La vita
Nato ad Alfonsine nel 1884,
figlio
di un bottegaio che gestiva una drogheria e un’osteria dello Stradone
(Corso Garibaldi) ad Alfonsine in provincia di Ravenna, presso il ponte
nuovo sulla Via Reale, Giuseppe Orioli trascorse la sua infanzia tra gli
argini del fiume Senio, piazza Monti, il Fosso Vecchio e il Naviglio.
Se ne
andò a 14 anni a Firenze a lavorare nella bottega di un barbiere.
Dopo aver fatto il
soldato a 20 anni, emigrò a Parigi con quattro soldi in tasca, e da lì
passò a Londra. Qui visse di vari espedienti riuscendo poco a poco a
conoscere molti personaggi che diverranno famosi, tra i quali D. H.
Lawrence, di cui diventerà il primo editore per il famoso romanzo
erotico, che tanti scandalizzò: "L’amante di Lady Chatterlay".
Nel
1910 l'ex anarchico Barberi aveva trasferito la sua libreria in Charing
Cross Road e le aveva dato un orribile nome "The Polyglott Library".
Barberi aveva un socio che non poteva soffrire e implorò Orioli di
sostituirlo. "L'idea mi piacque -scrive Orioli- e quando
iniziai la mia nuova attività lo pregai di mutare il nome della libreria chiamandola
"Barberi e Orioli". In realtà era un bugigattolo ad uso libreria
ma riuscì ad attirare la curiosità di molti scrittori londinesi. Orioli
andò poi a Firenze dove aprì un negozio di libri col suo ex-allievo e amico J. Irving
Davis, in via Vecchietti, finanziato dal padre del suo socio.
Dato poi che si erano innamorati di una stessa persona, e non volevano
litigare tra loro, decisero di tornare entrambi a Londra nel 1913. Qui
aprirono un piccolo negozio, al n° 24 di Museum Street, dove vendevano libri di
antiquariato, fondando anche una casa editrice, che divenne famosa.
|
 |
Il
negozio a Londra era al n° 24 di Museum Street:
ecco come si presenta oggi |
Orioli fece molti viaggi insieme allo scrittore Norman
Douglas, a cui fu legato
da un’amicizia particolare.
Dopo
la Grande Guerra, tornò a Firenze dove aprì un negozio tutto suo di
libri di antiquariato, in Lungarno delle Grazie.
Nel
1920 incontrò perfino D’Annunzio a Fiume,
mentre era in corso l’esperienza anarco-nazionalista dei Legionari.
Curiosa, per alcune notizie, la valutazione, che lascia intravedere nel
suo libro "Le avventure di un libraio" di quella discussa ma
anomala esperienza dannunziana.
Nel 1929 Orioli fondò
a Firenze una preziosa casa editrice, "The Lungarno Series",
conosciuta e ammirata dai bibliofili di ogni Paese.
Orioli, pur non essendosi mai dedicato
prima di allora all’attività editoriale, dimostrò fin dal
principio professionalità e impegno, facendosi carico della quasi
totalità dell’onere finanziario e seguendo personalmente per mesi
il progredire dei lavori presso la
Tipografia
Giuntina, un
nome sinonimo di storia della stampa. Orioli
e Vogelman. Un intreccio di destini tra un Alfonsinese
e un Ebreo di Schildler che stampano il libro più scandaloso del secolo Nei
primi anni Venti il proprietario della Tipografia
Giuntina
era
l'editore Leo Samuel Olshki, a dirigerla
Lorenzo
Franceschini.
Nonostante le prevedibili difficoltà, dovute all’ impianto ancora
artigianale dell’impresa e dalla
totale ignoranza dei lavoranti in
materia di lingua inglese,
si riuscì a portare a termine la stampa di una "unexpectedly
handsome edition of Lady C." di cui lo stesso Lawrence si dichiarò a
tal punto entusiasta da dedicare all’amico italiano una poesia,
intitolata To Pino.
Nel
1922 era stato assunto come compositore a mano alla Tipografia Giuntina,
un certo Schulim Vogelmann che poi nell’
estate del 1928 arrivò a dirigere la tipografia.
Ma
chi era Schulim Vogelmann?
Schulim
Vogelmann (1903-1974) era nato nella cittadina di Przemyslany,
nella Galizia orientale, a sud della Polonia, allora facente parte
dell’impero austro-ungarico. Trasferitosi con la famiglia a Vienna a
15 anni, decise di emigrare in Palestina, dove si arruolò come
caporale nell'esercito britannico.
