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Piazza
Monti | Una scoperta
archeologica |
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foto della chiesa Santa Maria e Sacro Cuore |
|Ricerche sull'anima di Alfonsine |
La chiesa Santa Maria Questo
sito è ideato e gestito interamente
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Alfonso I° Calcagnini investì, nel 1488, 10.000 scudi per avviare la
bonifica delle valli che si trovavano dove ora sorge il comune di
Alfonsine. Per queste opere si avvalse di lavoratori di Fusignano, ma anche del Ferrarese
e del Ravennate. Alfonso
I° Calcagnini con suo fratello Borso fecero costruire abitazioni e
capanni riempendo di abitanti quei luoghi vuoti. Nel 1520, dopo il
determinante “Breve di Papa Leone X”, assegnarono la giurisdizione ecclesiastica al loro cugino più famoso Mons. Celio Calcagnini, famoso letterato del XVI sec., che, per uno
speciale privilegio canonico della cattedrale di Ferrara era stato nominato arciprete di
Fusignano e Rettore (così veniva chiamato il parroco) delle Alfonsine, da Ippolito III d’Este,
arcivescovo di Ferrara e cardinale italiano, figlio di Ercole I
d'Este,
Duca di Modena e Ferrara, In questo modo i Calcagnini e gli Este sottraevano alla
chiesa ravennate e ai signori di Ravenna i diritti su quei territori. Naturalmente Celio Calcagnini, che aveva ben altri compiti più importanti e
impegnativi, mai si sognò di recarsi in queste terre. A lui interessavano
solo le prebende e i guadagni che gli spettavano di diritto. E per
amministrare tali entrate aveva incaricato un suo uomo di fiducia tale
Alphonso Paulutio, come amministratore, fattore, che all'epoca veniva
definito 'tutore'.
Fu così che probabilmente tale Alphonso Paulutio ristrutturò e
migliorò il primo Oratorio, e siccome cominciavano anche a nascere
bambini, installò un battistero. Volendo che fosse chiaro a tutti che lui
era l'amministratore di quella parrocchia di Alfonsine per conto di Celio
Calcagnini, fece scrivere sul basamento ortogonale del battistero in marmo
di Istria: 'Alphonso Paulutio tutore'. Poi nel 1540 quella chiesa fu ingrandita dai nipoti di Alfonso 1° Calcagnini, i conti Alfonso II e Teofilo II, figli di Tommaso I° Calcagnini e Costanza Rangoni, con altre due navate e con un altare maggiore e altri 5 altari. Nella facciata della chiesa posero, in marmo travertino, la seguente epigrafe ALPHONSUS.
ET. THEOPHILUS. CAL (Alfonso e Teofilo Calcagnini, fratelli, conti e signori del territorio leonino, il tempio della Beata Vergine, di diritto patronato della loro famiglia, dalle fondamenta eressero l'anno 1540)
Qui i Calcagnini parlano di Territorio Leonino perché nel 1519 erano stati investiti di questa carica da Leone X, che aveva imposta quel nome a quelle terre.
Il battistero rimase ancora in uso, forse fino alla fine dell'800
quando la chiesa fu progressivamente rifatta, poi andò in qualche modo
distrutto e rifatto, o lo fu a causa delle distruzioni della
'Settimana Rossa'. Sta di fatto che nelle foto anni ’30 il battistero
non ha più quel basamento ortogonale originario. Così il basamento ottagonale della colonna che reggeva il primo battistero, che pur aveva subito una frattura ed era stato poi sostituito e dimenticato in qualche magazzino della nuova chiesa, finché...
