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Ricerche sull'anima di Alfonsine | Piazza Monti | Il Piazzale della Chiesa |
A spass par la piaza e la viulèna Piazza Monti 1939: quel buco bianco e vuoto è la nostra anima di Loris Pattuelli e Luciano Lucci nel
1885...
nel 1901...
nel 1939
In piazza si tenevano tutte le feste comandate, la domenica c’era il mercato, e ogni tanto si poteva sentire anche la banda cittadina. In piazza si svolgevano quasi tutte le attività: spacci, drogherie, osterie, caffé, locande, barbieri, macellai, verniciatori di carrozze, negozi di tessuti, ferramenta, officine di meccanici di biciclette, moto, riparazioni e noleggio auto. Sulla piazza si affacciavano la chiesa, il municipio, le pescherie. In piazza c’erano anche il Credito Romagnolo e la Cassa di Risparmio di Ravenna, la farmacia Lugaresi; poco distante il Circolo Cittadino, il mercato del bestiame con le stalle, che ospitavano anche i bovari, i venditori ambulanti e i viandanti, con i loro cavalli e birocci.
Di fianco al Municipio fu costruita la Casa del Fascio nel 1929.
Nell’aprile del 1945 i tedeschi decisero di minare tutte le case alla destra del Senio, per avere visibilità totale verso Sud dove c’erano le truppe inglesi, canadesi e del nuovo esercito italiano (Cremona). Fu risparmiata una fila di case, ancora oggi visibili e tutta la via Roma, perché, si dice, i tedeschi finirono le bombe o non arrivarono in tempo.
Ma diversi bombardamenti aerei americani avevano già colpito la chiesa, e un'incursione aerea alleata aveva distrutto la Villa Marini (di Maré), dove era insediato il comando tedesco. Quasi nulla è rimasto, ma in mezzo alla via detta un tempo "la viuléna", tra la chiesa e l’albergo "Al Gallo", una lapide è rimasta intatta. Il ricordo va alla breve vita della Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi (1849). Vi si legge "qui fu piantato l’albero della libertà nel 1849". Andò male... Ci riprovarono di nuovo nel giugno del 1914 gli alfonsinesi, anarchici, socialisti e repubblicani di nuovo in piazza, e fu la rivolta della Settimana Rossa, con comizi infuocati e l’incendio della Pretura, che coinvolse l’archivio e parte del Municipio. Fu saccheggiata la Chiesa e i magazzini dei ricchi proprietari di Alfonsine. Riandò male... 1922: durante le scorribande delle squadracce di Italo Balbo, fu incendiato il circolo dei socialisti e alcune botteghe della Viuléna. Il repubblicano Peo Bertoni fu ucciso dai fascisti, sull’argine del fiume. Tempi duri... 1924: sotto i portici della viuléna il segretario del Fascio Abele Faccani e il fratello aggredirono Mino Gessi. Per difendersi il Gessi sparò e ferì a morte il Faccani, poi fuggì in Francia ma non tornò più. Morì a Dachau nel 1945 catturato dai nazisti. Tempi bui... 1943: caduta del fascismo. Nella piazza i primi partigiani incendiarono la Casa del Fascio, per festeggiare la caduta di Mussolini. Andò un po’ meglio... 1945: tra le macerie della piazza, la gente festeggiò la liberazione dall’esercito tedesco e dai fascisti. Passando per piazza Monti, se ci si fa caso, si può sentire ancora l’odore delle antiche rivolte sapientemente mescolato a quello delle tagliatelle e cappelletti dell’albergo "Al Gallo". Da bravi alfonsinesi, non sarebbe male se ogni tanto ci ricordassimo di fare un bel respirone, se ci convincessimo che è proprio così che, come dicono i jazzisti, body and soul - il corpo e l’anima incominciano a fare amicizia. Piazza bella piazza ci passò una lepre pazza Vorremmo ricordarti di ricordare che il presente, il passato e il futuro abitano dentro di noi. Sempre. Noi siamo contemporanei degli dei e dei nostri pronipoti. La storia siamo noi. Certo. Ricordi la bella canzone di Francesco De Gregori? Ma noi siamo anche una sconfinata geografia dell’anima. Siamo fatti con la stessa materia dei sogni, diceva Shakespeare. Qui vorremmo raccontarti qualcosa della vecchia piazza di Alfonsine, specialmente adesso che si sono avviati piccoli passi di ristrutturazione. Ma niente paura, non ti tormenteremo con la nostalgia, non ti faremo sospirare con alcuna identità etnica