Tornato
in Europa nel 1922, Schulim andò a vivere a Firenze dove già
risiedeva il fratello, il rabbino Mordechai Vogelmann, che insegnava
allora Talmud nel Collegio rabbinico fiorentino. Qui nel 1928,
Schulim divenne il direttore della tipografia. Sposatosi con Annetta
Disegni, figlia del rabbino di Torino, la coppia ebbe una bambina
Sissel.
Dopo
l'8 settembre 1943 la famiglia cercò di rifugiarsi in Svizzera, ma
fermati dalla polizia a Sondrio vennero rinchiusi al carcere di San
Vittore a Milano e di lì deportati ad Auschwitz il 30
gennaio 1944.
La
moglie e la piccola Sissel, di soli 8 anni, furono immediatamente
uccise. Schulim si salvò proprio per le sue abilità di
tipografo che i tedeschi cercarono di sfruttare nel campo di lavoro
di Płaszów per coniare sterline false. Unico
italiano incluso nella lista di Oskar Schindler,
Schulim
rientrò nel dopoguerra a Firenze dove riprese a lavorare alla
Tipografia Giuntina, di cui divenne proprietario. Risposatosi con
Albana Mondolfi, vedova e madre di un bambino di 8 anni, Guidobaldo,
la coppia ebbe un figlio, Daniel, fondatore nel 1980 dell'editrice La
Giuntina. Schulim morì a Firenze nel 1974.
All'interno
e con il supporto della storica tipografia, nel 1980 Daniel fonda la
Casa Editrice Giuntina, caratterizzandola subito per la
pubblicazione di opere di argomento ebraico. Il primo libro
pubblicato fu La notte di Elie Wiesel, poi Premio Nobel
per la pace, un autore allora sconosciuto in Italia, che Daniel
scelse come testo inaugurale della prima collana, "Schulim
Vogelmann", dedicata alla memoria del padre. Da allora la Casa
Editrice Giuntina ha pubblicato più di 800 titoli.
Nel
2009, dopo cento anni esatti dalla sua fondazione, la Tipografia
Giuntina ha cessato l'attività. La Casa Editrice ha invece
continuato a vivere grazie a Shulim Vogelmann, figlio di
Daniel, che ha deciso di portare avanti la storia della Giuntina ed
è oggi l'amministratore della Casa Editrice. Si è trattato di
un passaggio importante che ha arricchito e in parte ridefinito
l’identità della Casa Editrice: la vocazione orginale legata
all'universo ebraico è stata mantenuta, ma si è impreziosita
con ulteriori traiettorie e sfumature.
|




|
|
Torniamo
all'impresa editrice di Pino Orioli
L'impresa durò fino al '37
comprendendo solo 12 titoli, fino ad allora inediti, di scrittori inglesi, tra i
quali alcuni già ampiamente noti come D.H. Lawrence (di cui Orioli pubblicherà,
in prima edizione, Lady Chatterley's Lover), lo stesso Douglas, W.S.
Maugham, R. Aldington. Anche Orioli vi pubblicherà in inglese le sue memorie, Adventures
of a Bookseller, edite nel 1944 durante la guerra in italiano dalla raffinata casa editrice
di Gian Dàuli.
Una nuova e ultima edizione è stata pubblicata nel 1988 dalla EDIZIONI IL
POLIFILO con l'introduzione di Alberto Vigevani.
(da
uno scritto di Mattia
Di Taranto) |
ORIOLI
INCONTRA LAWRENCE
Nell’autunno del 1927, lo scrittore
David Herbert Lawrence amareggiato dal rifiuto dell’ editore Secker e
deciso a pubblicare privatamente il testo integrale del suo romanzo Lady
Chatterley’s Lover, si rivolse al libraio antiquario Orioli che
aveva incidentalmente incontrato dieci anni prima in Cornovaglia e con il
quale, da quando si era trasferito a villa Miranda nei pressi di Firenze,
manteneva rapporti di cordiale amicizia. Orioli veniva chiamato Pino per
gli amici e i clienti più affezionati che frequentavano la sua libreria
sui lungarni, molti dei quali scrittori e intellettuali inglesi
stabilitisi in gran numero nella Firenze del dopo guerra; una Firenze
intellettualmente vivace e provocatoria che, mutuata l’esperienza
dell’ europeismo barettiano, dalla redazione di "Solaria" e
dai tavoli del caffé Giubbe Rosse ricambiava, guardando con sempre vivo
interesse alle esperienze letterarie e artistiche d’ oltremanica.

