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Alfonsine

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I teatri e cinema alfonsinesi dall'800 ad oggi

 

Nell'900 Il Teatro
Cinema Aurora (sei qui)

Il Teatro
Cinema del Corso

Il cinema parrocchiale 
(scheda in costruzione)
Il teatro parrocchiale "Monti" 
(scheda in costruzione)
Il cinema Gulliver (scheda in costruzione)

Il cinema “Aurora”: un mito alfonsinese

Nato e distrutto tre volte

 

Il cinema è quel posto dove gli umani del ventesimo secolo si incontravano per sognare. Il cinema è un posto sacro come un tempio. Ad Alfonsine il cino era sempre pieno di rumore, fumo e bucce di arachidi. Nelle prime file c'erano i teppisti, in galleria gli aspiranti tali e gli innamorati, in mezzo ci stavano i gruppi di amici che si davano la voce, nelle ultime file c'erano tutti gli altri.

E poi THE END, si accendono le luci ed è tutto finito

 È al cinema (e per fortuna non soltanto al cinema) che varie generazioni di alfonsinesi hanno imparato a sognare e a pensare che le cose potevano anche andare in un'altra maniera. Se il bisogno di trasformare la realtà ha ancora un qualche senso, credo lo si debba in buona parte al cinema. 

La storia del cinema ‘Aurora’ è la storia del ‘900 alfonsinese

Tutto cominciò alla fine dell’800, quando un possidente terriero e uomo di spicco in paese Eugenio Gessi, in società con Sebastiano Santoni, decise di costruire un teatro-cinematografo, tra i primi a nascere in Romagna, un primato per Alfonsine. 

Lo fece costruire tutto in legno da un falegname di nome Antonio Calderoni, e la gente lo chiamò amichevolmente ‘e baracò’, il baraccone.  
(vedasi 'teatro Calderoni
cliccando o toccando qui o nel Sommario)

Era situato nella piazza principale la Piazza Monti e aveva forma ottagonale. Poi fu ben presto trasferito in via Carraretto Venturi. Lì si andava la domenica a vedere le storie e le comiche in pellicola muta. Quando il fascismo andò al potere ci furono notevoli divergenze tra alcuni della famiglia Gessi e i fascisti locali. 

I fratelli Giacomo e Beno Gessi, figli di Eugenio, insieme al cognato Ferruccio Mossotti ebbero uno scontro duro con i capi del partito fascista di Alfonsine.

Questi nelle figure di Abele Faccani segretario del partito fascista di alfonsine e di Sasdelli Romildo, fermarono Ferruccio Mossotti e i suoi cognati Mino e Beno Gessi: nella concitazione partì un colpo dalla rivoltella del camerata Sasdelli, fondatore del partito fascista ad Alfonsine, che si conficcò nella gamba del suo segretario politico Abele Faccani. 

Era il 20 luglio 1923. 

Abele Faccani incolpò Beno e Giacomo Gessi, il quale dichiarò nel processo che non era stato il suo revolver a colpire Abele.

Dopo due mesi di detenzione dei fratelli Gessi furono messi in libertà provvisoria, con l'invito a non risiedere ad Alfonsine.

Il 9 settembre del 1923

La scarcerazione di Beno e Mino Gessi non piacque ai fascisti locali. Essi si sfogarono prendendo di mira il teatro-cinema di Eugenio Gessi, che subì una prima irruzione il 9 settembre del 1923 (era in programma il drammone Pia de’ Tolomei). Alcuni squadristi della sala cinematografica affollata salirono sul palco e spararono diversi colpi di pistola a scopo intimidatorio. 

Le pallottole che sibilarono sopra la testa degli spettatori. (I due noti squadristi furono individuati da un'indagine dei carabinieri: Amadei Ferdinando e Baccarini Antonio, che subirono solo la sospensione per sei mesi dal Partito Fascista). Tra il pubblico fu il panico. Nel fuggi-fuggi generale, il tentativo concitato all’uscita di scavalcare una rete col filo spinato fece sì che in molti si ferirono, tra i quali cinque donne e anche un bambino di 8 anni. 

Gertrude Antonellini 
sposata Taddei

Il giorno dopo una donna Taddei Geltrude, nata Antonellini, fece pubblicamente in piazza Monti il nome dei fascisti che avevano sparato. Per questo venne subito schiaffeggiata e malmenata da Romildo Sasdelli, membro di spicco del direttorio del fascio alfonsinese. 

