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Le origini
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Lato ovest 

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Lato est
(sei qui)

Lato sud 

 

Un libro su Alfonsine "E' Café d'Cài" (clicca qui, è tutto sul web) 
Questo sito è ideato e gestito interamente da Luciano Lucci

NEI PUNTI 1, 2, 3 e 4
(della mappa a destra)

aldilà della "Violina" 

PRIMA DELLA GUERRA C'ERA:

 

 

 

 

 

fino ai primi anni '20 l'osteria di Minguzzi (Cicconi), detta "e betulé". (punto 1)

 

 

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1924
Nella foto sotto, da sinistra: la casa di proprietà Faggioli, sorta dove c’era il bar Minguzzi (Cicconi), che, era stato venduto da quest'ultimo alla famiglia Faggioli, dovendo vendere tutto per pagare cambiali varie in seguito alla crisi del '29. 

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Qui aprì la locanda "Stella" Gigiò (Luigi Antonellini).

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Il caffé Victoria, (punto 2 della mappa aerea iniziale) di proprietà di Tommaso Pagani, più noto col nome Café d’Cai, fu gestito da sua moglie Vittoria Calderoni e dai figli Mino, Tonino e Cassiano. A fianco c'era l'albergo "Al Gallo" di proprietà della Caterina Pagani, cugina di Tommaso d'Cai, (detta “la biastména”). Avevano avuto in eredità i risparmi di una zia e un orto. Tommaso Pagani e la cugina, venduto l’orto a un certo Grisò per 4.000 lire, riuscirono ad avviare la costruzione di un caffè e un albergo-ristorante; a lui e alla sua famiglia fu intestato il Caffé, che fu chiamato ‘Caffè Victoria’, mentre la cugina tenne la parte adibita ad albergo-ristorante a cui diede il nome “Albergo Al Gallo”. (punto 2), quindi la chiesa (punto 3).

Nel punto 4 c'era il piazzale della chiesa

 

Durante la guerra tutto andò distrutto

 

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(Anno 1945) La locanda di Gigiò, il caffé Victoria e il Gallo, la chiesa e tutte le costruzioni del piazzale della chiesa furono distrutte dalla guerra

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 Nel dopoguerra ci fu la ricostruzione

Maria Faccani, figlia di Natale Faccani (detto la Gorga) che aveva sposato Enrica Pagani, una sorella di Caterina Pagani (la biastmèna), e aveva gestito "il Gallo" con la zia, provvide nel dopoguerra alla sua ricostruzione creando un nuovo albergo “Al Gallo”, mentre i figli di Tommaso d’Cai, Tonino e Mino costruirono un edificio nel paese nuovo con una casa e un bar (dove oggi c’è la Banca di Credito Cooperativo). Quasi subito vendettero a Dradi (detto Fiocchi) e aprirono un nuovo bar sotto i portici di piazza Gramsci, il “Bar Italia”.

Dagli anni ‘60 una nuova gestione: Gigò, la Tina, l’Iris e Lella

 



La gestione del nuovo albergo ‘Al Gallo’ da parte della Maria Tarroni (biastména) durò fino al 1968, quando i Matulli con Gigiò, la moglie Tina e le figlie Iris e Gabriella, provenienti da Piangipane, ma originari di Tredozio e Brisighella, acquistarono tutto l’edificio e la licenza di ristorazione.

Alla fine del 2016 ci fu la chiusura del Gallo che sembrò definitiva... 

(ma poi nel 2021 dopo la morte della Tina, la nipote Angela decise di riaprire e così è stato, con grande successo)

La piazzetta della chiesa 
nel paese vecchio

Lì c'è un po' dell'anima di Alfonsine

di Luciano Lucci

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La macchia quadrata bianca che si può vedere nella foto aerea era la vecchia piazza Monti nel 1938. La stradina che l'univa al ponte sul Senio era detta la "viuléna", che la divideva dal piazzale della chiesa, (com’è ancora oggi).    Foto di Serafino Faccani