David
Herbert Richards Lawrence (1885-1930)

Pino Orioli e
Norman Douglas nel
Voralberg
|
ORIOLI
INCONTRA NORMAN DOUGLAS
Si erano conosciuti nel giugno 1922 a
casa di una tale miss Wilkins -una delle numerose signorine britanniche,
attempate e puritane, stabilitesi in quegli anni nel capoluogo toscano –
Norman Douglas e Pino Orioli,
e fin dal principio furono irresistibilmente
attratti l’uno dall’altro (probabile,
sebbene non accertata, una relazione omosessuale tra i due),
formarono in breve un solido nucleo intorno al quale si andò negli anni
riunendo un gruppo sempre più numeroso e composito di intellettuali
inglesi residenti a Firenze o semplicemente di passaggio in Toscana. Oltre
a Lawrence e Huxley vi erano Reginald Turner, sir Harold Acton, Richard
Aldington, Charles Prentice, Somerset Maugham e Compton MacKenzie

George
Norman Douglas (1868-1952),
qui nel 1935

Pino
Pino Orioli e Norman Douglas
Si nota che Orioli è seduto sulle ginocchia di qualcuno che lo
abbraccia da dietro di cui si intravvedono solo le mani

Pino
Orioli e Norman Douglas nel
Voralberg
|
Nell’ autobiografia Adventures of a bookseller Orioli
avrebbe in seguito espresso un giudizio assai negativo sulla figura di
Lawrence, certamente influenzato dalle opinioni di un altro autore
inglese, Norman Douglas. Celebre infatti fu allora il dissidio che oppose
i due scrittori, causa una non troppo chiara e mai sopita questione
relativa al giornalista e impresario Maurice Magnus, che Douglas aveva
presentato a Lawrence nel 1919 e che si era suicidato l’ anno
successivo. A seguito del tragico evento Douglas scrisse un feroce
opuscolo intitolato D.H.
Lawrence and Maurice Magnus : a Plea for bettermanners in
cui accusava Lawrence di scorrettezza nei riguardi di Magnus e al quale
Lawrence replicò con una lettera apparsa su "New Statesman".
Quel che tuttavia appare provato è che,
se è pur vero che Orioli non ebbe a trarre il guadagno sperato da Lady
Chatterley, il ruolo che egli indubbiamente ricoprì nella diffusione
di un’ opera tanto controversa e discussa finì per assicurargli una
certa fama di editore capace e anticonformista. Questa reputazione fu
confermata dalla stampa del racconto Nerinda di
Douglas che, pur tirato in sole 475 copie, si rivelò un buon affare.
Nei più noti e influenti salotti letterari europei del tempo iniziò così
a crescere, prima la curiosità poi l’ interesse, su chi fosse
questo Carneade dell’ editoria che, con il suo bizzarro e inconfondibile
inglese dall’ inflessione romagnola e la sua esuberante personalità ,
era divenuto il perno intorno a cui ruotavano, più o meno stabilmente,
tutti i membri di quella elite letteraria anglofona che, alla ricerca di
una alternativa al modernismo allora imperante in Inghilterra, aveva
stabilito il proprio quartier generale nel dorato esilio della campagna
toscana.
Grazie alle testimonianze epistolari
possiamo, con buona approssimazione, far risalire alla primavera del 1928
la genesi del progetto della serie del Lungarno, strumento editoriale che
Orioli volle offrire alla sua cerchia di amici per dar loro : "A
chance of saying what they wanted to say, and of seeing their writings
produced in an appetizing form".
Quando Orioli espresse il desiderio di dare privatamente alle stampe gli
scritti dei suoi amici inglesi, Lawrence si mostrò immediatamente
entusiasta dell’ idea e – probabilmente su suggerimento di Aldington,
già autorevolmente impegnatosi in passato come traduttore –
propose di dare alla collana un’ impronta elitaria ed erudita
pubblicando una serie di novelle rinascimentali italiane con traduzione e
introduzione dei vari esponenti del gruppo, ai quali sarebbe spettato il
dieci per cento del ricavato dalle vendite.
Fu così che The
Story of Doctor Manente, raffinata traduzione lawrenciana della X
novella della Terza Cena del
Lasca, inaugurò nel novembre 1929 la "Lungarno Series". Si
tratta di un elegante volume, con sopraccoperta in carta color crema al
centro della quale è raffigurato il giglio fiorentino, edito in tiratura
limitata di 1.200 esemplari, dei quali 1000 su carta Lombardia e 200 su
pregiata carta Binda – questi ultimi identificabili per le dimensioni
leggermente ridotte e per il colore rosso anzichè nero del nome dell’
autore e del titolo – a cui vanno aggiunte due copie speciali in carta
azzurra che, in numero di due o quattro, diverranno una peculiarità
della serie del Lungarno.