In dicembre del 1923 al processo i fratelli Gessi furono scagionati per mancanza di prove. Uno dopo l'altro rientrarono in paese. 

Il 4 gennaio 1924

Sparsasi la voce della loro scarcerazione,  gli squadristi si scagliarono ancora contro il cinema "Baracò" e lo incendiarono completamente. 

Eugenio Gessi

 

 

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e baracò dopo l'incendio del 1924
(un click o un tocco per avere l'ingrandimento)

 

Mino Gessi 
(clicca o tocca per saperne di più)

 

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Il cippo in Francia che ricorda Giacomo Gessi

(un click o un tocco per avere l'ingrandimento)

 

Il 2 marzo del 1924

Dopo un mese di continue minacce e provocazioni, oltre che aggressioni, i nuovi episodi violenti sfociarono in un conflitto a fuoco nel centro di Alfonsine tra Mino Gessi, da poco sfuggito a un’imboscata nel Borgo Gallina-Seganti, ( e per questo andava in giro armato), e Abele Faccani, istigato dal fratello Giuseppe. Era un pomeriggio del 2 marzo 1924, quando Mino Gessi, recatosi alla tabaccheria Graziani, sotto i portici a ridosso dell’argine del Senio, nel paese vecchio, fu aggredito dai fratelli Faccani. Malmenato e quasi sopraffatto dalle botte, estrasse la pistola e ferì Abele e il fratello. Sanguinante, fuggì, e fu costretto alla latitanza, quindi all’emigrazione politica nel sud della Francia. (Antifascista conseguente, verrà consegnato ai tedeschi dai collaborazionisti francesi e finito in un forno nel lager di Dachau il 6 febbraio 1945).

Mentre Giuseppe Faccani si rimise dal colpo di rivoltella al polmone, Abele morì dopo due settimane, all’ospedale di Bologna, per infezione alla ferita da arma da fuoco. 

 

La descrizione dettagliata della foto del 'baracò' incendiato

L’origine del nome del cinema Aurora

Passata la fase repressiva del fascismo contro la sua famiglia, Eugenio Gessi, che non poté più vedere il proprio figlio Mino, condannato in contumacia a 24 anni, non si diede per vinto e nel 1926 fece ricostruire il cinema-teatro. Lo chiamò "Aurora" non si sa se facesse riferimento alla nave ribelle che avviò la rivoluzione russa nell’ottobre del 1917, sparando il colpo che diede il segnale per la conquista del Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, o se fosse un auspicio per una nuova era fuori dal fascismo. 

Per aggirare le ire dei fascisti l’iniziativa fu realizzata a nome di una cooperativa proprietari, un gruppo di artigiani amici del Gessi, mentre in realtà era lui il finanziatore unico dell’operazione. 

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La popolazione manifestò la propria solidarietà frequentandolo immediatamente.

Il teatro Aurora da una foto aerea del 1938

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L'unica  foto del cinema Aurora 
nel Lazzaretto

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Il teatro Aurora da una foto aerea del 1938

Orchestra  Cinema Aurora

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Da sinistra: Armando Galletti marito della Jolanda, Alvaro Calderoni, Vittorio Pagani (Vittorio d'Stevan), Caravita (?), in piedi (?) al contrabbasso, seduto Menotti al violino, Libero Dragoni alla batteria (Libero d'Bagatèn), in piedi Ettore Gessi babbo di Marcello Gessi, seduto Ottorino Cairoli al violino (Turò d'Campanèn) , in piedi Luigi Calderoni (al trombone), seduto Enea Faccani al violino (Enea d'Pirlinbec) babbo di Fino Faccani, Mario Bonetti al violino, babbo di Enzo e della Giuliana, moglie di Tumiatti e mamma dei Tumiatti, (?).

 

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Aurora contro Corso

I fascisti intanto tenevano feste e veglioni in una nuova costruzione in Corso Garibaldi, che chiamavano Cinema ‘Littorio’. In realtà era un cinema teatro costruito dai fratelli Minarelli (Tereo e Luigi).  La sorte di entrambi i cinema fu quella terribile di tutto il paese: ai primi di febbraio del 1945 i tedeschi fecero abbattere con cariche esplosive tutto il paese a destra del Senio.

