Storia di un’antica locanda alfonsinese,
dove dorme lo spirito ribelle del semidio greco Fetonte
Trattoria “Al gallo” Qui si potevano assaporare i fumi di storiche ribellione e il profumo di tagliatelle e cappelletti
di Luciano Lucci
Le origini del “Caffè Victoria” e Albergo “Al Gallo”
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Quando Ori Maria (detta la palunèra) morì, lasciò in eredità i suoi risparmi e un orto a due nipoti: Tommaso Pagani e sua cugina Caterina Pagani (la
Cataréna) era il 1923 e proprio in quell’anno Tommaso Pagani detto ‘Cai’, e sposato a Vittoria Calderoni, fu licenziato da impiegato all’Ufficio Tecnico del Comune, perché socialista e non iscritto al fascio.
Fu così che Tommaso Pagani e la cugina, venduto l’orto a un certo Grisò per 4.000 lire, riuscirono ad avviare la costruzione di un caffè e un albergo-ristorante; a lui e alla sua famiglia fu intestato il
Caffé, che fu chiamato ‘Caffè Victoria’, mentre la cugina tenne la parte adibita ad albergo-ristorante a cui diede il nome “Albergo Al Gallo”.
La locanda "al Gallo" non c'era ancora.. Fu costruita nel 1924 dove si vede quel grande albero. Il Comune impose che rimanesse a filo con il bar
Minguzzi.
Così recita l’autorizzazione comunale del 5 febbraio 1924 nel volume
“Delibere di Giunta” pag. 312: “Richiesta di Pagani Caterina per costruire in Piazza Monti abitazione con Albergo e
Caffé. Approvato fronte sud-ovest di Via G. Bruno alla linea della costruzione del bar
Minguzzi...”
E Café d’Cai
Tommaso d’Cai morì nel 1938 e il Caffé Victoria, più noto col nome Café d’Cai, fu gestito da sua moglie Vittoria Calderoni e dai figli Mino, Tonino e
Cassiano. La sua clientela era formata prevalentemente da braccianti, muratori, artigiani e contadini. Era considerato il più attrezzato; c’era la sala biliardo, la radio-giradischi e la gelateria. Si trovava nella piazza dove ce n’erano altri tre: il Caffé del Fascio (detto “Café d’la Beatriz”, situato all’angolo della piazza, dalla parte opposta); il caffè
"d’la Niculena", e “Frazché”.
Piazza Monti 1925-30
Da sinistra : la casa di proprietà Faggioli, sorta dove c’era il bar Minguzzi
(Cicconi). Qui aprì la locanda Gigiò (Luigi Antonellini). Più avanti si vede il ‘Caffé Victoria’ di Cai e l’Albergo ‘Al Gallo’ dla
biastména, quindi la chiesa.
Il “Caffè d’Cai” aveva la nomea di essere un covo antifascista e sovversivo; infatti, la maggioranza dei clienti non era fascista, e ogni giorno facevano vivaci discussioni sull’andamento della guerra, sulle vittorie che l’Asse, nei primi mesi, otteneva sui campi di battaglia, cosa questa che li lasciava amareggiati.
La
nevicata del 1929 con l'albergo "Al Gallo"
nello sfondo
Matrimonio
di Augusta Alessandri davanti alla chiesa e sullo sfondo "Al
Gallo".
Il bambino era Natale Tarroni, figlio di Maria Faccani
La biastména e l’albergo “Al Gallo”
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La gestione dell’albergo “Al Gallo” e del ristorante fu in mano alla
‘Cataréna’, Caterina Pagani, cugina di Tommaso d'Cai, ben presto soprannominata “Biastména” perché imprecava quando qualche avventore non pagava il conto. Gestì il locale insieme a una nipote Maria
Faccani: questa era figlia di Natale Faccani (detto la Gorga) che aveva sposato una sorella di Caterina: Enrica Pagani.
Maria Faccani sposò poi Attilio Tarroni di Mezzano, che lavorava per le Ferrovie dello Stato e che faceva il cameriere nel ristorante, solo alla domenica, da cui ebbe un unico figlio Natale. Quando la Cataréna invecchiò, Maria continuò la gestione del Gallo, ereditando anche il soprannome di ‘biastména’, che era stato della zia. Con la guerra l’edificio, insieme a quasi tutto il paese di destra
Senio, fu abbattuto dai tedeschi.