Di ancora maggiore interesse per il
bibliofilo risulta poi il secondo volume della collana – copertina
originale in cartoncino color vinaccia con impressa in oro la medaglia di
Gian Gastone dei Medici, opera stampata in sole 365 copie su carta Binda e
oggi praticamente introvabile – con il quale Orioli offrì nel 1930
l’apprezzabile traduzione di sir Acton di un interessante manoscritto
italiano inedito del XVIII secolo : Gian
Gastone, the Last of the Medici.
Nella scelta di quest’ ultimo testo si può notare come Orioli fosse già
orientato a dare alla collana una configurazione diversa da quella
originariamente prevista. Tuttavia sarà solo con il successivo
volume che la "Lungarno Series" si allontanerà
definitivamente dallo schema iniziale acquisendo una più spiccata
vocazione saggistico-letteraria e una caratteristica impronta di
originalità , nello stile come nei contenuti, che ne costituiranno
da quel momento la cifra dominante.
Il terzo volume è opera di Norman
Douglas : Capri,
materials for a description of the island (1930).
E’ la raccolta di monografie giovanili che l’ autore aveva composte e
già date singolarmente alle stampe tra il 1904 e il 1915, e
rappresenta un tipico esempio di stile douglasiano nell’intreccio di
elegante dettato e gusto per l’erudizione storico-etnografica.
L’opera, in cui Douglas analizza i fenomeni naturali e antropologici con
la medesima metodologia critica, rintracciando nella corporalità
l’unica dimensione autenticamente umana, conquista anche per la
bellezza dell’edizione, specchio della cura e dell’ attenzione per i
dettagli profuse da Orioli a soddisfare il sofisticato gusto estetico dei
suoi scrittori.
Il volume, riccamente illustrato (23 illustrazioni fuori testo su carta
patinata) fu stampato in 625 copie di cui 100 facenti parte della tiratura
di lusso, con esemplari arricchiti da una fotografia firmata dell’autore
e copertina in tela, il cui materiale era stato appositamente ordinato in
Cecoslovacchia. Ciò nondimeno il successo di pubblico e di critica del
libro fu ampiamente al di sotto delle aspettative.
Al contrario, ampio plauso suscitò nel
giugno dello stesso anno The
Virgin and the Gipsy di
Lawrence, quarto testo della collana. Le 810 copie dell’ elegante
libretto, rivestito di semplice cartoncino chiaro, risultarono esaurite già
dopo pochi mesi, al punto che Orioli tralasciò di inviare gli esemplari
d’obbligo alle varie biblioteche. The
Virgin ancora oggi
figura come il più raro volume dell’ intera serie. Se le ragioni di un
simile successo possono naturalmente attribuirsi al valore intrinseco
dell’ opera va sottolineato come Orioli seppe valutare al meglio i tempi
di pubblicazione, avvantaggiandosi dell’ ondata di curiosità e
interesse che la recente scomparsa dell’ autore aveva scatenato sulla
sua controversa e ancora misteriosa figura.
Il quinto volume, edito sempre nel 1930,
fu senza dubbio l’opera più curiosa e bizzarra della "Lungarno
Series". Nato dall’ idea di presentare in traduzione inglese una
curiosa pubblicazione casualmente trovata dall’ editore su una
bancarella, La cucina
dell’ amore, di Omero Rompini (il libro sarebbe stato
effettivamente pubblicato con il titolo Venus
in the kitchen or Love’s cookery book solo
nel 1952), la realizzazione ebbe nel frattempo esito diverso:
l’introduzione scritta da Douglas si era andata evolvendo in un vero e
proprio saggio "scritto nella prosa ricercata dei pastiches
settecenteschi" e il testo diventò opera originale. Venne edito
nella "Lungarno Series" con il titolo di Paneros,
nome della mitica pietra dai sorprendenti effetti afrodisiaci di cui
Metrodoro, discepolo di Epicuro, aveva tramandato le miracolose virtù.
La Lungarno proseguì con testi
diversissimi per intenti e concezione, accomunati solo dalla vocazione
all’ originalità e all’ intrinseco valore letterario, a
testimonianza dell’ intento sempre più scopertamente provocatorio e
avanguardistico della collana: Apocalypse di
Lawrence e Stepping Heavenward di
Richard Aldington, apparsi entrambi nel 1931, rispettivamente in tiratura
limitata di 750 esemplari su carta Binda e 800 in carta Pescia. Là
dove il primo è una travagliata e approfondita analisi del dettato
giovanneo, alla ricerca del sostrato pagano e del vero messaggio del più
misterioso e controverso testo del Testamento, il secondo è una spassosa
parodia della biografia del poeta T.S. Eliot, allora all’ apice della
fama di araldo del modernismo, che sapientemente deformando i dati reali
della vita ne mette giocosamente in luce difetti e piccole manie.