La piaza vècia

Nella vecchia piazza Monti, prima della guerra, si tenevano tutte le feste comandate, la domenica c'era il mercato, e ogni tanto si poteva sentire anche la banda cittadina. In piazza si svolgevano quasi tutte le attività: spacci, drogherie, osterie, caffé, locande, barbieri, macellai, verniciatori di carrozze, negozi di tessuti, ferramenta, officine di meccanici di biciclette, moto, riparazioni e noleggio auto.
Sulla piazza si affacciavano la chiesa, il municipio, le pescherie, il Credito Romagnolo, la farmacia Lugaresi; poco distante il Circolo Cittadino, il mercato del bestiame con le stalle, che ospitavano anche i bovari, i venditori ambulanti e i viandanti, con i loro cavalli e birocci. Nel 1925 arrivò anche la Cassa di Risparmio di Ravenna, e nel 1929 di fianco al Municipio fu costruita la Casa del Fascio.

Di chi è il piazzale della chiesa?

La risposta sembrerebbe ovvia, ma dietro c'è una lunga storia

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Partiamo da queste due mappe.


Il
numero di mappale del Catasto Napoleonico nel 1811, sia del casetto che fa da angolo Violina-Stradone, sia del piazzale B della chiesa,  è 630. (foto a destra)

 

 

Nel mappale del 1835 del Catasto Gregoriano (foto sotto) successivo a quello napoleonico il piazzale della chiesa è indicato con B, ma non ha di fianco il n° 630, come nel precedente. Tale numero rimane comunque abbinato al casetto. La proprietà fino a quell'epoca risulta della Prebenda Parrocchiale S. Maria.

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Da un documento (A.S.Ra. Imposte Dirette Ravenna, "Atti Vecchio Catasto", Compilatore de' Fondi Urbani di Alfonsine n°14, pag. 121), trovato da Giovanni Zanzi e citato a pag.  71 nel libro "Le Alfonsine, il volto e l'anima" edito nel 2014, si scopre che già nel 1846 il Comune aveva acquistato la casa che faceva angolo con la Violina e lo Stradone inferiore, che aveva poi in seguito demolita. 

Poi nel 1866 il Comune acquistò dalla Prebenda Parrocchiale S. Maria il "Piazzale avanti la Chiesa".

Il numero di mappale di entrambe queste due acquisizione è il 630 come si vede nella foto qui sotto.

Poi iniziano le liti tra comune e parrocchia

1° Nel 1890 il parroco don Giovanni Battista Ricci Bitti aveva contestato l'utilizzo di tale piazzetta come mercato

Il comune probabilmente si rifaceva per legittimare i suoi diritti sulla piazzetta a quel documento "Imposte Dirette Ravenna, "Atti Vecchio Catasto", Compilatore de' Fondi Urbani di Alfonsine"
  o anche  da una mappa (vedi sotto) in cui si trova la dicitura "Piazzale", e all'indice numerico 5 c'è scritto "Mercato Commestibili"

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Legenda: 471 - Corelli Giuseppe,  969 - Camerani Giov. Ant.o, 3 - Luogo nel quale esistono le botteghe di caffé, macelleria, salsami, pescheria,  4 - Locanda unica dell'Abitato,  5 - Mercato Comestibili

2° In un verbale del Consiglio Comunale del 4 ottobre 1914 si legge di una “Lite tra il Comune e il parroco Don Luigi Tellarini”. Si era qualche mese dopo i giorni infuocati della "Settimana Rossa", e la polemica nacque dalla piantumazione di alberi fatta dal Comune in una zona del piazzale della chiesa. Tale azione fu ritenuta dal parroco di allora, Don Tellarini, un'indebita ingerenza su un terreno di pertinenza della chiesa. Forse quegli alberi furono tolti ma nel 1928  erano stati piantati di nuovo.

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Anno 1928: il piazzale della chiesa durante la processione di Sant'Antonio. Si notano, a sinistra, alberelli piantumati dal Comune. 

Dal 1900 con la costituzione del "nuovo catasto" (ancora attuale) la particella B fu chiamata 'Piazza' o 'Piazza Monti', e risultò inquadrata come 'partita speciale delle 'Strade Pubbliche'

In questa mappa catastale del 1920 si nota che è stato colorato in marroncino tutto ciò che è inerente a strade pubbliche. 