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Un veglione al cinema del Corso

(disegno di Tullio Samaritani)

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Il cinema del Corso prima della guerra

(disegno di Tullio Samaritani)

La terza rinascita nel dopoguerra

 

L'Aurora rinacque dalle macerie una terza volta quando nel 1947 un altro dei figli di Eugenio Gessi, Ottorino, reduce e partigiano della 28° Brigata Garibaldi di Bulow, decise di  far rinascere il cinema di suo padre, su sollecitazione della nuova giunta social-comunista.

Ottorino Gessi (1922-2006) nel 2006

Affrontò la ricostruzione dell’Aurora, questa volta nella zona nuova, alla sinistra del fiume Senio, in base al Piano di Ricostruzione progettato, a nome della nuova amministrazione social-comunista, dal famoso architetto Giuseppe Vaccaro. 

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Il cinema Aurora nel 1950
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Con la guerra fredda ormai in atto, attorno alla questione cinema si venne a riproporre una nuova divisione politica. 

Un primo documento dell'ottobre 1946

Si ha notizia di una lettera prefettizia inviata ai fratelli Minarelli Tereo e Luigi, che avendo licenza di gestire un cinema-teatro fin da prima della guerra ("Teatro del Corso"), avevano chiesto di costruire un teatro in Destra Senio. Si sa che avevano improvvisato nell'immediato dopoguerra proiezioni cinematografiche nel cortiletto di fianco al caffé (che avevano aperto e che sarà poi gestito da loro stessi fino agli anni '60). 
La lettera citata in questo documento del C.C. negava ai Minarelli il permesso di costruire un teatro-cinema, e probabilmente li richiamava a cessare le proiezioni, non avendo il nullaosta del Comune. Va detto che nello stesso periodo il Sig. Armando Polli aveva iniziato a gestire proiezioni cinematografiche nel casone delle macchine in via Tranvia, nella sinistra Senio.

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Un secondo documento 
del 29 dicembre 1946

Ecco qui di seguito un ordine del giorno approvato all'unanimità dal C.C., in cui si approva l'idea di favorire nel Centro di Alfonsine la nascita di un nuovo Teatro-cinema.

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Dice anche che la Giunta ha interpellato l'attuale conduttore del cinema (quello in via Tranvia improvvisato nel mese immediato alla fine della guerra) sig. Polli "ed altri che per il passato espressero il desiderio di costruire tale edificio. A talora le proposte del sig. Polli sono quelle che maggiormente si conciliano con le esigenze della cittadinanza".

Inoltre "si attendono le proposte di quanti vorranno intraprendere detta iniziativa".
Forse il sig. Ottorino Gessi, che sarà poi colui che costruirà il Cinema Aurora, aveva già avanzato qualche proposta.

Un terzo documento del 7 aprile 1947

è la delibera del Consiglio Comunale del 5 aprile 1947, che impegnava il comune a non permettere, per almeno tre anni di aggiungere un altro locale del genere, come d'altra parte prevedeva il Piano di Ricostruzione.

N° 60  "Realizzazione del piano di ricostruzione degli abitanti di questo Comune.
Convenzione per ricostruzione di un cinema teatro.

 

Pubblicata il 6 aprile 1947
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 L'ordine del giorno reca

Il Consiglio Comunale

Vista la deliberazione Consigliare n° 45 in data 22-XII-1946 (vedi foto sopra ndr) vistata dalla Prefettura il 10 2 1947 con n° 1723 Dir IV relativa alla costruzione di un Cinema Teatro,
Visto che la costruzione di detto Teatro deve rispondere alle norme stabilite dal piano di ricostruzione degli abitati di questo Comune, reso esecutivo dal competente Ministero dei Lavori Pubblici con Decreto in data 29 7 1946 N° 1543 Div XIX, 
Visto che in ottemperanza a quanto stabilito dalla deliberazione sopracitata questa Amministrazione ha dato larga diffusione all'avviso concernente la presentazione delle domande per la costruzione del Cinema-Teatro previsto dal piano di ricostruzione, 
Tenuto presente che il citato avviso è stato pure pubblicato in fogli annuari legali della Provincia n° 23 e 30,
Visto che il sig. Gessi Ottorino è stato l'unico a presentare il progetto.
Visto che la Commissione Tecnica Comunale ha ritenuto detto progetto rispondente alle norme stabilite dal piano di ricostruzione e alle esigenze locali;
Considerato che l'iniziativa privata, sollecitata da questa amministrazione alla costruzione di un nuovo Cinema-Teatro, ha dato palese dimostrazione di indifferenza,
Tenuto che trattasi di opera di vasta mole e conseguentemente di vasto impiego di mezzi finanziari