Ancora in risposta al crescente
interesse del pubblico per la figura di Lawrence, come ottavo volume della
collana venne pubblicata la prima edizione della miscellanea Young
Lorenzo, early life of D.H.Lawrence. Il volume caratterizzato da
copertina color crema con la tipica fenice lawrenciana stampata in rosso e
sopraccopertina con riprodotta una fotografia dell’ autore, presenta
oltre a un succinto profilo dello scrittore da giovane, lettere, brani in
prosa, versi, saggi e riproduzione di acquarelli.
Di notevole interesse letterario è
anche il racconto The
Book-Bag di Somerset
Maugham che Orioli decise di inserire, nono nella collana, dopo il
clamoroso rifiuto opposto al testo da Ray Long, direttore della famosa
rivista americana "Cosmopolitan". Long decise poi di includere
comunque la short story nella
raccolta in volume dei migliori venti racconti ospitati sulle pagine della
sua rivista e l’opera, appena un mese prima che la Tipografia Giuntina
terminasse di stampare il volume, uscì in prima edizione nell’ aprile
1932 a New York.
Chiudono la serie del Lungarno, nell’
ordine : una raccolta delle ultime poesie di Lawrence Last
Poems (1932); Norman
Douglas (1933),
appassionata apologia dello scrittore scozzese composta dal professor
Richard Mac Gillivray Dawkins; e, infine, dopo un intervallo di quattro
anni Adventures of a
bookseller dello stesso Orioli, terminato di stampare nel
febbraio 1937 e uscito, con copertina originale in cartoncino arancione,
in sole 300 copie.
|
Durante la fine degli anni
1920 e primi anni 1930, DH Lawrence, Norman Douglas, e Richard Aldington
erano, come abbiamo visto, in società con il libraio ed editore Orioli,
come scrisse nell'introduzione al suo libro "Pinorman" Richard
Aldington. In questa specie di libro dei ricordi Richard Aldington
racconta dell’affetto per Orioli, in disapprovazione di Douglas, e in
difesa del Lawrence. L’introduzione del libro è un'imitazione che
fa Aldington dell’inglese estemporaneo e strampalato di Orioli, uno
spezzone di dialogo dopo che i due amici erano stati a pranzo con un ben
educato avvocato fiorentino. Aldington aveva osato qualche elogio
avventato dell’ inglese dell’avvocato, facendo arrabbiare Orioli per
il confronto implicito. L'autodidatta Orioli aveva coltivato il suo
inglese per le strade di Londra. Eppure fu questa parte del suo
fascino che aveva attirato Aldington in quel bugigattolo ad uso libreria
che Orioli gestiva in Charing
Cross Road all'inizio: "nel
parlare, curiosamente di meno in forma scritta, spesso non riusciva a
mettere la "s" delle nostre plurali. . ."
(i romagnoli cadono sempre sulla "s" ndr)
UN ALTRO LIBRO CURIOSO
Il volume Venus
in the Kitchen or Love's Cookery Book, doveva
essere sicuramente il n.13 della "Lungarno Series", ma poi non se ne
fece nulla.
(clicca qui
per saperne di più)
UNA VITA AVVENTUROSA
Orioli
ebbe una vita avventurosa, ricca, intensa, piena di energia e di felicità.
Dotato di una rara capacità di partecipare appieno all'intera vita dei
sensi: dal cibo al vino, agli occasionali rapporti con l'altro sesso, alle
durevoli amicizie "particolari", e anche al vivo godimento della
magia dei paesaggi. Il tutto tra libri straordinari, personaggi eminenti, amicizie
intense (sembra accertata la sua omosessualità, e il
rapporto intimo che ebbe con Norman Douglas, entrambi presenti nella foto
sopra), con incontri e vicende fuori del comune (incontrò il pianista
Rubinstein, il fondatore del dadaismo Tzara, e anche Eugenio Montale con
cui andava a cena in trattoria a Firenze), Orioli si rivelò sempre un
piacevole compagno di viaggi. Un viandante che amava spesso spostarsi a
piedi: ci descrive, a questo proposito, un suo viaggio dalla Toscana
all’Umbria, dove visitò Spello, città gemellata (oggi) con Alfonsine,
e di cui cita una mangiata in trattoria.

|

|
Pino Orioli in due
strane pose fotografiche cliccare
sulle immagini per avere un ingrandimento
|
Gran parlatore e
sempre disponibile all’ascolto, nella sua autobiografia ci trasmette
l’idea che essere al mondo è bello se si impara a succhiare il più
possibile il midollo della vita.

cliccare sulle
immagini per avere un ingrandimento
Una lettera autografa di Orioli a un certo Richard
(probabilmente lo scrittore inglese Richard Aldington 1892 - 1962)
Richard Aldington nel 1934 |
Ormai
cinquantenne, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, si trovò
a Faenza per motivi di lavoro.
