontravano insediamenti umani anche presso la zona dove ora sorge Alfonsine. Per la storia del territorio di Alfonsine grande importanza ha avuto il Po di Primaro, antenato dell'attuale Reno. Già nel Medio Evo lungo il Po di Primaro, un ramo a sud del grande Po, avvenivano trasporti di merci tra Venezia, Ferrara, Ravenna.
Nei secoli seguenti tanti furono gli interventi idraulici nei confronti del Reno, dell'Indice, del Sillaro, del Santerno e del Senio, il quale fu poi avviato nella valle dell'Alfonsine. Tutta l'area compresa tra i fiumi Santerno e Lamone (il Senio scorre in mezzo a questi due) per lungo tempo conobbe la presenza di valli. Le frequenti piene di questi tre fiumi si riversavano nelle terre basse e nei bacini compresi tra i dossi fluviali, dove le acque ristagnavano per molti mesi all'anno. Il suo corso si univa a quello del Santerno nei pressi di Solarolo (questo è testimoniato anche in un documento del 1327).
Nel 1250 una grande alluvione sul lato sinistro del Senio-Santerno causò danni al primo insediamento di case e persone di Donigallia, tre miglia a sud-ovest dell'attuale posizione di Fusignano, tale da forzare la ricostruzione del paese attuale in un luogo più alto. I primi tratti di arginatura risalgono, però, a qualche tempo prima. I Conti di Donigallia e di Cunio, unitamente a Lugo e Bagnacavallo si unirono fin dal 1259 per ripulire ed abbassare l'alveo del fiume Senio e nello stesso tempo per provvedere a costruire argini. Varie
battaglie Nel corso del tempo il Senio fu uno dei fiumi più tristemente celebri in Romagna per le varie battaglie che si sono svolte sulle sue sponde. I combattimenti di una certa importanza sono avvenuti sul Ponte di San Procolo (cioè al Ponte del Castello), dove il Senio divide il comune di Castel Bolognese da quello di Faenza sono: nel 1169 e nel 1170 fra Bolognesi e Faentini, nel 1275 fra Ghibellini e Guelfi, nel 1276 fra Bolognesi e Faentini, nel 1350 fra Pontifici e Faentini, il 2 febbraio 1797 fra Napoleonici e Papalini. A queste occorre aggiungere la battaglia del Senio avvenuta tra Castel Bolognese fino ad Alfonsine, fra il dicembre 1944 e l'aprile 1945.
La prima battaglia fu nel 1169 fra Bolognesi e Faentini. Nell'anno successivo 1170 bolognesi e imolesi si portarono nuovamente contro i faentini, i quali, contrariamente allo scontro precedente, subirono un grave scacco. La seconda fu nel 1275 tra guelfi e ghibellini. Avvenne sul Ponte San Procolo (giugno 1275) presso il fiume Senio. Valorosi condottieri che combatterono per Ghibellini furono Guido da Montefeltro, Maghinardo Pagani da Susinana e Teodorico degli Ordelaffi e Guglielmo dei Pazzi. Per i guelfi bolognesi fu una pesante sconfitta, tanto da perdere addirittura il carroccio: grazie a questa vittoria, Guglielmo Pazzo fu eletto dai ghibellini romagnoli “Capitano di Guerra di Bologna”. Gli esuli si rifugiarono nelle città amiche di Faenza e Forlì. Nel marzo del 1276 i guelfi bolognesi, aiutati dalle città guelfe di Imola, Ravenna e Cesena si attestarono nuovamente nella zona del ponte di S. Procolo e diedero battaglia riportando però numerose perdite. Nell'aprile ritornarono all'offensiva ma, il giorno 20 subirono una nuova sconfitta che passò alla storia con il nome di "assedio di Tebano" perché la battaglia si estese alle vicine alture del castello di Tebano. Il 13 giugno dello stesso anno avvenne il terzo combattimento