Visto che questa Amministrazione onde ottenere la realizzazione del piano di ricostruzione non ha potuto derogare dall'inserimento delle clausole contenute nello schema di convenzione che forma parte integrante e sostanziale della presente deliberazione.
A voti unanimi espressi per alzata di mano,

Delibera

1) di approvare la seguente convenzione per la costruzione di un Cinema Teatro da stipularsi fra questo Comune e il sig. Gessi Ottorino, domiciliato e residente in Alfonsine proprietario del progetto Motto T.A, progetto già ritenuto dalla Commissione Tecnico Comunale conforme alle norme stabilite dal piano di ricostruzione e rispondente alle esigenze locali
a) il Comune di Alfonsine alienerà l'area destinata alla costruzione del Cinema Teatro ai proprietari del progetto Motto T.A. al prezzo che sarà convenuto tra le parti. La compravendita sarà stipulata non appenaq avrà avuto l'approvazione dell'autorità tutoria.
b) I proprietari del progetto Motto T.A. dovranno costruire su detta area il Cinema Teatro come dal progetto stesso e con le variazioni che eventualmente saranno suggerite dalla Commissione aggiudicatrice del Concorso.
c) La costruzione sarà effettuata gradualmente:
Il primo blocco comprendente la parte del palcoscenico antistante la platea di una profondità di m. 3, il golfo mistico della capacità di 40-50 orchestrali, la sala platea della capacità di circa 1000 posti, un vestibolo comprensivo di guardaroba, servizio bar e altri proservizi, tutte le strutture della galleria entro l'anno 1947. Il secondo blocco comprendente la galleria con relativi servizi entro l'anno 1949. Il terzo blocco comprendente l'atrio e il caffé bar entro l'anno 1951. Il quarto blocco comprendente il palcoscenico con relative attrezzature entro l'anno 1954.
d) La costruzione resta subordinata alla condizione che il Comune si impegni a non far concedere nuove licenze per la costruzione o gestione di cinema teatri oltre quelli oggi esistenti e a revocare la licenza attualmente intestata al sig. Polli Armando e ciò al momento della fine della concessione del capannone sito in via Borse a condizioni che il sig. Polli Armando non usufruisca attualmente della licenza dell'ex Cinema Aurora, nel qual caso non dovrà essergli lasciato un nullaosta per altra licenza. Altresì il Comune si impegna a non concedere permessi o a approvare domande per la costruzione nel suo territorio, escluso s'intende le frazioni lontane dal centro urbano, di locali ad uso Cinema Teatro.
Il divieto di concedere nuovi licenze e permessi di costruzione cui sopra cesserà due anni dopo il primo spettacolo che sarà dato nel costruendo cinema.
I permessi e le licenze per spettacoli all'aperto (arene) non potranno essere volturati a persone diverse dagli eventuali intestatari, inoltre non potranno essere concesse nuove licenze per spettacoli all'aperto e nel caso che quelli attualmente scadano non potranno essere usufruiti in alcun modo e ciò fino alla scadenza del termine di due anni dopo il primo spettacolo che sarà dato nel costruendo cinema teatro, sotto comminatoria dei danni di cui ai patti.
e) Di converso il Comune a richiesta del proprietario del progetto Motto T.A. deve concedere ai medesimi licenza per spettacoli all'aperto, nonchè per ballo.
f) Qualora siano concessi prima della scadenza dei predetti due anni nuove licenze per gestione nel Comune di Alfonsine di cinema o teatro ovvero siano effettuate costruzioni di fabbricati da adibirsi a uso cinema o teatro, il Comune di Alfonsine sarà tenuto al risarcimento dei danni che risentiranno per tali fatti i proprietari del progetto Motto T.A. e valutati in un miglione (sic!) di lire per ogni anno di esclusività prevista dalla presente convenzione
g) ......................
tenuto ai proprietari non appena inizieranno ....  di costruzione

