"Cosa
sono mai le violenze che tanto vi spaventano e che tanto orrore vi
destano, di fronte alla somma di violenze che voi, tutto il giorno, tutto
l'anno, perpetrate sulla pelle della povera gente, che uccidete o fate
uccidere, o che depredate colle vostre leggi?"
("IL
Lamone", settimanale repubblicano, Faenza, 21 giugno 1914)
La
Settimana Rossa fu un moto a carattere
insurrezionale - così scrive Alessandro
Luparini in Settimana Rossa e dintorni
- che attraversò l'Italia nel
giugno del 1914, alla vigilia del primo
conflitto mondiale.
Sette
giorni, dal 7 al 13 giugno, durante i
quali sembrò che il paese potesse
essere travolto dalla rivoluzione.
Tutto
ebbe inizio con le manifestazioni
antimilitariste indette congiuntamente
dalle forze dell'estrema sinistra
(socialisti, repubblicani, anarchici,
sindacalisti rivoluzionari) per domenica
7 giugno, festa dello Statuto, giorno
caro all'Italia monarchica e liberale.
Per
sette giorni, dall'8 al 14 giugno del
1914, tutta l'Italia fu attraversata da
un forte vento rivoluzionario.
La causa scatenante fu l'eccidio di tre
giovani lavoratori avvenuto ad Ancona
(clicca
per maggiori dettagli)
per l'intervento dei carabinieri contro
i manifestanti: due repubblicani Antonio
Casaccia di 24 anni e Nello Budini di 17
anni, che morirono
all'ospedale, e l'anarchico Attilio Giambrignani, di 22 anni, morto sul
colpo.
Episodi tragici di questo tipo erano
accaduti sovente in quegli anni. Quello
di Ancona fu la goccia che fece
traboccare il vaso.
Socialisti,
repubblicani ed anarchici, dopo anni di
divisioni e scontri fisici tra di loro,
si trovarono, per una volta, uniti.
In
tutte le grandi città, dal Nord al Sud
d'Italia, ci furono manifestazioni per
strada e scontri violenti tra
carabinieri e manifestanti con decine di
morti, alcuni anche tra le forze
dell'ordine.
Ma solo in Romagna la
popolazione credette che fosse giunta
"l'ora sbaracuclòna", in
altre parole, che la Rivoluzione fosse
alle porte.
La
sognavano e l'auspicavano i repubblicani
che volevano cacciare la monarchia, dopo
il fallito tentativo del 1848-49 con la
Repubblica Romana instaurata da Mazzini
e Garibaldi.
La predicavano da sempre i socialisti
che volevano la "dittatura del
proletariato" come diceva Karl
Marx. La sognavano gli anarchici che con
Bakunin volevano abbattere ogni forma di
potere: stato, padroni, monarchia,
chiesa.