Elenco dei rettori (parroci), economi spirituali e arcipreti della Chiesa Santa Maria in Alfonsine Celio
Calcagnini, 1522-1540; don Matteo Orsini, 1606; don Marco
Lega, 1607-1617; Ceramica in rilievo decorata su maiolica che si trova nella chiesa della Madonna delle Grazie di Alfonsine. E' pressoché uguale a quella del Santuario del Madonna del Bosco, sempre ad Alfonsine Questa
è una ceramica forse del '600 ancora esposta nell'attuale chiesa
parrocchiale Santa Maria di Alfonsine. Durante "Settimana
Rossa" (clicca su "Settimana Rossa" se vuoi
saperne di più) subì
alcuni spari nel tentativo di distruzione da parte dei manifestanti. I
colpi lasciarono segni ancora visibili, ma la formella di maiolica non si
ruppe. Questo fatto divenne una leggenda alfonsinese. I
beni in dotazione alla Chiesa Santa Maria La chiesa fu dotata di due poderi detti uno la Preta posto nella via Raspona, e l'altro la Marina situato in via Borse. Nei primi tempi si facevano pagare alcune decime, un'imposta dovuta al clero che consisteva in un decimo del raccolto o del reddito di altra attività. tali imposte cessarono ben presto. In seguito i parroci ottennero il diritto di primizia. Fino a
tutto il '600 la chiesa rimase con una sola navata, ma poiché era troppo piccola
rispetto alla cresciuta popolazione, la chiesa Santa Maria
delle Grazie venne ulteriormente ampliata nel 1744, con l'aggiunta di due
navate laterali. un clic per ingrandire l'immagine Questa immagine della Chiesa Santa Maria è tratta da un affresco trovato nella casa dei Conti Samaritani in via Mameli ad Alfonsine, dell' '800. Essa
rappresenta la Chiesa tra il 1809 (la posa della croce è del 22 ottobre
di quell'anno) e 1825
(anno di posa delle campane, che nel disegno non appaiono ancora). L'affresco fu recuperato da Marino Marini, noto imprenditore di Alfonsine, prima che la casa venisse abbattuta, e fu collocato nella Casa di Vincenzo Monti dove lo si può ancora vedere. La chiesa a tre navate ha la facciata rivolta verso "lo Stradone" (oggi Corso Garibaldi). Così era posizionata la Chiesa Santa Maria rispetto al piazzale agli inizi dell’‘800. A sinistra si nota la "violina" la piccola via che portava verso la rampa del fiume Senio (all'epoca via Giordano Bruno). La croce è quella attualmente posta all'ingresso del nuovo cimitero, ed era stata donata nel 1809 da Paolo Massaroli: si tratta di una croce in travertino precedentemente appartenuta ai frati cappuccini di Bagnacavallo. Vicino alla chiesa, fin dal 1600 circa, sorgeva un'infermeria chiamata
"lazzaretto" sorta in occasione delle epidemie di
peste e colera. Descrizione
della chiesa Santa Maria "In questa chiesa vi sono nove altari. Il maggiore è consacrato a M.V. delle Grazie, titolare della chiesa. A
sinistra vedesi: Nella
parte destra hannovi tre altari: Mirabile è poi il Crocefisso, da Francesco Samaritani nel 1722 fatto cavare da un tronco di vite con maestria singolare. In questa
chiesa vi sono le seguenti confraternite che vestono la cappa; Le confraternite alfonsinesi possedevano anticamente molti fondi lasciati loro da un Girolamo Montanari da Bagnacavallo detto Fabbri dall'arte di ferraio che eserceva. Nel testamento di questo pio trovansi nominate cinque confraternite in que' tempi esistenti nella parrocchiale di Alfonsine: queste erano quelle del S. Sacramento, della Madonna del Rosario, di S. Antonio da Padova, del Suffragio, e del Santo Nome di Dio. S'ignora se quest'ultime due vestissero cappa, certa cosa è però che in appresso vennero concentrate nelle prime tre i beni delle quali accomunaronsi assieme. Nel piano anteriore della chiesa da lato sinistro si trova una grande croce di marmo, già de' Cappuccini di Bagnacavallo, che Paolo Massaroli ivi fe' innalzare a sue spese addì 22 Ottobre 1809. un clic per ingrandire l'immagine
La nuova chiesa Santa Maria iniziata nel 1868 e terminata nel 1879 che andò poi distrutta nel 1945 con la guerra La nuova chiesa fu fondata nel 1868 mentre era Economo Sp. don Giuseppe Massaroli, morto poi a Bagnacavallo Arciprete della Pieve. Costò la somma di L. 120.000, terminata solo all'esterno e ancora grezza all'interno, rimasta così per mancanza di fondi. Il governo ordinò poi la chiusura della vecchia chiesa, pericolante, che era rimasta in funzione attaccata alla nuova. In questa mappa del 1838 si nota in nero la parte della vecchia chiesa che sarebbe stata abbattuta nel 1879. Il progetto fu utilizzati a partire dal 1868. Nel 1879 fu fatto un secondo appalto per abbattere la chiesa vecchia, fare una sacrestia e un selciato nella nuova chiesa per potervi entrare. Tutto ciò durò fino al 1881 quando il 12 maggio fu nominato Rettore il reverendo Don Gianbattista Ricci Bitti, il quale in undici anni pagò la somma di 60.000 lire. Con quei soldi costruì la sacrestia, l'ancona della Madonna, intonacò le navate, costruì gli altari, il coro, i confessionali e tutto l'arredo interno. Morto Ricci Bitti nel 1893 lo sostituì per quell'anno un economo don Paolo Scioni, e quindi il Rettore Don Antonio Costa dal 1893 fino al 1903. Fu quest'ultimo a completare la chiesa nuova spendendo 30.000 lire e facendo costruire la canonica e il teatro con altre 20.000 lire. In un Pro Memoria (raccolto da Adis Pasi) datato Alfonsine 9 giugno 1913 e firmato da Paolo Randi si chiede il saldo dei debiti contratti per i lavori finali: "Don Antonio Costa
venne rettore ad Alfonsine nel 1893 e col pieno consenso del suo vescovo iniziò
subito i seguenti lavori, cioè: ... entrò signore ed uscì coi soli panni che aveva indosso, e ai 27 febbraio 1908 fu costretto a rinunziare alla parrocchia compianto da tutti.