 

h) Nell'ipotesi che la costruzione iniziata sia abbandonata per fatto e colpa dei proprietari prima che sia ultimato il primo blocco, questi saranno soggetti a una penalità a favore del Comune di L. 500.000 (cinquecentomila) oltre che alla perdita del terreno.
i) Nell'ipotesi invece che costruito il primo blocco i proprietari non completeranno per loro fatto e colpa la costruzione degli altri blocchi nei modi ...ni di cui sopra incorreranno in una penalità di L. 200.000 (duecentomila) in favore del Comune
l) Nell'ipotesi che l'inadempimento sia soltanto parziali e cioè riguardi il termine entro cui ciascun blocco deve essere ultimato la penalità resterà ma commutata a L. 5.000 per ogni mese di ritardo sino ad un massimo di penalità di L. 200.000 (duecentomila). In caso di pagamento di penalità per il ritardo costruzione di un blocco, i termini per la costruzione dei blocchi successivi restano prorogati di un tempo uguale a quello del ritardo soggetto alla penalità. La somma prevista sulle penalità di cui alle lettere i) e l), all'atto dell'eventuale versamento sarà subordinata al valore  monetario corrente ...  del versamento stesso.
m) i termini fissati col patto terzo per la costruzione di ciascun blocco restano posticipati di un anno per ciascuno qualora la presente convenzione sia perfezionata con l'approvazione tutoria entro il mese di marzo 1947.
n) Il Comune avrà diritto per tre volte l'anno dell'uso gratuito del Cinema Teatro costruendo nei modi e nei tre giorni da convenirsi di comune accordo.
o) I proprietari del progetto Motto T.A. avranno la facoltà di cedere a terzi i diritti ed gli obblighi oggetto della presente convenzione
p) Nel caso che la costruzione iniziata o terminata in parte debba essere sospesa  o comunque non sia concessa l'autorizzazione per il suo uso a cinema teatro da parte dell'autorità competente, il Comune si impegna a risarcire i danni incontrati dai proprietari del progetto Motto T.A., sempre che tale divieto non dipenda da difetti relativi alla costruzione stessa.
Il presente verbale è stato letto ed approvato dal Consiglio in seduta stante.

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Il cinema Aurora nel 1951 
L’inaugurazione c'era stata il 10 febbraio 1948 (o 47?)

Delibera del C.C. per l'alienazione del terreno per la costruzione del Cinema Teatro Aurora.

Vendita di un appezzamento di terreno al Sig. Gessi Ottorino pubblicata il 28 4 1948.

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In questa delibera c'è qualcosa che non quadra, perché risulta che nel dicembre 1947 accadde un gravissimo incidente sul lavoro durante l'intonacatura interna del cinema che era già quasi terminato. Morirono due operai per la caduta di un'impalcatura.

Inoltre il primo blocco della costruzione doveva essere fatta entro il 1947 per delibera comunale.
Come è possibile che abbiano stipulato la vendita del terreno solo nell'aprile del 1948?


L'ordine del giorno reca:


Il Consiglio Comunale


Vista la domanda del sig. Gessi Ottorino con la quale chiede la cessione di area di proprietà Comunale di mq. 3430 esistente nel nuovo centro per la costruzione di un Teatro;
Tenuto presente che la costruzione del Teatro è prevista dal piano di ricostruzione degli abitati di questo Comune approvato con Decreto Ministeriale 29-7-1946 N°1543 Div XIX;
Visto che il prezzo per la cessione dell'area attorno alla piazza principale e per il Teatro è stata stabilito in L. 120 al mq. su conforme avviso del dipendente Ufficio Tecnico;
Con voti unanimi espressi per alzata di mano:

Delibera

1) di vendere al Sig. Gessi Ottorino l'appezzamento di terreno esistente nel nuovo centro di Alfonsine della superficie di mq. 3430 ed al prezzo complessivo di L. 411.600.
2) di autorizzare il Sindaco a stipulare il contratto.
3) di porre a carico dell'acquirente le spese di stipulazione, registrazione e conseguenti.
4) di investire il ricavato della vendita nell'acquisto di titoli di rendita dello Stato intestati al Comune.

Ma allora quando iniziò e terminò la costruzione del cinema Aurora, e quando fu inaugurato?

Il cinema fu inaugurato il 10 febbraio 1948 
(ma non ho ancora il documento da cui sia stata rilevata tale data, e neppure di che anno)
ma la delibera di vendita del terreno fu del 28 aprile del 1948 (!?!)