Gli venne voglia di
andare a Bagnacavallo dove pranzò al ristorante "Pace" (chissà
se c’è ancora). Poi si recò lungo il Naviglio, che era lì a due
passi.
E
qui gli tornarono alla mente i ricordi d’infanzia: il Naviglio arriva
fino ad Alfonsine e lungo quel canale, quando aveva 9 o 10 anni aveva
vissuto tante avventure con il suo amico Bastianello.

Giuseppe Orioli:
famoso antiquario di libri, viandante alfonsinese (1884-1942)
cliccare sulle
immagini per avere un ingrandimento
Douglas
probabilmente ebbe un ruolo chiave nella stesura dell'autobiografia
di Orioli, Le avventure di un libraio (in
inglese, Adventures of a Bookseller).

Casa
di Lisbona (oggi), dove visse e morì Orioli
Foto eseguita dalla signora Antonia Lobato cittadina
portoghese, abitante a Lisbona
cliccare
sulle immagini per avere un ingrandimento
Ma l’ultimo
capitolo della vita di Orioli è segnata dal rapporto con Reginald (Reggie)
Turner, wildiano
omosessuale della prima ora, amici da sempre, trasferitosi a Firenze negli ultimi
anni della sua vita, ove morì nel dicembre del '38, che aveva
promesso di lasciare all’editore il suo ingente patrimonio (circa
20.000 sterline). Qualcuno ha sostenuto che fu questo "infelice sogno di ricchezza" che avrebbe
portato
alla rottura con Douglas il quale, sentitosi abbandonato e tradito
dall’amico, dopo varie reciproche incomprensioni finì, secondo
qualcuno, per far
perdere le sue tracce.
(Ma come si vedrà in seguito non andò così).
Nel 1939 dopo la morte di Turner, in piena seconda guerra mondiale,
Pino Orioli e Carlo Zanotti andarono a Londra per cercare di avere
l'eredità, ma non ci riuscirono. Sorpresi dallo scoppio della guerra
si trasferirono a Lisbona, dove avevano intenzione di rimanere due
anni in attesa della fine delle ostilità nel Portogallo neutrale, lontano dagli incubi del
nazismo. Dopo poco tempo Orioli si ammalò gravemente.
Morì il 2
gennaio 1942, all’età di 58 anni, assistito unicamente dal fedele
aiutante Carletto (Carlo Zanotti), che nominò suo erede.
SMENTITO DA DOUGLAS IL SUO ABBANDONO DI ORIOLI A
LISBONA
La storia della
rottura tra Douglas e Orioli è stata smentita nel 1976 da un lavoro
di Mark Holloway che nello scrivere una biografia di Norman
Douglas (ed. Secker & Warburg, London, 1976) scoprì che lui era a
Lisbona con Orioli quando questi morì. Mark Holloway sostiene che la
storia che Douglas lasciasse Pino morire da solo fu inventata da
Richard Aldington, un altro scrittore comune amico che però odiava
Douglas.
(clicca
qui saltare alle pagine del libro che sono qui sotto) Sempre Holloway scrisse che l'idea che Douglas
non fosse con Pino fu una delle cose più sgradevoli perché falsa e
smentita da Douglas stesso in alcune sue lettere. Queste furono
scritte da Lisbona e in esse Douglas dice che vedeva Orioli e Carlo
ogni giorno. Si incontravano dopo pranzo, attorno alle cinque del
pomeriggio in un certo caffé. Tutti e tre assieme andarono poi
anche in gita a Sintra vicinissima a Lisbona, e poi anche a Coimbra
più a nord. In altre lettere Douglas descrive lo stato di salute di
Pino, e afferma che lui era là, che lo visitò la sera prima che
morisse e che poi partecipò al funerale.

|
La
tomba di Pino Orioli
G.M.
Orioli (Giuseppe Martino Orioli)
Lisbona Cemetério Alto de São João enterramento 2214
Il loculo è stato fotografato nel 2010 e inviatoci dalla signora Antonia Lobato cittadina
portoghese, abitante a Lisbona
La scritta è sia in italiano che in portoghese.
|
|
 cliccare
sulle immagini per avere un ingrandimento
|
Questo è il
certificato di morte di Giuseppe Orioli inviatoci dalla signora Antonia Lobato.
(un
click sull'immagine per avere l'ingrandimento)
Vi si legge che
la morte fu causata da arterio-sclerosi.