che ebbe termine con una terza vittoria dei Ghibellini. Nel 1350 molte città e castelli di Romagna si sottrassero al dominio della Chiesa per darsi ordinamenti liberi ed indipendenti. Per riconquistare le città ribelli fu affidato l'esercito al capitano Astorgio Duraforte, detto il Conte di Romagna, il quale affrontò al ponte di S. Procolo le milizie delle città ribelli, comandate dal tedesco Duca Gualrieri. Lo scontro fu favorevole alle forze del Conte di Romagna. La seconda fu nel 1797 tra francesi e papalini, ancora sul Ponte San Procolo Il 1° febbraio
1797 le truppe francesi, le milizie della Repubblica Cispadana e i polacchi di
Dabrowsky entrarono nello Stato Pontificio. La battaglia durò poche ore e si risolse con la fuga dei soldati pontifici. Questa battaglia costituì, per decenni, motivo di scherno e di vergogna per l'esercito pontificio e su di essa si organizzeranno parodie teatrali da parte dei filofrancesi. L'ultima fu la battaglia del Senio fra il dicembre 1944 e l'aprile 1945 avvenuta lungo il Senio tra Castel Bolognese fino ad Alfonsine, Nei primi mesi del 1944, in seguito all’attacco su Rimini delle truppe alleate, la linea difensiva tedesca fu ricollocata più a nord. Alfonsine,
come altri paesi posti lungo la dorsale del fiume Senio, fu il luogo dove si
accampavano le retroguardie delle truppe tedesche che si succedevano al
fronte. La
Battaglia del Senio
La storia del territorio Il fiume Senio nell'alto Medioevo fino all'anno 1000, appena giunto a valle, si immetteva nelle acque del ramo orientale del Santerno, il cui corso era diverso da quello attuale, ed era composto da due rami; i fiumi uniti Santerno e Senio scorrevano in un unico alveo fino alle Valli. Nel 957 il Senio, almeno nel suo ultimo tratto, tra Codignola (l'odierna Cotignola) e S. Potito, era già nel letto attuale. Dieci km a nord di S. Potito spagliava nelle valli. In questa mappa disegnata da Gianfranco Pasquali (1975) si può vedere che nel X-XII secolo la situazione fluviale della Bassa Romagna era ancora lontana dall'attuale rete idrografica. Il Santerno scorre ad ovest, mentre il Senio-Santerno scorre ad est e comunica col fiume Rafanaria che non comunica col fiume Lamone a destra. Il canale Tratturo già aveva un corso proprio e sfociava nella valle a sud del Po di Primaro. Da notare anche la moltitudine di Pievi, verso le paludi, con equivoca distribuzione. I fiumi Senio e Santerno avevano un alveo in comune ma ciascuno aveva un altro alveo. Curte Greca (a nord di San Pietro in Silvis ed a sud di Masiera) poi scomparsa, probabilmente nella zona di Villa Prati. Sia Masiera vecchia
che Cornete, come pure Curte Greca e San Biagio alle Abbadesse erano probabilmente
state abbandonate in seguito alle rotte del Senio del 1454. Fu dopo il Mille che i due rami del Santerno si divisero: il tratto di collegamento tra il ramo principale e il ramo secondario si prosciugò. Sul letto del ramo orientale si convogliarono le acque del solo Senio. A partire dal XIII secolo nacquero i comuni di Lugo e Fusignano: il corso del Senio divenne il confine tra entrambi e Bagnacavallo. Territorio ravennate con fascia del ferrarese(Archivio di Stato
di Venezia,
Savi ed esecutori alle acque, serie Po, dis. 177, autore non identificato) Territorio
compreso tra S. Blasio (S. Biagio in alto a destra) e la foce de EI
po primaro (Po di Primaro, in basso a destra; S. Agata e Rauena.