Un fatto nuovo e uno scontro che durò un anno, contro la costruzione del nuovo Cinema Corso in Destra Senio

La decisione del Consiglio Comunale venne scavalcata grazie ai potenti appoggi in chiave politica nazionale, ottenuti dal noto industriale alfonsinese Marino Marini, che stava riavviando rilancio della fabbrica di suo padre Giuseppe. 

La famiglia dei Marini, nonostante la tragica scomparsa del capostipite, prelevato e ucciso il 5 maggio del 1945, con altri tre alfonsinesi, da una banda di presunti partigiani, aveva deciso di investire di nuovo in Alfonsine, anche per amore verso il proprio paese, mantenendo la struttura produttiva di macchinari stradali, e inoltre riattivando il vecchio cinema Corso. 

Fu proprio Marino Marini a premere su Prefettura e Governo per avere il permesso, per conto di suo suocero Ernesto Contessi che si era associato ai vecchi gestori del cinema Corso di destra Senio i fratelli Minarelli, di adibire, sistemare e adattare una delle poche costruzioni rimaste in piedi in corso Garibaldi, il vecchio magazzino dei Maré, a uso cinema.  

Lo scontro fu durissimo e si ripropose, con una certa forzatura, la contrapposizione che, durante il fascismo, c’era stata fra il cinema del Corso e il vecchio cinema “Aurora”. 

La realizzazione di avviare un secondo cinema, richiesta fatta da Ernesto Contessi genero di Marino Marini, fu presentata alla cittadinanza come uno sfregio al piano di ricostruzione e alle scelte democratiche della prima amministrazione di sinistra del dopoguerra, (per ottenerlo il Prefetto di Ravenna il 12 maggio 1949 commissariò, per alcuni mesi l’amministrazione comunale, solo su questa questione ).               
 VEDASI DOCUMENTO
"Giunta d'Intesa Social-Comunista" di Alfonsine nel 1949, PUBBLICATO SOTTO.

Un documento pubblicato dalla Giunta d'Intesa Social-Comunista di Alfonsine nel 1949 

Estratto dal documento qui sotto >

 

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29-30-31 marzo 1953 era in programmazione il film "Luci della ribalta" con Charlie Chaplin al Cinema Aurora.
In piazza Gramsci c'era una manifestazione politica contro la cosiddetta 
"Legge truffa" di De Gasperi, approvata proprio il 29 marzo 1953 

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I militanti dei partiti di sinistra (socialisti e comunisti), al governo del paese di Alfonsine, invitarono la gente a non frequentare il cinema Corso, ma solo l’Aurora. Dall’altro lato i Marini, con una mossa spiazzante, diedero in gestione il cinema a una cooperativa di operai della loro fabbrica.

Ci vollero diversi anni, ma anche tale contrapposizione ideologico-cinematografica andò attenuandosi, fino al punto che i Marini stessi diedero la gestione del Corso, dopo che la cooperativa operai, non ce la fece più, al sig. Errani di Savarna, un ex-partigiano a cui fino ad allora era stato dato in gestione il cinema Aurora. Così il Corso e l’Aurora vennero gestiti entrambi dall'Errani.

 Infine quando Errani lasciò, nel 1980, più nessuno osò continuare tale attività e le due sale rimasero abbandonate, finché l’Aurora fu trasformato in negozi e appartamenti e il Corso in Pasticceria, Pizzeria e piccolo supermarket Conad, poi solo in Hotel, pizzeria ristorante da Nick e un negozio.

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Egidio Errani

 

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Il cinema Aurora negli anni '60
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La foto qui sopra la scattò Domenico Guerrini poco prima che abbattessero il teatro Aurora. Maurizio Zoli aveva pensato di salvarlo, ma quando andò nell'atrio del teatro per estrarlo dal muro i muratori l'avevano quasi distrutto completamente. Comunque si sappia che un " pezzo " del Teatro Aurora sopravvive ancora dentro al Gulliver: - è la macchina del cinema - e lo schermo fo usato per anni nel Drive-In, in piazza Resistenza   
Quel disegno affrescato sull'ingresso del Cinema Aurora era stato realizzato ad opera di importanti emergenti pittori romagnoli: Ruffini di Mezzano, Folli di Massalombarda e Verlicchi di Fusignano

Ottorino Gessi, scomparso nel 2006, aveva sempre auspicato che fosse messa all’ingresso dell’attuale edificio una targa commemorativa dedicata al vecchio Cinema Aurora.

