Questo
pilastrino si trova nel cortile di una casa vicina a Casa Monti:
quella che nel 1982 era abitata da Alex Testi, un ragazzino della
classe IV della Scuola
elementare di via Reale nell'A.S. 1981-82. che scrisse su una
loro ricerca di gruppo, a cui va tutto
il merito di
questa scoperta,:"...
questo
pilastrino era stato posto dove era stato colpito a morte il servitore
della famiglia che abitava nella casa natale di Vincenzo Monti al
Passetto".
L'EPISODIO
STORICO DELL'OMICIDIO
La famiglia Bagnara
abitava nella casa natale di Vincenzo Monti, che aveva acquistato da
un nipote del Monti, Giovanni Monti, il quale dopo essersi
allontanato dalla Romagna, la vendette nel 1822 al sig. Cassiano
Bagnara, che fu poi ereditata dal figlio Giovanni sposato con Lucia
Garavini.
Alle 8 della sera del
20 novembre del 1862 avvenne la tragedia: il figlio
di Giovanni, Cassiano Bagnara, fu bloccato sull'uscio di casa per
farsi consegnare i trenta scudi vinti alla tombola di S. Pietro in
laguna, a Faenza.
Tratto
da
"Le Ultime Notizie", Corte d'Assise di Ravenna anno 1866
"Due
sconosciuti che gli appuntarono contro i loro fucili e gli chiesero il
denaro.
Disse Cassiano che si prendessero quello che aveva, ma gli
risposero che ci volevano migliaia di scudi. Cassiano più spaventato
soggiunse che seco lui entrassero in casa, che suo padre avrebbe dato
tutto il denaro che possedeva. Fu spinto da quei due ribaldi verso la
porta. Fu obbligato di battere ad una finestra e di farsi da essa
consegnare il denaro. La famiglia inconsapevole dell'insidia spedì il
servitore Gian Maria Marabini ad aprirgli la porta, ma tosto uno dei
malfattori dipartitosi dall'assalto, l’investì col fucile, ed
impegnatosi seco lui in breve lotta venne l’infelice Marabini fatto
segno di una esplosione nel petto, per la quale immerso nel proprio
sangue cadeva al suolo, e dopo brevi ore aveva spenta la vita.
Cassiano Bagnara lasciato per un istante da entrambi gli assalitori
cercava scampo nella fuga, ma era egli pure colpito dai proiettili di
una seconda esplosione nel braccio destro sì gravemente che dopo due
giorni non ostante i soccorsi dell'arte salutare, cadeva estinto. I
grassatori allora per l'allarme della famiglia e dei vicini si
allontanarono dalla casa Bagnara, nella quale avevano lasciato traccie
sì sanguinose e funeste dell'infruttuoso tentativo della loro cupida
nequizia”.
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Lapide
posta a sinistra dell’ingresso principale nella chiesa cimiteriale
di Alfonsine che ricorda la famiglia Bagnara
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La
casa dove si trovava il capitello era un tempo a due piani,
- si
legge in un’altra pagina del libretto ciclostilato della ricerca
fatta dalla classe IV -
"... ma
con la guerra subì dei danni e la padrona la fece rimanere solo ad un
piano. La padrona si chiamava Benedetti Maria la chiamavano Gigina.
Era secca, vestita sempre di nero perché le era morto un figlio ed
era ben curata. Vendeva fiori e ai vicini nuovi glieli offriva. Suo
marito faceva il fabbro, si chiamava Cappelli Domenico ed è morto 20
anni fa.”
Il
capitello fu
depredato dell’immagine della Madonna. Era di terracotta, fu rubata il
primo aprile 1981.
Fu
rifatta una copia che è quella attualmente presente (2020)
Il
disegnino e la descrizione della riproduzione fatta dagli alunni
indica che si tratta di una copia dell'immagine classica della Madonna
del Bosco.
"...
Sul fondo azzurro vi sono fregi di color ruggine chiaro, foglie di quercia. La Madonna ed il
Bambino hanno la corona in testa; la donna è vestita di blu, il bimbo ha i capelli biondi ed
è nudo. In basso c'è un angelo biondo con le ali blu. La tavoletta
ha forma ottagonale con otto lati. L'espressione della Madonna triste,
smorta, stanca..."
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La
prima immagine venerata nel santuario della
Madonna del Bosco
Ceramica
in basso-rilievo decorata su maiolica, anteriore al 1714
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