Riguardo l'idrografia della zona, oltre al Po, si distinguono flumen
Rasole sire Santerni (Santerno), flumen Senni ditto Masera
(Senio), flumen Raffanarie (Lamone), flumen Montonis
(Montone) poi diviso in due rami -uno verso Ravenna e l'altro a S.Alberto flumen
Aqueductus (Ronco). Con particolare in zona di Sant'Alberto, è
opportuno segnalare, a partire dal Montone, il
Canale de viatrase - poi Canale de viatrase che va a S(anc)to
Alberto, (che qualcuno ha individuato come l'antica Fossa Augusta) e poi i secondari canal de bartena (nella valles
Bartene), canal del buduer (nella valles de fossis)
e canal de meato (nel Cauo Dozzo). Al di sopra del Canal
de viatrase sono indicati: il fiume morto (dal Raffanarie-Lamone
al Cauo dozzo), poi segnato come canal de baduen nel caval
de meato), e la Selua Mezani. Al di sotto del canal de viatrase,
tra questo e il mare, sono indicati: l' Argerae de S(anc)to petro i(n)
Arme(n)taria e sotto, S(anc)to Petro; la valles budratiche. La
valles caude rondini (forse un riferimento al canale Codarundir). La mappa dà “informazioni” relative a denominazioni di possedimenti o “signorie” nelle valli tra il Santerno ed il mare. Ovest è in alto, cioè è vista dal mare (tipico dei veneziani) è databile a poco dopo la metà del XV secolo in quanto il Santerno è inalveato nel Po di Primaro (a destra) ed il "flumer Raffanarie" (Lamone) scorre ad ovest di Traversara e scarica ancora nelle valli del Mezzano. Sul corso del Senio è indicato il porto fluviale "La Predosa" nei pressi di una precedente diramazione del fiume (F. vechio) verso una chiesa identificabile, dall'Emilia del Danti nei Musei Vaticani, con la Madonna da Fusignano (forse quella sarà la chiesa di S. Savino?); tra il porto "la predosa" e il "porto mazo", probabilmente l'antico porto di Liba, sono indicati i "prode di Fusignano" e i "porto di Libba", Villa Libbe e P. Cathene con la chiesa. Gli unici
due corsi d’acqua che confluiscono direttamente al Primaro sono solo il
Fiume Rafole alias Santerno (antico Vatreno). In basso c'è Ravenna, S. Terno (abbreviazione poco erudita di Santerno), una via Chocha che mena dal Lamone al porto "La Predosa", in zona di Alfonsine alla fine dell'attuale via Chiara, prosecuzione della via Cocchi ("via Chocha"). In basso a destra Sant'Alberto, ancora oltre il Po. Più su c'è Humana con la chiesa, Fossa Putula con la chiesa e poi anche Longastrino con la chiesa. A sinistra in basso c'è Russi e dal Lamone si nota un vecchio ramo interrato del fiume Lamone che va a Piangipane. Sotto il Canal di bartena che scola la valle Bartena. Più a est un altro canale arriva fino a Sant'Alberto dove al di qua del Po c'è "la palaza". Una valle detta Cauodozzo, un Canale di Mezzo e a destra una chiesa nella zona detta Silva Mezzana (Chiesa e primo nucleo abitato di Mezzano). Più a nord, oltre il Lamone, si nota un'altra chiesa che probabilmente è nella zona di Glorie o Villanova. Più su c'è fossarella e la valle di Cordardaro. I nomi sono stati inseriti per dimostrare che la predosa era nella zona della futura Alfonsine. Questa mappa (anche se fatta in modo approssimativo) mostra che una via di comunicazione chiamata nella parte iniziale 'via chocla' (attuale via Cocchi) e poi 'prode di Bagnacavallo', serviva ad unire il Lamone al Senio in un punto detto 'la predosa' (nome di solito usato per indicare un guado o un porto di zone vallive). Il
termine 'prode' individuava una riva attaccata all'argine di
bonifica Da qui c'era una via detta prode di Fusignano che arrivava fino alle valle Dana: il porto ('La predosa') era quindi nella zona del Senio, più o meno della Rossetta alla destra e delle via delle Borse a sinistra, dove sorgerà poi il primo nucleo di Alfonsine.
L'attuale corso del Senio dovrebbe risalire almeno al XIII secolo, e dovrebbe essere stato racchiuso da argini verso la metà del 1200 a seguito della grande alluvione che impose il trasferimento del centro abitato sul fondo Fusignano, ritenuto più sicuro. Da allora il fiume, protetto da argini non molto alti, costituì il limite orientale del territorio fusignanese. Il Senio, come gli altri affluenti scaricava le sue acque nelle valli antistanti il Po di Primaro, importante via commerciale in età medievale. La particolare natura di questi fiumi di origine appenninica, ovvero il regime torrentizio e il forte apporto torbido, ne impediva il controllo. Poi tutto iniziò la notte di Natale del 1465, quando Borso d'Este investì Teofilo Calcagnini delle terre e paludi a destra del Po di Primaro. Negli ultimi anni del XVI secolo esistevano ancora in questa area di pianura ampie superfici vallive, fra queste la valle di Alfonsine (denominata "del Passetto" nella sua parte più occidentale). L'assetto
dei fiumi Santerno e Lamone, dopo le opere condotte per volere di Ostasio
da Polenta e Borso d'Este. Il Lamone viene infatti deviato in
località di Raffanara e Traversara, verso il Primaro e le valli sotto il
suo corso, da Ostasio da Polenta tra il 1416 e il 1460. Il fiume Santerno
invece venne inalveato in Primaro in località Rossetta, per opera del
Duca Borso d'Este nel 1460. Lungo il
bordo delle valli Gualdinella, Polisinella, Codardaro, Mariana e Corsia,
Dana, Cor de mazo, Le lobije, la contra, la triuella, Casamatta,
Comunale, Nagaota, Corde Selba, Gentilina, la frascada, Corarso sono
disegnati alcuni canali secondari, indicati vicino a Fusignano come Prode. Le sette valli, che costituivano detto territorio, racchiudevano un paesaggio paludoso al cui risanamento si procedette sfruttando le torbide del Senio e quelle del Santerno.