RACCOLTA DI RIFLESSIONI SUI CINEMA DI ALFONSINE

Loris Pattuelli

Il Cinema Aurora era sempre pieno di rumore, fumo e bucce di arachidi. Nelle prime file c'erano i teppisti, in galleria gli aspiranti tali e gli innamorati, in mezzo ci stavano i gruppi di amici che si davano la voce, nelle ultime file c'erano tutti gli altri.
Il cinema (e cino) è quel posto dove gli umani del ventesimo secolo si incontravano per sognare. Il cinema è un posto sacro come un tempio, ed è anche un qualche cosa di terribilmente fragile come le pagine di un libro o le ali di una farfalla.
Cosa direbbero i cattolici se la loro chiesa fosse trasformata in un sexy shop? Cosa direbbero i musulmani se la loro moschea fosse trasformata in una porcilaia? Cosa direbbero gli ebrei se la loro sinagoga fosse trasformata in una centrale termoelettrica.
Noi abbiamo trasformato il Cinema Aurora in una specie di galleria piena di negozi ed appartamenti.
Siamo moderni, siamo geniali, siamo distratti? No, siamo un’altra cosa, eccetera, eccetera.
La chiusura del Cinema Aurora è un atto di barbarie che ancora non sono riuscito a digerire.
È al Cinema (e cino) che i miei compaesani hanno imparato a sognare e a pensare che questo mondo potesse anche cambiare.

Gianni Contessi

Tutte le volte che iniziavano le prime scene del film Western, caposaldo del Sabato sera, appena appariva il nostro eroe di turno, Casianì Morigi , esclamava <BEL OM ! > , e il GI' - Geminiani, con alle spalle una vita da birocciaio, ribadiva <BEL CAVAL ! > . Risate per tutto il teatro! 
Da notare che generalmente i posti dove ci si sedeva, erano quasi sempre gli stessi, attorno avevi sempre gli stessi personaggi.
Sempre a proposito di strafalcioni al cinema Aurora: una sera proiettavano il film "L'anno scorso a Marienbad ", film a livello alto, ma molto lento. Durante una scena notturna con poca luce, inquadrano una protagonista che, sola sola, si aggirava all'interno di un grande giardino con diversi vialetti. 
Dopo un lungo temporeggiare della scena, Renato è barbir, dalla platea, esclamò forte: chi ca lè la zerca un post par caghè ! 
E venne giù il teatro !

Negli anni ruggenti della nostra gioventù seguivamo i vari fenomeni di sviluppo, emancipazione e di costume dei giovani di tutta europa, ma con un occhio di riguardo ai cugini francesi .
Quando al cinema Aurora proiettarono "Peccatori in blue jeans", ci fu una marea di giovani che riempirono la sala, tanta era l'aspettativa e l'attesa di quel film.
Era una domenica del 1958 e, per me, fu il 1° film v.m.14 che vidi.
Nel contempo al Corso proiettavano "Bravados". Con il nostro consueto gruppo, eravamo usi ad andare sempre tutti assieme. Ebbene, data la rivalità esistente fra il Teatro Corso (identificato con "La MARINI officine") e l'Aurora, ci fu un nostro amico con il padre alla Marini, che andò a vedere Bravados e, dopo la visione, sostenne per mesi, e contro tutti, che lui aveva visto un film più bello del nostro.

Giancarlo Argelli

I mitici film del sabato sera, doppia proiezione un western e uno di arti marziali e... tanto tanto fumo, andavo a casa con i vestiti che puzzavano di fumo

Gianni Bonafè

E vogliamo mettere le due, se non ricordo male, signore che vendevano brustole, lupini, cece americano tutto l'anno e carrube e mistocchine in autunno/inverno, davanti al Corso? 
Mentre davanti all'Aurora c'erano i mitici Paganini e Tenore. 
Paganini con il suo carretto e il più tecnologico Tenor con il suo Ape attrezzato. 
A Longastrino invece anche io ho avuto da bambino l'onore di vendere quelle delizie davanti al cinema quando andavo a trovare i nonni. Infatti lo zio di mio padre "Rafichi" aveva un fornitissimo banchetto.

