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Palazzina Bendazzi |
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(cliccare o toccare le immagini per averne un ingrandimento) |
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NEL PUNTO
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(della mappa a destra) a
destra del
caseggiato che scendeva verso l'argine del fiume, la palazzina
Bendazzi dove visse poco dopo la nascita Cristoforo (Rino)
Bendazzi, medaglia d'argento al valor militare. Nello stesso caseggiato viveva la "Pipina de Mamò", sarta con tutte le sue allieve, il marito e il figlio Tonino. Di fronte, in fondo a destra, (vedasi foto a lato) c'era la bella palazzina dei Bendazzi (Bruno, Maria, Lina e Cristoforo), qui trasferitisi dalla Villa Violani, presso la madre Angelina.
Era una costruzione di stile semplice, ma elegante, come tutte le ville e le villette di quel tempo, col portone ad arco, le ampie finestre, il balcone centrale e il giardino tenuto con cura;
era lontana dalla strada perché quasi appoggiata al fiume. Bruno Bendazzi e Lina Mariani, avevano un figlio Rino (Cristoforo). Questi visse l’infanzia in questa palazzina, appartenuta da sempre alla famiglia Bendazzi. Bruno Bendazzi lavorava come impiegato
all’ufficio anagrafe del comune. Quando i due genitori si separarono
(Bruno convisse con un'altra donna che era
stata la sua donna di servizio), Rino andò
a vivere con la madre a Faenza, pur mantenendo uno stretto legame col
padre: tornava di frequente nella casa paterna di Alfonsine dove passava
soprattutto l’intera estate. Fu lì che Cristoforo, appena diciannovenne, conobbe un compaesano alfonsinese Terzo Lori, che era stato accolto a casa dei Bendazzi dopo il 26 luglio del ’43, quando cioè, alla caduta del fascismo, era fuggito dal carcere di Ventotene,
Anche questa andò distrutta con la guerra |
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Nel
dopoguerra
Qui nel dopoguerra nessuno costruì. |