alfonsinese. La città di Alfonsine è un organismo vivente e, come tutti gli organismi viventi, essa non può certo sottrarsi ai cambiamenti. Per quel che ci riguarda, niente mai dovrebbe rimanere sempre uguale a se stesso. La staticità è segno di morte, mentre la vita è cambiamento. Nel divenire, ci piace pensare, risiedono le nostre radici e la nostra più profonda identità. Ma non sempre e comunque. Spesso è in un recentissimo passato che le nostre anime amano sonnecchiare, spesso è in un futuro anche troppo remoto che i nostri sogni si vanno a rinfrescare. E tornando a piazza Monti e alla sua prossima restaurazione, lasciaci dire che non crediamo proprio di essere i soli a sentirci parte in causa. Ricordi il vecchio slogan kennediano I care (mi riguarda)? La vita del mio paese mi riguarda. I care - mi riguarda: questo noi oggi vogliamo dirti. C’è una vecchia canzone popolare che fa così... "piazza bella piazza ci passò una lepre pazza"... la lepre pazza siamo noi. E in piazza (agorà) ci dovrebbe essere sempre posto per tutti, non solo per gli assessori e i geometri del Comune. Ma davvero dopo le orribili distruzioni della guerra e le orribili ricostruzioni del dopoguerra piazza Monti non può più permettersi il lusso di un’altra rinascita?
Piazza Monti come potrebbe essere. Sette proposte, sette (fatte nel 2003) La domanda essenziale è: quale ruolo può avere uno spazio come quello di Piazza Monti oggi... e nel futuro? L’idea che ci pare vincente è la polifunzionalità degli spazi, cioè la possibilità di adattarli per vari scopi; quindi non una struttura rigida, ma camaleontica: un luogo per passeggiare e chiaccherare, per famiglie e bambini, per adolescenti innamorati, per le serate estive, per il mercato, per le feste. PROPOSTA 1 Togliere il parcheggio e spostare il monumento a Vincenzo Monti Il parcheggio per auto e moto va eliminato dalla piazza in estate e, nel resto dell’anno, almeno nei giorni festivi. Il monumento al poeta alfonsinese Vincenzo Monti va spostato, poiché, per la sua piccola dimensione e fattura, non può essere valorizzato in una così grande piazza, anzi appare antiestetico. I tedeschi, prima della fuga, distrussero quasi tutta le costruzioni attorno. Ma la piazza, essendo uno spazio vuoto, non potette essere distrutta. Negli anni ‘60 però una metà della vecchia piazza fu riempita con un giardinetto pubblico. Si spera che a nessuno venga in mente di riempire anche il resto: la piazza per definizione deve essere un vuoto, occorre togliere e non aggiungere, abituarsi all’assenza. PROPOSTA 2 Togliere l’asfalto dalla piazza e dalle strade che la contornano, riscoprendo il vecchio ciotolano. Per prima cosa occorrerà togliere l’asfalto, riutilizzando il ciotolato che c’era prima (dovrebbe essere ancora lì sotto), o inserendone uno nuovo, ma simile a quello documentato nel dettaglio della foto sotto. Questo vale sia per le strade che girano attorno alla piazza che per la piazza stessa, anche se prima questa era in terra battuta. Riportare alla luce ciò che è rimasto sepolto per 50 anni è affascinante come un film con Indiana Jones: una magia simile vale l’intera operazione. PROPOSTA 3 Rendere possibile e abitudinario il passeggio in piazza e lungo la "viuléna" La viuléna, via Giordano Bruno, poi via Abele Faccani, è il tratto di strada che va che dall’incrocio fino al ponte. Oggi questa via non ha neppure un nome ufficiale. Innanzitutto le va assegnata una targa col nome "la Viuléna". C’era un detto, che risaliva ai primi dell’ottocento, noto ancora fino agli anni ‘60 "mo’ va a spass int’la Viuléna", per dire vai a perder tempo, vai a passeggiare senza senso, o a perderti tra osterie, caffé... La viùlena è stata infatti da sempre la via dove c’erano osterie, locande, ristoranti, portici con botteghe varie. Vi si affacciava l’unica chiesa di Alfonsine e il passeggio domenicale dopo la messa, la fece diventare anche la "via dello struscio". PROPOSTA 4 (in parte realizzata dal Comune nel 2004) La nostra proposta era di lasciare intatti i marciapiedi della "Viulèna": ghiaino bianco pressato e rimettere i "pilastrini", ma...