Aurora Bedeschi

La Burdona!!!! Vendeva anche al mistuchen, le caldarroste e le castagne bollite che così pubblicizzava : tabech ! Avnen che aio' la balusa bela chelda!! 
E si soffiava sulle mani semicoperte da mezzi guanti neri. Che risate!


Domenico Guerrini

ognuno di noi conserva almeno un ricordo di un momento vissuto al cinema: un bacio in galleria, i pipistrelli "veri " che zigzagavano nel fumo durante i film di Dracula, le battute della gente, le discussioni nell'intervallo, ecc. 
In quanti abbiamo sognato ad occhi aperti di attraversare quel confine di plastica e diventare il protagonista che si abbandona tra le braccia di Senta Berger in " l'Amante dell'Orsa Maggiore " o Charles Bronson nei " Magnifici Sette ", e tutti questi ricordi assieme sono una storia, la nostra storia, che attraversando la soglia del Teatro Aurora mostrava la sua anima di comunità, forse un po' più solidale e tollerante di oggi.

Enzo Donati Donati

Quando si andava al cinema Aurora si rideva, ci si incontrava con altre persone, si parlava del più e del meno. Uscendo e andando al bar Fiocchi (nominato Montecitorio) si incontravano i vari anziani anarchici che discutevano di politica e i personaggi bizzarri che rallegravano la serata con le loro zirudele e i loro fatti. 
Bei tempi quelli di allora .Ora la TV ci ha chiuso in casa e sdraiati in poltrona e non ci si stacca più, come i nostri deputati.

Luciano Lucci

Nel 1984 l'ARCI Provinciale di Ravenna, nella figura del suo presidente Stefano Giunchi, con cui avevamo collaborato (io, Loris Pattuelli e altri, sotto il nome Touareg Production) a varie iniziative ad Alfonsine e Ravenna, su nostro suggerimento contattò il Comune di Alfonsine nella persona dell'Assessore alla Cultura Giovanni Zanzi per verificare la possibilità di prendere in gestione il cinema Aurora da anni in disuso. 
L'idea era di creare nella parte della galleria un centro giovani e nella parte della platea riaprire un'attività cinematografica. Si valutarono le spese di investimento che erano nell'ordine di circa 400 milioni di lire per l'acquisto e forse altrettanti per le ristrutturazioni e investimenti. Il Comune sembrò interessato e per qualche mese le cose sembravano fattibili, perché c'era in cantiere la vendita dell'ex-macello comunale, che avrebbe permesso un'entrata sostanziosa. 
Ma nel giro di pochi giorni tutto cambiò e l'Assessore Zanzi ci informò che il Comune aveva deciso di fare un Centro Giovani e un Cinema ex-novo: era il progetto che poi si tradusse nel “Gulliver”. 
    Lì fu la morte definitiva del cinema Aurora. 
     Vent'anni dopo, per vicissitudini varie, conobbi e diventai amico di Ottorino Gessi, un ricco possidente degli anni del primo dopoguerra ed ex-partigiano, ormai trasferitosi a Bologna dal 1956: era colui che aveva costruito il Cinema Aurora nel 1948, e dopo averlo gestito per qualche anno lo aveva poi venduto. Il Gessi ormai ultra ottantenne mi disse che la trasformazione dell'Aurora in negozi, uffici e appartamenti era stato per lui un colpo al cuore, e mi disse che nessuno lo aveva interpellato, ma se fosse successo lui si sarebbe sicuramente impegnato economicamente per un suo rilancio. 
Fu per un soffio che l'Aurora non poté rinascere.

Ma il problema è sempre quello delle scelte della politica locale: invece di scegliere di ri-vitalizzare Piazza Gramsci si scelse di puntare su Piazza della Resistenza, così piazza Gramsci è diventata sempre più triste (a parte le "estati in piazza" inventate da Zanzi, a cui va comunque dato questo merito). 
E la storia si è ripetuta e si ripeterà con la questione dell'ex-mercato coperto.

Serve una visione nuova di come sviluppare la bella Alfonsine

 

 

Nell'800

Il Teatro Camerani

La sala Massaroli

Il Teatro Calderoni (e baracò)

Nell'900 Il Teatro
Cinema Aurora
(sei qui)

Il Teatro
Cinema del Corso

Il cinema parrocchiale 
(scheda in costruzione)
Il teatro parrocchiale "Monti" 
(scheda in costruzione)
Il cinema Gulliver (scheda in costruzione)

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