Nel 1466 le acque del Senio vennero inalveate nei pressi di Fusignano e Rossetta, quando un «drizzagno» (una rettifica del suo corso) ordinato da Borso d'Este lasciò in riva destra una parte — la Punta della Rossetta — oggi occupata dalla frazione divisa tra le due amministrazioni di Fusignano e Bagnacavallo. Poi prima il Santerno, poi il Lamone (1504), seguito dal Reno (1523-1526) vennero immessi nel Primaro. Qui
sotto una mappa del 1521 Le
antiche Valli di Alfonsine In
alto Fusignano con a sinistra la "Domus portiis", la casa del
porto posta presso il 4°cap.llo (4° capitello della confinazione
leonina). Particolare della mappa precedente
Nel 1537 anche il Senio fu introdotto nel Primaro, nel luogo detto il Passetto, un chilometro ad ovest del luogo oggi chiamato Madonna del Bosco. Tutto ciò provocò l'insabbiamento del Po di Primaro, riducendo la navigabilità e, soprattutto, creando le condizioni per una continua incertezza della tenuta delle sponde: tra il 1526 e il 1542 sono ben quaranta le alluvioni dovute a cedimenti degli argini del Po di Primaro. Nel 1578 Gregorio XIII diede inizio alla bonificazione dell'area compresa tra il Lamone, il Po di Primaro, il mare e la via Faentina Nel 1579 una rotta del Senio causò un cospicuo interramento delle fosse murarie del Castello di Fusignano. I lavori sul fiume, legati ai pericoli di esondazioni, divennero frequenti durante tutta l'età moderna. L'ampia serie di fenomeni distruttivi impose l'accettazione del fatto che il sistema idrografico della piana del Po, in particolare quello della Romagna, dovesse essere riorganizzato e condotto all'interno di un sistema ordinato al fine di prevenire le esondazioni dei corsi d'acqua e di guadagnare all'agricoltura, per mezzo della bonifica, le vaste estensioni del territorio comprese nelle valli. Nel 1604 sotto Clemente VIII prese avvio la Bonificazione Generale, che avrebbe interessato le paludi comprese tra il Lamone e il Primaro e gli alvei del Sillaro, del Santerno e del Senio. Il Lamone fu immesso nella valle nel 1599. Gli altri fiumi sopra citati, nel giro di pochi anni vennero tolti dal Primaro e reimmessi nelle valli: il Reno nel 1604 e il Santerno nel 1613, dopo essere stato chiarificato, fu immesso in Primaro nel letto che aveva già ospitato il Senio. Nel 1607 il Senio fu immesso nelle valli di Passetto e di Savarna e per quasi 70 anni svolse la sua attività di bonifica. 1614
Il Senio ha un nuovo alveo
e defluisce nella Valle del Passetto, in via di colmata (1687), e da qui in Po. La sua dichiarazione di
autenticità si trova in basso a sinistra. E' poi ritradotta di fianco con
un'altra calligrafia in una lingua straniera, non facilmente decifrabile
(olandese o danese?).
Territorio tra il Senio
e il Lamone: La mappa è del 1614, copiata, da un originale di Tomaso Spinola, dal publico perito di Ravenna Federico Piccinini il 4 aprile 1687.
