IL
PILASTRINO detto
"DELLE DUE MADONNE"
Nella toponomastica di Alfonsine esiste l'incrocio delle due Madonne,
dove esistevano due pilastrini,
anche se oggi ne è presente uno solo.
In uno era stata posta una Madonnina
bianca dalla famiglia Guerrini, proprietaria di quel terreno.
La
famiglia Guerrini era diretta da un "azdor", chiamato "é
zei Pirèn” perché era, in realtà, il figlio di una cugina,
rimasto orfano e messo nel brefotrofio di Lugo. Fu accolto nella
famiglia come un fratello. I giovani della famiglia, quando
tornavano dalle serate trascorse in giro con gli amici, dicevano loro, apparve più volte una visione di Madonna
bianca. In ricordo la famiglia Guerrini volle fare un pilastrino, al
crocicchio con una Madonna in rilievo di ceramica bianca.
Quel
pilastrino e la Madonna andarono distrutti nel 1944, nel periodo bellico e, quando venne
nel dopoguerra fu ricostruito, fu rimessa una seconda immagine della
Madonna bianca.
Le
donne dei Guerrini si impegnavano a comprare i cerini al mercato e le
ragazze dei Guerrini ricamavano "le grambialine” per la
Madonna.
La seconda Madonna del pilastrino Guerrini fu rubata, ma non
aveva valore.
Il
professore Adis Pasi fece mettere una bella Madonna in terracotta
antica. I ladri riportarono la seconda Madonna e rubarono la terza (di
valore).
Il
secondo pilastrino al crocevia delle due Madonne
era stato eretto
perché era stato ucciso un uomo durante una rissa, con una coltellata
al collo. La famiglia dell'uccisore non sopportava questo ricordo e lo
demoliva sempre, ogni volta che la famiglia dello ucciso lo
ricostruiva. Finché dopo il crollo avvenuto durante la guerra non fu più
ricostruito. (questa
versione si trova nell'opuscolo degli alunni di classe IV elem.
di via Reale a.s. 1981-82)
Un'altra
versione tratta dal libro i Guarè Gross de Fiunàz, di Girolamo
Guerrini a pag. 13) narra di un'altra immagine votiva posta dall'altra
parte della via Valeria sistemata sopra un gelso, in memoria di una
persona morta cadendo da quell'albero mentre raccoglieva le foglie per
i bachi da seta. In seguito il mezzadro Buldrini (Nicuola) abbattè il
gelso, poi piantò e ripiantò un altro albero, che si dice non abbia
mai attecchito, così l'immagine religiosa non fu più messa lì.
LE
QUATTRO NICCHIE PERDUTE
Presso la casa di Carolina Graziani, la terza casa dopo
la chiesa di Fiumazzo a destra venendo dalla chiesa (casa
che adesso non c'è più perché demolita) era stata posta a ricordo
di una giovane pastora caduta da una finestra l'immagine
di una Sacra Famiglia in terracotta del '700, che fu poi
rubata nel 1979.
All'incrocio delle Cinque Vie a Fiumazzo, una volta detto anche "di S.
Pietro", dove c'era l'osteria c'era una nicchia con dentro l'immagine di S. Antonio.
"Per
la festa di S. Antonio, 17 gennaio, - si legge nella ricerca degli
alunni di IV el. 1982 - moriva sempre qualcuno
accoltellato, perché le persone facevano baldoria, si ubriacavano e
litigavano. Una sera venne ucciso un certo Betti".
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