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Case Violani (poi di Tassinari e Michelina Manzoni e "Timoti", poi di Fausto Minguzzi) |
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NEL PUNTO 6 e 6-bis (della mappa a destra) PRIMA DELLA GUERRA C'ERANO: DUE CASE DI DOMENICO VIOLANI (Mingò d'Pasaré) La
storia di Violani d'Pasaré ha dell'incredibile "Le due case
appartenevano al Violani, che le aveva rilevate dal fallimento del
proprietario Togo d'Scanbess, il gobbo. Domenico Violani, Mingò d'Pasaré, era un ricco proprietario terriero, di corporatura robusta, alto di statura, portava occhiali con spesse lenti, per cui era solito fissare con insistenza l'interlocutore o il passante dando, all'apparenza, un certo senso di soggezione; tuttavia sapeva anche lui essere bonario e, all'occorrenza, burlone. Tra le due case entro nel viottolo che fiancheggiava la villa: c'era un caseggiato, (si nota nella foto sopra di col bianco). Nel retro vi abitavano alcuni inquilini: Giuseppe Rambelli, "Pippo", il postino con tutta la sua famiglia, Gianna Cobianchi, la moglie, Nicolina, la cognata, Maria e Vittorio i figli. Pippo, esempio, quasi unico, di postino perfetto a quei tempi. Non
di statura alta, ma elegante e impeccabile nell'abito, calzava scarpe
all'inglese in bianco e nero, non certo comuni a molti. |
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Poteva sembrare scortesia, ma pur giustificata, perché vasta era la zona e molto tempo occorreva per la distribuzione della corrispondenza. Il suo ruolo di cittadino alfonsinese operante alle poste era uno dei più importanti. In segno di gratitudine le famiglie delle nostre campagne, a Natale e a Pasqua gli offivano in regalo salame, uova e, alla stagione, frutta e vino. Tipica generosità della nostra gente dalle antiche tradizioni. Al suo ritiro gli successe Achille Lanconelli, "Chiloni", divenuto in seguito, incarico a titolo ereditario per i figli Ulisse e Cecco."
Le due case Violani furono distrutte dal minamento dei tedeschi nel gennaio 1945.
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Dal dopoguerra ad oggi
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