(Anno 1884). La chiesa era stata girata di 90° verso la nuova piazza nel 1874. Si nota l'orologio del campanile. La canonica non è ancora costruita. Nel 1898, a destra della chiesa, fu costruita la canonica. un clic o un tocco per ingrandire l'immagine (Anno 1910) Il piazzale della chiesa con la nuova canonica (1898). Di passaggio un gruppo di bersaglieri in bicicletta. In estate ogni anno ad Alfonsine stanziava un reparto dell'esercito italiano, che si sistemava nei locali del Foro Annonario. Gli ufficiali nel Palazzo Lanconelli, nel piazzale della chiesa. un
clic o un tocco per ingrandire l'immagine (Anno 1914) Il davanti
della chiesa durante la 'settimana rossa', un clic o un tocco per ingrandire l'immagine Anno 1925: piazzale
della chiesa. Si nota il primo negozio della canonica con vendita di
Macchine per cucire, ricamo e maglieria di N. Pescarini (Natale Pescarini). un clic o un tocco per ingrandire l'immagine
Anno 1926: quattro
ragazze alfonsinesi nel piazzale della chiesa. da sinistra Vincenzina
Lucci, Lella Poletti, Linda Lucci, Federica Contessi. Nello sfondo si
notano i due negozi della canonica, quello di tessuti della Tangana, (Ida
Bruni, sposata Faccani), e
quello di ferramenta di Montanari (Marlèn), già di Cesare Baldi. A destra il portone
d'ingresso al cortile della chiesa e al teatro parrocchiale. un clic o un tocco per ingrandire l'immagine Nel lato sul piazzale presenta solo qualche cambiamento dal 1910 al 1930, con la conversione di alcune camere a negozi: il primo era il negozio di tessuti d’la Tangàna (Ida Bruni sposata
Faccani), che fino agli anni ‘20 era stato di Natale Pescarini con vendita di oli e macchine da cucire. Poi c’era il negozio di ferramenta
d’Marlén (già di Cesare Baldi). Nell’angolo c’era l'ingresso al cortile interno della Canonica dove c'era il campanile e il teatro parrocchiale. Sul lato
successivo del piazzale si incontrava la casa di Ennio Salvatori, con due negozi: il primo dell’orologiaio
Zannoni, e il secondo del barbiere ‘Brasulina’. A seguire casa Lanconelli (dove abitavano in affitto varie famiglie tra le quali quella del fotografo Luciano Tazzari con la moglie maestra ..........) Don
Liverani Da sinistra in prima fila: e prit d'Marlén Don Montanari, Don Serafino Servidei, zio di Lorenzo Servidei, maestro e capo DC nel dopoguerra, Don Liverani arciprete di Alfonsine, Don Giovanni Bianchedi, fu spretato perché ebbe un figlio da una parrocchiana, ma continuò a vivere in paese portando la veste da prete, Maria Mirri, madre di Sidney, ricchi possidenti alfonsinesi. Da sinistra fila dietro: Antonio Pattuelli (sacrestano fino ai primi anni '60), Don Pirazzini, detto e prit d'Stasiòl (sua nipote è la Pirazzini moglie di Natale Gregori), Lorenzo Servidei, maestro e capo DC nel dopoguerra, Alfeo Minarelli babbo del dott. Minarelli e di Santino. un clic o un tocco per ingrandire l'immagine Incontro
per aspiranti 9-12 luglio 1939. un clic o un tocco per ingrandire l'immagine (Anno 1930) Foto aerea del piazzale della chiesa |
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Due chiese nel dopoguerra Con la scelta di sviluppare il nuovo centro di Alfonsine alla sinistra del fiume Senio, l'arciprete Don Liverani decise di trasferire la chiesa nel paese nuovo, dove si iniziò la costruzione della chiesa parrocchiale Santa Maria, mentre nel paese vecchio sarebbe sorta la nuova chiesa parrocchiale del Sacro Cuore, sulle macerie della vecchia chiesa. Per qualche anno nell'immediato dopoguerra l'arciprete Don Liverani officiò la santa Messa con i cappellani Don Domenico Parmeggiani e, dal 1953, Don Dionisio Vittorietti, utilizzando la piccola canonica che era stata rapidamente edificata (foto sotto). A metà degli anni '50 fu inaugurata la nuova chiesa Santa Maria nel paese nuovo a sinistra del fiume Senio, che ebbe come arciprete Don Liverani stesso, mentre Don Vittorietti divenne parroco della nuova parrocchia del Sacro Cuore. Anno 1948. Piazzale della chiesa, A sinistra la costruzione che servì da chiesa fino alla metà degli anni '50, oggi canonica La chiesa