Nel 1632 una grande piena ne provocò la rottura dell'argine sinistro tre miglia a nord di Fusignano, deviando per una trentina di anni il corso del fiume che, con il nuovo alveo andava a perdersi nelle Valli Bresciane. Questo nuovo corso del Senio venne a chiamarsi "Fiumazzo". Nel 1662-63-64, dopo le popolazioni afflitte dai danni alle campagne circostanti supplicarono il Papa a Roma, si tappò la falla ed il Senio riprese il suo corso nel vecchio alveo per immettersi di nuovo nelle Valli di Savarna. Con questo intervento si permise ai territori circostanti di evolvere dallo stato vallivo allo stato agricolo. Nel 1674 venne di nuovo portato in Primaro, ma non smise certamente di straripare e di cambiare il suo corso. Si ricorda che riusciva a provocare delle grandi "rotte" a cadenza centenaria. Nel novembre del 1715 il Senio ruppe l'argine sinistro a livello della casa dei Fratelli Soriani, zona che ungo tempo chiamata "rotta dei Soriani", mezzo miglio circa a sud del paese di Fusignano. I danni furono cospicui e si dice che furono depositati circa quattro piedi di melma e detriti in una vasta zona. Per questo motivo il Comune di Fusignano fu costretto a rafforzare gli argini dai confini con Lugo fino a San Alberto. Questi lavori di arginamento si mostrarono provvidenziali nel 1803 con la rotta di San Potito, come pure nel 1842 e nel 1864 quando il Senio straripò nelle zone di Lugo e Cotignola con ingenti danni locali, pur risparmiando la zona di Fusignano. Nel
1774-79 la Commissione del Reno migliorò l'argine destro del Po di Primaro dallo sbocco del
Santerno fino a Madonna dei Bosco. Nel 1780 nel processo di rettificazione del Reno,
che utilizzava ora l'alveo abbandonato del vecchio
Po di Primaro ('Po vecc') si provvide a far
sfociare definitivamente il Senio nell'alveo del Reno, che era a nord-est di
Alfonsine.
Le piene e le alluvioni più recenti
Dal 1948 il fiume Senio ha sfondato gli argini o è esondato molte volte, sempre fra Tebano e Biancanigo, cinque volte arrivando a Castel Bolognese. Con la disastrosa inondazione del 16 maggio 2023 è la decima volta, in 75 anni, che il Senio esonda o rompe gli argini fra Tebano e Biancanigo e per la quinta volta, dal 1948, l’acqua del Senio ha messo in ginocchio il centro abitato di Castel Bolognese, questa volta in modo ancora più grave delle precedenti considerando che all’acqua si sono aggiunte tonnellate di fango. Il 16 maggio 2023 l’argine sinistro è collassato alle porte della frazione lato Tebano, spingendo l’acqua lungo via Biancanigo verso la periferia est di Castel Bolognese, ma già mezzo chilometro a monte il Senio aveva tracimato inondando i campi e spingendo l’acqua in direzione dell’abitato proprio lungo la direttrice del centro storico e della periferia ovest (la fortissima corrente dell’acqua convogliata anche nel canale dei Mulini ha comportato il cedimento del tratto tombinato vicino alla chiesa di Biancanigo, da cui la chiusura della strada). Nel Senio dal 1948 si sono registrate quattordici massime piene e in dieci casi, come si diceva, il fiume ha tracimato o rotto gli argini nei pressi di Biancanigo e in almeno un’occasione anche oltre, verso la parrocchia della Pace. Nello stesso periodo la statale Emilia, a Ponte del Castello, è stata chiusa undici volte, l’ultima il 17 maggio scorso. è del 30 ottobre del 1948 la notizia di violenti nubifragi sulla Romagna con la piena di torrenti e fiumi fra cui il Senio con l’acqua che raggiunse la via Emilia nel tratto fra Castel Bolognese e Ponte del Castello (in piena anche il Marzeno mentre il Lamone straripò alle porte di Faenza allagando gli orti fino a via Canal Grande). E nove giorni dopo di nuovo piena del Senio con rotta dell’argine sinistro all’altezza di Biancanigo e case invase anche da due metri d’acqua. Conseguenza dell’avanzare a valle dell’acqua fu come sempre l’allagamento della via Emilia, chiusa a Ponte del Castello. Il 25 novembre 1949 nuovo straripamento del Senio a Biancanigo, con inondazione (fino a due metri d’acqua), allagamento di abitazioni e della via Emilia fino a Ponte del Castello. Fu una piena definita superiore a quella eccezionale del 1939. Nello stesso giorno esondò anche il Lamone a monte di Faenza con allagamento degli orti di via Firenze. Il giorno successivo il Senio ruppe gli argini e invase Fusignano. Ancora il Senio straripato a monte della Pace e chiusura dell’Emilia il 5 settembre 1959 e di lì a tre mesi, il 5 dicembre, nuova rotta a Biancanigo con inondazione dell’intero paese di Castel Bolognese. Situazione che si ripeté, enormemente aggravata, il 4 novembre 1966, giorno dell’alluvione di Firenze. Il centro di Castel Bolognese fu inondato da oltre mezzo metro d’acqua e molte famiglie dovettero abbandonare le case.
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