E guarda caso tutto il cosiddetto Piazzale della Chiesa rientra in questa categoria, mentre solo il sagrato della chiesa ha colore bianco.

Il nome Piazza Monti si estende fino al 'piazzale'.

Negli anni ‘60, con il parroco Don Vittorietti, la controversia sembrò definitivamente risolta con il Comune, ma ancora qualcosa non quadrava. Non c'era la certezza che la proprietà di tutto il piazzale fosse della Chiesa.

L’Ing. Ravaioli per conto del Comune di Alfonsine fece fare una ricerca a uno Studio di Professionisti del settore: la Notar Service. Lo scopo era di ratificare una convenzione di comodato d’uso della piazza, con il parroco dell’epoca padre Renato, ma  occorreva essere certi che la proprietà fosse della Chiesa e non del Comune: e alla fine (2009) fu messo tutto nero su bianco, e dal 2010 ufficialmente (e una volta per tutte) è stato stabilito (?) che la proprietà è della Chiesa. la proprietà della piazzetta è della Chiesa, pur essendo denominata ‘Piazza Monti’, e viene scritta una convenzione tra Comune e Parrocchia per un comodato d’uso gratuito della durata di 20 anni, “dell’area di proprietà della Parrocchia S. Cuore di Gesù, adiacente alla Parrocchia stessa e denominata “Piazza Monti”’: la manutenzione spetta al Comune, in cambio di un utilizzo pubblico per mercato e parcheggio. 

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Però… però… “SI PRESUME…”

Nella relazione dello Studio Professionistico Notar Service presentata alla Giunta Comunale si legge:
"... dalle risultanze di altre mappe dell’epoca anche la particella B (piazzale Chiesa .ndr) è stata frazionata e parte di essa è confluita nella ‘sede stradale’. … si presume pure la particella A e la restante porzione della particella B siano rimaste di proprietà della Prebenda Parrocchiale di Santa Maria delle Alfonsine fino alla costituzione del Nuovo Catasto”...
Poi la relazione della Notar Service fa notare che: Con la costituzione del Nuovo Catasto, all'inizio del 1900, a seguito di sopralluogo, parte della particella B è stata rappresentata come Piazza senza alcuna indicazione della proprietà e facente parte della partita speciale delle Strade Pubbliche”. … 

Il che significa che non era proprietà privata.

Nella mappa qui di fianco, col termine B si indica solo il sagrato davanti alla nuova chiesa, mentre tutta la parte del cosiddetto vecchio piazzale della chiesa non è denominato

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Ma dal 1969 al 1972... per provare a ratificare definitivamente di chi fosse la piazzetta della chiesa fu fatta una richiesta di frazionamento (forse da parte della Chiesa), presentata il 3 novembre 1969, per stralcio di aree dalla partita speciale delle Strade Pubbliche: 

così furono registrati i nuovi mappali n. 395, n. 396 e n. 397 del foglio 112 ed intestati alla CHIESA ARCIPRETALE DI SANTA MARIA DELLE ALFONSINE.

Tali porzioni di area STRALCIATE DALLA PARTE SPECIALE DELLE ‘STRADE PUBBLICHE' FURONO VENDUTE a rogito notaio Troili di Alfonsine in data 13 aprile 1972 dalla Parrocchia di Santa Maria delle Alfonsine, ai signori Guido e Lavinia Salvatori, Maria Pia Salvatori, e a Ida Lanconelli.
Nell'atto di vendita si leggono queste frasi:
"Si precisa che catastalmente provengono dalla strada ma DI FATTO sono esclusiva proprietà della parte venditrice", che "ne garantisce la piena proprietà"

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"... catastalmente provengono dalla strada ma DI FATTO sono esclusiva proprietà della parte venditrice..."

In conclusione  catastalmente era un’area pubblica del Comune, ma “di fatto” – il notaio le fa registrare come “esclusiva proprietà della parte venditrice" (la Parrocchia S. Cuore)
che "ne garantisce la piena proprietà" (la Parrocchia deve quindi darne garanzia di piena proprietà, visto che altro non c’è. 