Santa Maria Con la decisione della nuova amministrazione comunale di ricostruire il paese nuovo alla sinistra del fiume Senio si pose il problema se ricostruirvi anche la nuova chiesa Santa Maria. L'arciprete don Liverani partecipò a questa decisione e decise che anche la nuova chiesa arcipretale sarebbe stata ricostruita nel nuovo centro. Così fu, se pur tra varie opposizioni che alla fine si scagliarono contro don Liverani stesso, per aver favorito tale soluzione. La sua decisione spaccò la comunità cattolica e produsse una serie di accuse, come quella di filocomunismo. Particolare del progetto Parolini-Vaccaro, per la ricostruzione dove si vede il progetto per la chiesa (1946) Dopo le fratture ideologiche verificatesi nella comunità alfonsinese, alla fine della predica della messa di Natale del 1949, quando si aprì l'Anno Santo 1950, gridò dall'altare:"Sia l'anno del grande ritorno, sia l'anno del grande perdono!" La rimozione di Don Liverani Alla lunga il vescovo Mons. Battaglia di Faenza fu costretto a decidere la rimozione di don Liverani, che nel 1956 fu chiamato alla guida di una delle parrocchie del centro di Faenza. Obbedendo, don Liverani si permise di suggerire il nome del suo sostituto: don Carlo Marcucci. Il vescovo acconsentì. Don Carlo era il prete di Fusignano che aveva raccolto i morti partigiani dell'eccidio del Palazzone, e che aveva celebrato la messa di suffragio a cui tutta Fusignano aveva partecipato, manifestando un silenzioso, ma palpabile sdegno per quell'atrocità. un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle Don
Liverani all'inaugurazione delle scuole nel 1951 nella casa del Popolo Don Liverani benedice il cippo ai caduti della guerra (anni '50) un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle La
nuova canonica della chiesa S. Maria nel paese nuovo (primi anni '50). un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle (Anni '60) Panoramica del paese nuovo: la chiesa S. Maria si nota in primo piano un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle Chiesa S. Maria e Sezione del PCI (anni '50) un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle La nuova chiesa Santa Maria, posta nel paese nuovo (anno 2000) un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle
La nuova chiesa Santa Maria, posta nel paese nuovo (anno 2000)
La chiesa del Sacro Cuore Nel
1953 fu posta la prima pietra della chiesa del Sacro Cuore, ove sorgeva la
chiesa Santa Maria, distrutta durante la guerra. Nel 1956 fu inaugurata la
nuova chiesa del sacro Cuore e l'omonima parrocchia con a capo il nuovo
parroco Don Dionisio Vittorietti
Elenco dei parroci della chiesa Sacro Cuore di Alfonsine don Dionisio Vittorietti 1956-1975, parroco don Genesio Succi, 1976-2000, parroco don Renato Frappi, 2002- ..... un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle Nel 1953 fu posta la prima pietra della chiesa del Sacro Cuore
un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle Anno 1960: il piazzale
ricostruito con la chiesa del
Sacro Cuore, dopo che la chiesa Santa Maria fu ricostruita alla sinistra
del Senio nel paese nuovo. Anno 1960: foto aerea della piazza Monti e del piazzale della chiesa.
Anno 2000: chiesa del Sacro Cuore
un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle Anno 2000: chiesa del Sacro Cuore un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle Anno 2000: piazzale della chiesa del Sacro Cuore, col mercato del giovedì |
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