La data di morte
fu il 2 gennaio 1942
La professione
indicata è "iscritor" (scrittore)
Stato civile
"solteiro" (celibe)
I genitori erano
Martino Orioli e Anna Baldrati. |
Fu sepolto in
un loculo del Cemetério Alto de São João enterramento 2214. Carlo
Zanotti provvide al funerale. Dopo la morte arrivò ad Orioli in
eredità la somma notevole lasciatagli dallo scrittore Turner. Carletto Zanotti
visse a Lisbona con l’eredità di Orioli. Non svolse mai
alcun lavoro e dilapidò negli anni tutta l'eredità, compresi i
vecchi mobili di casa Orioli (secondo quando riferito dall'ultimo
parente rimasto Mons. Giorgio Orioli). Morì solo e vedovo. Ogni anno
provvide a pagare al Cimitero di Lisbona la tassa per la
manutenzione della tomba fino alla sua morte nel 2003 (?).
Riportiamolo a casa
Andranno dispersi i poveri resti e
la tomba di Pino Orioli?
Da allora l'incarico
di pagare la tassa cimiteriale fu assunto dall’ultimo parente di
Pino Orioli, Monsignor Giorgio Orioli che trovò difficoltà
tecniche e burocratiche per seguire i pagamenti annuali e si rivolse
agli alfonsinesi
Il circolo
“Alfonsine mon amour” insieme ad almeno tre dei sindaci
succedutisi negli ultimi anni incontrò Mons. Orioli in varie
occasioni per realizzare l’idea di riportare le ossa di Pino ad
Alfonsine e farlo diventare un simbolo della cultura alfonsinese.
Ma il tempo
passava, e nonostante la diffusione anche sulla stampa locale
(Carlino, Voce di Romagna, Corriere di Romagna) non si è ancora
arrivati a una soluzione.
LA FORZA DI INTERNET
Una
ragazza portoghese Claudia Diaz, che studia a Londra e aveva letto di Orioli
in questo sito
internet mentre stava facendo una ricerca su Norman Douglas, (scrittore che sta tornando alla notorietà in Gran
Bretagna, negli ambienti gay), amico di Orioli, riuscì da qui a
contattare il sottoscritto. Orioli è sepolto a Lisbona e lei
essendo di Lisbona volle sapere in quale cimitero. Informata
sua madre che risiede a Lisbona, questa andò a trovare la tomba
di Orioli e parlò con gli addetti del cimitero. Inviò quindi
alla figlia le foto della tomba e della casa dove morì. La notizia più
importante fu che dal 2003 non veniva pagata più la tassa di
manutenzione del loculo (65 € all’anno), per cui entro tre mesi
sarebbe avvenuta la riesumazione, il trasferimento nell’ossario comune e
distrutta la vecchia lapide.
Dopo
la triangolazione Londra-Lisbona-Alfonsine, tramite qualche
sollecitazione del circolo “Alfonsine mon amour”, il Comune ha
stabilito contatti con i responsabili del cimitero di Lisbona.
“L’obiettivo
del circolo alfonsinese è bloccare il trasferimento delle ossa nell’ossario, pagando magari i
500 euro arretrati della tassa e poi portare i poveri resti di Orioli
ad Alfonsine. Si tratterà quindi di verificare i costi, di trovare
qualche sponsor, e una collocazione in qualche tomba alfonsinese. Ma
bisogna fare presto. Naturalmente
ci sarà chi contesterà tutto questo, dicendo che sono soldi buttati,
che ci sono ben altri problemi, o che i morti sono morti e vanno
lasciati in pace. Riportare le spoglie di Pino Orioli ad Alfonsine
significa ricordare ogni tanto a tutti noi che al primo posto
delle cose belle della vita non ci deve stare l’economia, un valore
che rende gretti, tristi, egoisti, ragionieri, calcolatori,
opportunisti, angosciati. Al primo posto nella politica evolutiva ci
deve essere il sentimento, la gioia, la creatività: "la vita
sarà come un favola",
diceva Nietzsche. Vorremmo Orioli, qui vicino a noi, a
ricordarcelo.”
A
TUTT'OGGI PERO' NON SI E' RIUSCITI A COMBINARE NULLA.
Fortuna
ha voluto che la madre di Claudia, la sig.ra signora Antonia Lobato
cittadina portoghese, abitante a Lisbona, si sia fatta carico di
pagare il debito (spacciandosi tra l'altro per ultima parente) e la
tassa mensile per la manutenzione della tomba.
Se i resti del povero Giuseppe Orioli non sono dispersi in un ossario
è solo merito suo, e della figlia Claudia Diaz.
