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Giuseppe Orioli: un vero cittadino del mondo |
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Un
alfonsinese non omologato, omosessuale: |
Per saperne di più clicca qui Giuseppe Orioli |
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"Le lucciole sono un’altra
caratteristica di Alfonsine; non ne ho viste di così luminose altrove,
nemmeno in India o a Ceylon". Svelato anche il mistero della "Piligréna",
il nome con cui gli Alfonsinesi hanno da sempre celebrato la notte di
Halloween. |
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Da tempo alcuni del gruppo di "Alice nelle città", la nota associazione psichedelica, andavano cercando una faccia, un personaggio che fosse scaturito dall’ambiente di Alfonsine
"Se è vero che Alfonsine è un luogo mitico,
luogo di frontiera, dove si dovrebbe sperimentare lo spaesamento felice,
possibile che da qui non sia mai uscito qualcuno che abbia acceso energie
positive, che abbia comunicato uno stato d’animo di armonia e dalla cui
esperienza si possa nutrire il nostro DNA con un sentimento di
creazione?" Ed ecco emergere dal lontano inizio secolo un personaggio affascinante, nato ad Alfonsine nel 1884: Giuseppe Orioli, sconosciuto ai più, se non fosse che a lui è dedicata la biblioteca comunale e una via.
Ne descrive in modo evocativo gli aspetti più pittoreschi nella prima parte dell’unico libro che ha scritto: "Le avventure di un libraio". Lo si può trovare presso la biblioteca. Un magnifico spaccato di com’era Alfonsine agli inizi del ‘900. Orioli se ne andò a 14 anni a Firenze a lavorare nella bottega di un barbiere.
Dopo aver fatto il soldato a 20 anni, emigrò a Parigi con quattro soldi in tasca, e da lì passò a Londra. Qui visse di vari espedienti riuscendo poco a poco a conoscere molti personaggi che diverranno famosi, tra i quali D. H. Lawrence, di cui diventò il primo editore per il famoso romanzo erotico, che tanti scandalizzò: "L’amante di Lady Chatterlay". Aprì a Firenze e poi anche a Londra un piccolo negozio
dove vendeva libri di antiquariato, fondando anche una casa editrice, che
divenne famosa. Insomma Orioli ebbe una vita avventurosa, ricca, intensa, piena di energia e di felicità. Tra libri straordinari, personaggi eminenti, amicizie "particolari" (sembra accertata la sua omosessualità, e il rapporto intimo che ebbe con Norman Douglas, entrambi presenti nella foto qui sotto pubblicata), con incontri e vicende fuori del comune (incontrò il pianista Rubinstein, il fondatore del dadaismo Tzara, e anche Eugenio Montale con cui andava a cena in trattoria a Firenze), Orioli si rivelò sempre un piacevole compagno di viaggi. Un viandante che amava spesso spostarsi a piedi: ci descrive, a questo proposito, un suo viaggio dalla Toscana all’Umbria, dove visitò Spello, città gemellata (oggi) con Alfonsine, e di cui cita una mangiata in trattoria. Gran parlatore e sempre disponibile all’ascolto, nella sua autobiografia ci trasmette l’idea che essere al mondo è bello se si impara a succhiare il più possibile il midollo della vita. Nell’ultima pagina del suo libro (la cui lettura consigliamo vivamente a tutti gli alfonsinesi), ormai cinquantenne, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, si trovò a Faenza per motivi di lavoro. Gli venne voglia di andare a Bagnacavallo dove pranzò al ristorante "Pace" (chissà se c’è ancora). Poi si recò lungo il Naviglio, che era lì a due passi. E qui gli tornarono alla mente i ricordi d’infanzia: il Naviglio arriva fino ad Alfonsine e lungo quel canale, quando aveva 9 o 10 anni aveva vissuto tante avventure con il suo amico Bastianello. "Come ho passato i miei giorni?- si chiede l’Orioli. Bene o male? Domande difficili. Ma sulla riva di quel Naviglio esse mi si presentavano alla mente mio malgrado. Non ebbi mai cinquantamila lire da dare ai miei parenti, questo è certo; ma quanto al resto... Che importa agli altri. Bene o male che io l’abbia spesa, non mi dispiacerebbe di rivivere questa vita. Morì in Portogallo (neutrale), a Lisbona, in piena seconda guerra mondiale, in miseria, abbandonato anche dal suo intimo amico Norman Douglas (e questo è l’unico episodio triste della sua vita). Tempo fa qualcuno propose all’Amministrazione Comunale di riportare le sue spoglie, da Lisbona ad Alfonsine. In molti con sufficienza respinsero quest’idea. Certo una società che mette l’economia al primo posto dei suoi valori non può vedere l’utilità di una simile spesa (si parlava di 8 milioni).
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