(Meglio coprirsi le spalle e le palle, sembra dire il Notaio).

Infine dal 1985 al 1991 vi è una registrazione delle variazioni degli intestatari del Piazzale della Chiesa che va dalla Parrocchia Santa Maria (fino al 1985), alla Diocesi di Faenza (1987-1989) e alla Parrocchia Sacro Cuore (1989-1991). Tali variazioni, così si legge nel documento qui a fianco, furono da DECRETO (DISPOSIZIONI DELLE AUTORITA').

(Sembrerebbe in pratica che sia stato utilizzato il diritto di proprietà - se esiste - per un uso continuo dopo i 30 anni)

 

 

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E COSÌ TUTTO è ANDATO A POSTO 

 

Un po' di storia della chiesa

Qui sopra si vede com'era posizionata la Chiesa Santa Maria rispetto al piazzale agli inizi dell’‘800. Sullo sfondo a sinistra la rampa della Violina sul Senio. La croce oggi è all’ingresso del cimitero

(Anno 1884). La chiesa era stata girata di 90° verso la nuova piazza nel 1874. Si nota l'orologio del campanile. La canonica non è ancora costruita.

Nel 1898, a destra della chiesa, fu costruita la canonica.

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(Anno 1910) Il piazzale della chiesa con la nuova canonica (1898). Di passaggio un gruppo di bersaglieri in bicicletta. In estate ogni anno ad Alfonsine stanziava un reparto dell'esercito italiano. 

Si nota da sinistra la chiesa, la canonica, l'entrata al cortile e al teatro della chiesa, la casa dei Salvatori con un negozio di biciclette. Poi il palazzo dei Lanconelli e il caffé d'la Niculena (madre di Pietro Altini) 

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(Anno 1914) Il davanti della chiesa durante la 'settimana rossa'

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Anno 1925: piazzale della chiesa. Si nota il primo negozio della canonica con vendita di Macchine per cucire, ricamo e maglieria di N. Pescarini (Natale Pescarini).
Da sinistra: una ragazza di Milano che veniva in estate ad Alfonsine, Linda Lucci, Silvia Cavazzuti (cugina di Tullio Samaritani), Federica Contessi, Lella Poletti, Vincenzina Lucci.

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Anno 1926:  quattro ragazze alfonsinesi nel piazzale della chiesa. da sinistra Vincenzina Lucci, Lella Poletti, Linda Lucci, Federica Contessi. Nello sfondo si notano i due negozi della canonica, quello di tessuti della Tangana, e quello di ferramenta di Montanari (Marlèn). A destra il portone d'ingresso al cortile della chiesa e al teatro parrocchiale.

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(Anno 1930)

 Nel lato sul piazzale presenta solo qualche cambiamento dal 1910 al 1930, con la conversione di alcune camere a negozi: 

il primo era il negozio di tessuti d’la Tangàna (Ida Bruni sposata Faccani), che fino agli anni ‘20 era stato di Natale Pescarini con vendita di oli e macchine da cucire. 

Poi c’era il negozio di ferramenta d’Marlén (già di Cesare Baldi). 

Nell’angolo c’era l'ingresso al cortile interno della Canonica dove c'era il campanile e il teatro parrocchiale. 

Sul lato successivo del piazzale si incontrava la casa di Ennio Salvatori, con due negozi: il primo dell’orologiaio Zannoni, e il secondo del barbiere ‘Brasulina’. 

A seguire casa Lanconelli (dove abitavano in affitto varie famiglie tra le quali quella del fotografo Luciano Tazzari con la moglie maestra ..........)

Poi casa Altini con un negozio dal 1930, che fu di “Mobili Antichi” e poi di “Barbiere”, quindi il “Caffé Nazionale” detto “d'la Niculéna”, moglie di Pietro Altini, e che in seguito ebbe solo la scritta di “Caffé”.

