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Alfonsine

 

 


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Osteria Orioli,Tambini, poi Baitò, 
e caseggiato di Ercole Bracci

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NEL PUNTO 10   

(della mappa) 

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PRIMA DELLA GUERRA C'ERA: 

Una drogheria e un’osteria della famiglia Orioli, poi l'osteria Tambini ("Piulò"), poi di "Baitò", e il caseggiato di Ercole Bracci.

 

Fino ai primi del '900 qui c'era una drogheria e un’osteria. 

La gestiva e vi abitava con la famiglia “Marté de Pont Nov”, cioè Martino del Ponte Nuovo, padre di Pino Orioli. 

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Era stata quindi la casa e la bottega-osteria di Martino Orioli, Marté de pont nuov, che era il padre di Pino Orioli, famoso antiquario di libri, editore di "L'amante di Lady Chatterley".

Pino Orioli nacque e visse i suoi primi 14 anni, fino al 1898, in quel grande caseggiato.

Racconta, nella sua autobiografia a pag. 5, che suo padre Martino aprì una bottega

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  “in fondo alla strada principale, detta allora Stradone, ed ora Corso Garibaldi. La bottega per molto tempo fece buoni affari; infatti era quasi l’unica del genere in paese ed era fornita di una gran varietà di prodotti come droghe, liquori, olio, grano, tabacco, sale farina vasellame, vino e tessuti. Mio padre… era conosciuto come ‘Marté de Pont Nov’ ”

Ma il ramo più importante della sua attività era la fabbricazione di prodotti suini come salami, prosciutti, mortadelle zamponi, cotechini e salsicce che esportava in tutta la Romagna e anche nelle Marche. Una specialità di sua invenzione era una grossa salsiccia da mangiarsi bollita e calda che la gente chiamò “e bel e cot”, ma che lui preferiva chiamare ‘cotechino gentile’. Questa specialità gli fece guadagnare molti soldi. Solo lui sapeva come manipolare e trattare con spezie varie e Sangiovese quella carne di maiale.

Poi per vari motivi (altri negozi, crediti non esigibili, concorrenza di grandi industrie di prodotti suini di Modena e Bologna) successe poi verso 1893 che gli affari andarono di male in peggio e ci fu il crollo. Fu venduta la casa e il negozio. Gli Orioli si trasferirono in un’altra zona del paese, e Martino aprì una piccola osteria che venne frequentata da socialisti rivoluzionari (forse quella in zona Carlo Pisacane?)

Da allora vissero in povertà. Pino Orioli andò a fare il garzone da barbiere e poi si trasferì a Firenze dove già viveva e lavorava il fratello maggiore. Anche lì a bottega da barbiere. Dopo 5 anni andò militare. E poi si trasferì a Parigi e a Londra all’avventura…

 In seguito quella casa fu venduta dagli Orioli.
(nota di Luciano Lucci)

Poi divenne l'osteria di Tambini,("Piulò"). Molti i clienti, cordiale l'accoglienza. Ai Tambini, per cessata attività, succedette "Baitò", oste vivace e bonaccione. 

 (da "E stradò" di Lucia Berti)

 

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Un caseggiato con una piccola rampa a fianco dell'osteria scendeva verso l'argine del fiume, con un forno e due appartamenti. Era il forno dì "Erculì", Ercole Bracci. Nello stesso caseggiato viveva la "Pipina de Mamò", sarta con tutte le sue allieve, il marito e il figlio Tonino. Anche questa andò distrutta con la guerra.

 

Nel dopoguerra 

Qui nel dopoguerra ricostruì Ercole Bracci, con una propria abitazione e il forno di "Erculì". Trasferitosi a Firenze con la famiglia vendette il tutto al fornaio Tisio Gualdrini. Poi altri seguirono e oggi (2021) c'è una rivendita pane, produzione artigianale pasticceria dolce e salata, torte, pasta fresca e gastronomia "Pan di Zucchero di Sara Bassi".

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