Inoltre
sempre da Claudia Diaz abbiamo ricevuto le informazioni sulle lettere
di Douglas in cui viene smentita la tesi che lui avesse abbandonato
Orioli nei momenti della sua fine ecco qui le immagini che Claudia ci
ha inviato di due pagine del libro
di Mark Holloway (ed. Secker & Warburg, London, 1976), citato sopra:
cliccare
sulle immagini per avere un ingrandimento
Orioli e
Carlo erano arrivati a Lisbona nel novembre del 1939. Non erano
potuti arrivare in Inghilterra (se lo avessero fatto, sarebbero
stati arrestati) e rifiutarono di tornare in Italia.
"Non
avevano niente da fare" scrisse Douglas alla fine di
novembre del 1941 "erano alquanto irritabili, la sola cosa
che li tira su è una sconfitta del fascismo, come è successo ieri
(Gondar) (A Gondar in Etiopia, si tenne una battaglia tra fascisti e
anglo-abissini il 30 novembre. ndr). Li vedevo praticamente tutti i
giorni. Comunque Orioli era agitato fino all’inizio di dicembre.
Poi è diventato piuttosto sconvolto, con problemi di cuore e altre
complicazioni. Non mi piace l’aspetto della cosa”.
Una settimana dopo, ancora lui: “Soffre molto. Per fortuna che
c’è con lui il suo domestico Carlo. Vado a trovarlo ogni giorno,
ma ieri era troppo agitato per una mia visita.” Il 21, sembrò
essere in miglioramento; ma dopo un’altra settimana veniva
descritto come “molto turbolento ancora”. Il 2 gennaio
alle 8 di mattina morì. Douglas l’aveva visto la sera prima, e
Carlo gli disse in seguito che Orioli aveva avuto solo pochi secondi
di agonia prima di spirare. Il funerale a cui Douglas partecipò si
tenne il 3. Se Orioli avesse vissuto altre cinque settimane avrebbe
compiuto 58 anni.
Ciò che la
morte di Pino abbia significato per Douglas lo si può solo
immaginare, ma non è difficile. Per 15 anni lui e Pino erano stati
compagni praticamente inseparabili. Erano stati profondamente e
pienamente intimi nella libertà illimitata di un’amicizia, rara
per Douglas,che fu senza limiti di sorta. Tra le più sgradite
malignità su Douglas – e anche una delle più azzardate e più
insensate – da essere facilmente smentite, pubblicate da
Aldington "... Ho sentito che sebbene Norman fosse a
Lisbona in quei giorni la sua autodifesa edonistica gli impedì
sempre di andare a trovare il suo miglior amico mentre stava morendo
a Lisbona durante la guerra; ma non avendo io mai sentito altro che
fatti raccontati, preferisco ritenere questa storia una calunnia"
Lui preferisce ritenerla una calunnia, ma lascia il lettore col
sospetto che sia la verità. Se in quegli ultimi giorni Douglas non
teneva la mano di Orioli non fu per mancanza ma per eccesso
d'affetto. Di ciò si può essere certi sebbene lui non
l'abbia mai ammesso. Non bisogna comunque dimenticare che Carlo,
pressoché un figlio adottato, fu sempre con Orioli fino alla fine.
E se anche Douglas avesse avuto un forte desiderio di stare col suo
vecchio amico non si sarebbe mai intromesso nella loro relazione.
Per un uomo che aveva attivamente detestato il solo pensiero della
morte, il suo documentare con rispetto la morte di amici non fu una
brutta cosa. Aveva assistito parecchi di coloro che gli furono
vicini, al loro capezzale, in qualsiasi momento fossero morti. Aveva
conosciuto la sua e la loro impotenza. "Qualsiasi altro
nemico può essere ignorato, o comprato o scansato o schiacciato
totalmente. Ma c'è un dannato spettro che bussa alla porta e non
aspetta che tu dici: 'Avanti'. Odioso!"
Hogg (? ndr),
come è dimostrato, non partì per Londra fino al 5 gennaio da
quando Orioli era morto e fu sepolto. Douglas non potette andare con
Hogg e non seppe mai dove e come abbia vissuto. Dovette provare una
estrema malinconia per alcuni giorni. Poi ebbe un colpo di fortuna e
riuscì a prenotare un volo aereo per Londra.
Ci piace
comunque pensare che neppure sul letto di morte Orioli abbia rinnegato le
parole scritte anni prima a chiusura delle sue
"avventure": "
E io? Come
ho passato i miei giorni?- si chiede l’Orioli.
Bene
o male? Domande difficili. Ma sulla riva di quel Naviglio esse mi si
presentavano alla mente mio malgrado.
Non
ebbi mai cinquantamila lire da dare ai miei parenti, questo è certo; ma
quanto al resto... Che importa agli altri. Bene o male che io l’abbia
spesa, non mi dispiacerebbe di rivivere questa vita.
ULTIMA NOVITA'
|
|