Note informative:
  • Un figlio della figlia di Sbaragnì, Sina sposata a Renato Valicelli, che si chiama Claudio Valicelli ha sposato la figlia di Valentini che gestisce il negozio calzature in corso Matteotti.
  • L'altra figlia Vera, deceduta, mai sposata, fu sindacalista UIL e cassiera Cinema Corso.
  • L'edificio del teatro parrocchiale era a due piani. Al piano terra c'era la sala cinema-teatro, al secondo piano c'era anche un'abitazione: inquilino la Serafena  e il figlio Mino d'Serafèn.
  • Il Palazzo Lanconelli era abitato oltre che dalla famiglia dei Lanconelli (Idina la maestra ecc...) da vari inquilini: uno era detto Balisarda.
  • La casa Salvatori era stata lasciata in eredità a Ennio col figlio Guido e la sorella Lavinia, da due zie sorelle zitelle: Ricca e Adelina. Vi era anche un negozio da orologiaio gestito dalla Maria Vecia dl'arluierd (orologiaio) che era Maria Pasini, figlia di Luigi Pasini (Luigiò), uno dei primi orologiai di Alfonsine, e da una ragazza Maria d' Brèta, che era sua nipote, perché figlia della sorella Pasini Cecilia, che sposò Antonio Zannoni. Il fratello di Maria, Giovanni ebbe un figlio Gastone che ereditò l'attività di orologiaio, a sua volta tramandata al figlio Antonio Zannoni. Di fianco c'era il negozio di elettricista di Walter d'la Minta e poi uno da barbiere gestito da Alfredo Ballardini detto "Brasulina", già anarchico nominato nel diario di don Tellarini sulla "Settimana Rossa" come colui che ferì col lancio di una pietra alle costole il suo cappellano don Serafino Servidei. In seguito quando l'elettricista si spostò il negozio da orologiaio si trasferì dove prima c'era quello di Walter.
  • Quel negozio e quell'angolo divennero luogo di incontro delle signore sic di Alfonsine: come la Maria Faccani, moglie di Camanzi il capitano (centurione fascista).
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(Anno 1930) Foto aerea del piazzale della chiesa

Legenda dei punti numerati

(1) Gelateria Carioli   (Turòn e Nerina: i Campanè)

(2) Drogheria - Alimentari Zezar d' Bagatè (Cesare Melandri, che abitava in via Reale). La figlia di Zezar sposò il Cav. Ulivò, detto l'om de fròll, che inserì anche vendita di cartoleria.
In seguito sarà solo cartoleria con la gestione di Caplò.

(3) Meccanico bici Filippo, il gobbo, poi il nipote Cortesi (detto Veri). Poi aprì il suo negozio l'arrotino Raflì Martlèna (Raffaele Carioli), zoppo dall'infanzia, investito da un tram in via Tranvia dove abitava.

(4) Quando Veri cessò l'attività di meccanico di bici e il suo negozio fu occupato dal calzolaio Martlèna, aprì un negozio di bici Ettore d'Dumizian, fratello di Annibale (futuro primo sindaco pro tempore dell'immediato dopoguerra)

ll piazzale della chiesa da un disegno 
di Tullio Samaritani

La luce centrale  non era un negozio, ma solo vetrina del negozio a sinistra della Tangana.

Si vede la facciata sud della canonica.
I tre negozi sono il primo di tessuti della Tangàna (mamma di Emma e Fino Faccani), in precedenza era stato il negozio di Natale Pescarini che vendeva macchine da cucire. Al centro non vi era un negozio ma una vetrina della "Tangana". Poi c'era il negozio di piatti e bicchieri di Marlé.  
Si vede di seguito l'ingresso al teatro parrocchiale. Poi c'è una porta che fu un negozio di Luigiò l'arluier (orologiaio), Pasini Luigi.

Nella facciata della casa successiva dei Salvatori, ci sono tre porte: due negozi ai lati della porta centrale d'ingresso. La porta d'ingresso alla casa che era al centro. 
Il primo negozio era di un elettricista: Walter d'la Minta. Quando questi si trasferì, divenne il negozio dell'orologiaio. L'altro negozio era quello del barbiere "Brasulina". In quest'angolo della piazza si trovavano i ragazzini della piazza a giocare a pallone o a "cic e spana" con le monete.