“Al Gallo”: nel dopoguerra
Nel dopoguerra la Maria provvide alla sua ricostruzione creando un nuovo albergo “Al Gallo”, mentre i figli di Tommaso d’Cai, Tonino e Mino costruirono un edificio nel paese nuovo
con una casa e un
bar (dove oggi c’è la Banca di Credito Cooperativo). Quasi subito vendettero a Dradi (detto Fiocchi) e aprirono un nuovo bar sotto i portici di piazza
Gramsci, il “Bar Italia”.
Dagli anni ‘60 una nuova gestione: Gigò, la Tina, l’Iris e Lella
La gestione del nuovo albergo ‘Al Gallo’ da parte della Maria Tarroni (biastména) durò fino al 1968, quando i Matulli con
Gigiò, la moglie Tina e le figlie Iris e Gabriella, provenienti da Piangipane, ma originari di Tredozio e
Brisighella, acquistarono tutto l’edificio e la licenza di ristorazione.
Dai fumi della rivoluzione a quelli delle tagliatelle
In mezzo alla via detta un tempo “la viuléna”, a pochi passi dal “Gallo” c’è una lapide in ricordo della breve vita della Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi; vi si legge ‘qui fu piantato l’albero della libertà
nel 1849’. Andò male.
Ci riprovarono di nuovo
nel 1914 gli alfonsinesi anarchici, socialisti e repubblicani, proprio a due passi dal qui, in questa piazza Monti, con la famosa rivolta della ‘Settimana Rossa’. Riandò male.
L’albergo-ristorante “Al Gallo”, nel 2009
Una lapide in ricordo della breve vita
della Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi
I giovani ‘rivoluzionari’ del movimento studentesco e operaio del ‘68
alfonsinese,
che bazzigavano al "Gallo"
La Tina, Arrigo Sacchi e Gigiò (Luigi
Matulli)... indimenticabile
Nel luglio
1943, sempre qui nella piazza, gli antifascisti che erano dentro al caffé d’Cai uscirono a festeggiare la caduta di Mussolini e a
partecipare all’incendio della Casa del Fascio: andò un po’ meglio.
Quasi attirati da uno spirito di rivolta
che aleggiava in quel luogo fin dagli anni dell’ottocento e dei primi del novecento, si rifugiavano nelle salette del locale anche i
giovani ‘rivoluzionari’ del movimento studentesco e operaio del
‘68 alfonsinese, per giocare a carte, bere vino, e fare due chiacchiere con i nuovi gestori Gigiò e la Tina, che non
rifiutavano un piatto di spaghetti neanche a mezzanotte.
Dopo qualche anno, assaporati e rarefatti i fumi rivoluzionari e anche quelli delle sigarette, l’albergo ristorante fu ristrutturato e messo a norma, con un notevole investimento economico. I segreti della cuoca Tina e del suo ragù speciale,
ereditati dalla 'biastména', ne determinarono il successo, riconosciuto ormai anche fuori dai confini paesani.
Alla trattoria “Al Gallo” si respiravano così odori più concreti, ma pur sempre antichi, di ottime tagliatelle e cappelletti. Eppure lo spirito ribelle degli alfonsinesi di ogni epoca viveva ancora tra quei muri e quegli odori, e sembra aver contaminato anche il carattere della famiglia
Matulli, ... già perché anche Gigiò, era un tipo...!
Alfonsine fu apprezzata fuori dai suoi confini per poche
cose: una di queste però sono le tagliatelle della Tina del ‘Gallo’. Sarebbero da preservare come “bene dell’umanità”.
ALFONSINE
anno 1992:
si
vedono Iris e Lina del 'Gallo', Mario Maioli e Ester Giardini, Fulvio Ceroni e
Cristina Zaccaria, Guido Pasi e Alida, Sergio (Mimò) Guerrini e Sabrina, Rino (Prist)
Montanari, Luciano Lucci c'era ma aveva la telecamera in mano per le
riprese.
(montaggio novembre 2011)
Alla fine del
2016 ci fu la chiusura del Gallo che sembrò definitiva...
(ma poi nel 2021 dopo la morte
della Tina, la nipote Angela decise di riaprire e così è stato, con grande
successo)