 

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Anno 1927

La casa della Niculèna con l'insegna "Caffé NAZIONALE".

tra i personaggi sono stati riconosciuti: Alfredo Ballardini (Brasulina), Ottorino Carioli (Turò d'Campané) e forse la sorella di sua moglie Nerina santoni, cioè Rosa Santoni...

Poi qualcuno ha riconosciuto Marino Marini il ragazzotto con la bici da corsa.

1925-30

 

Da sinistra il Palazzo Lanconelli abitato oltre che dalla famiglia dei Lanconelli (Idina la maestra ecc...) da vari inquilini:  uno era detto Balisarda.

La casa della Niculèna con l'insegna "Caffé NAZIONALE".

Nel pezzo di casa bianca subito dopo il Palazzo Lanconelli, c'era Fidalì barbiere.

A destra il Caffé Tavalazzi "d'Frazchè" e i portici nello sfondo.

 

1930-35

 A sinistra uno scorcio dell'angolo del piazzale della Chiesa con corso Garibaldi

E' la casa della Niculèna con l'insegna "Caffé".
Qui si vede un ingresso nel lato della piazza.

A fianco, a sinistra il negozio di barbiere di Fidalì, che aveva sposato la Nanda Altini, una figlia della Maria Altini, che aveva sposato Pietro Altini, figlio della Niculéna.

A destra una visione di corso Garibaldi Inferiore, verso la Reale.

 

e cafè d'la Niculena
 

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1920
 

 

Il bar d'la Niculèna con l'ingresso da Corso Garibaldi.
La Niculèna (Nicoletta Altini) gestiva questo bar dagli inizi del '900.

Era già il bar degli anarchici durante la "Settimana Rossa"  nel 1914 citato da Don Tellarini nel suo diario "Giunto che fui presso il Caffé degli anarchici, detto il Caffé della Nicolina, scorsi una moltitudine di persone che stava ai tavolini a godersi il fresco, ed a contemplare la scena sorbendo il caffé e centellinando bicchierini di liquori con un'allegria indescrivibile. Appena mi videro fecero un gesto di sorpresa e ricordo uno che disse: Bé! non è mica fuggito! Ma se è ancora qui!, e tutti gli occhi si appuntarono su di me. "

Quando era ormai troppo vecchia la Niculèna lasciò il bar in gestione al figlio Giuseppe Altini (Pinaz) e a sua moglie Maria. Alla morte prematura di Pinaz la vedova Maria continuò a gestire il locale con le figlie Santa, Nanda e Rina.

Fu il primo bar del paese a possedere la macchina per il caffé espresso.

Ritrovo non solo di anarchici ma anche dei giocatori d'azzardo e delle vecchiette che abitavano il vicino "Lazzaretto" (il Carraretto Venturi) e dintorni, che qui si trovavano per fare una partita a briscola o mangiare qualche pasta secca.

 

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1910-15

Casa della Niculena (Altini) e di Cortesi "Veri" in corso Garibaldi vista dalla torretta di villa Marini-Preda.

Da sinistra il caffé d'la Niculena, detto anche "degli anarchici".

Coperta dall'abete la gelateria Carioli (Turòn e Nerina Campanè), poi si intravvede il negozio di Zezar d'Bagatè, poi di Ulivò e di Caplo.

Un portone di ingresso alle abitazioni del piano superiore, poi la bottega di bici di Filippo il gobbo, poi di Veri e di Martlèna calzolaio.

Nel dopoguerra ci fu la ricostruzione

Anno 1948. Piazzale della chiesa: la ricostruzione

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Anno 1960: il piazzale ricostruito con la chiesa del Sacro Cuore, dopo che la chiesa Santa Maria fu ricostruita alla sinistra del Senio nel paese nuovo.

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Anno 1960: foto aerea della piazza Monti e del piazzale della chiesa.

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Anno 2000: chiesa del Sacro Cuore

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Anno 2000: piazzale della chiesa del Sacro Cuore, 
col mercato del giovedì

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Le origini
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Lato ovest 

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Lato est
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Lato sud