I due marciapiedi che delimitano la viuléna erano in ghiaia bianca e segnati da più di un secolo dai passi dell’uomo; gli alberi, che li abbellivano in primavera, in estate offrivano i loro frutti ai bambini, se ancora sapevano arrampicarsi sui rami: insomma, andavano benissimo così. Il ghiaino in terra battuta era il bello della viuléna.
I pilastrini (nella foto sopra) della vecchia via sono stati ripristinati, anche se non esattamente della stessa forma e altezza di quelli originari. Chissà che i bambini non imparino a scavalcarli alla cavallina: un "percorso vita" PROPOSTA 5 Rivitalizzare il giardinetto pubblico In estate deve diventare uno spazio vivo, ritrovo per le famiglie, e durante le feste in piazza spazio per picnic o stand gastronomici all’aperto. Occorre perciò
Salvare il fontanone da abbandono e degrado (realizzata nel 2008) Un monumento senza radici, senza territorio, disambientato e nomade: sembra quasi che nessuno lo voglia. Questo monumento del 1874 fu collocato nella piazza Monti quando fu costruito il Municipio e la chiesa fu ristrutturata e messa con la facciata verso la piazza nuova, che fu intitolata a Vincenzo Monti.
Queste sono foto dei primi '900: il monumento della pigna si trovava davanti alle due palazzine delle Pescherie, più o meno dove si trova oggi. Il Municipio ha l'orologio, ma non ancora il balcone. Ma poiché l'acqua potabile nel sottosuolo della piazza non fu trovata in quegli anni, il monumento fu spostato presso le nuove scuole elementari, in corso Garibaldi.
Ma nella foto qui sopra che è la stessa pubblicata sopra è stata apportata un ritocco fotografico: il monumento è stato eliminato, ma si nota ancora l'impronta dovuta al ritocco, non del tutto perfetto. Essendo stato spostato davanti alle nuove scuole comunali di corso Garibaldi, il fotografo fece un ritocco al negativo della vecchia fotografia e ristampo le cartoline senza il monumento. Durante la guerra tra le macerie della distruzione, tra cui tutto l'edificio delle scuole comunali, rimase salvo solo il monumento. Rimase lì, tra le case popolari che furono costruite alla metà degli anni '50, fino a tutti gli anni '60, quando fu ricollocato nel giardinetto appena rifatto nella parte nord della vecchia Piazza Monti. Negli anni cinquanta quel monumento fu uno strumento primario di "iniziazione" all’adolescenza. Per dimostrare di essere finalmente "grandi" si doveva saltare a terra dalla parte alta del piedistallo... un salto nel vuoto di circa due metri. Come ogni iniziazione che si rispetti c’era la perdita di sangue e la ferita che segna il distacco dall’infanzia (le ginocchia sbucciate e le mani scartavetrate). E la meraviglia di sentire il corpo entrare in una nuova estasi per qualche secondo (la mancanza di gravità), il superare la paura del vuoto, e zac! la coscienza improvvisa che il vero equilibrio è nel movimento, piuttosto che nella staticità. Una rinnovata confidenza nel proprio sistema muscolare. Oggi 2008, dopo la nostra denuncia di abbandono e della necessità di una profonda manutenzione che pubblicammo nel 2003, il fontanone è stato restaurato. Nessuno l’ha mai visto funzionare come una fontana, e se è vero che la civiltà di un paese si misura da come accoglie i viandanti, le fontane ne sono un segno. È giunto il momento allora: dalla bocca di quelle tre misteriose maschere che scorra acqua fresca per i passanti, ma quest'ultima richiesta per ora non è ancora stata esaudita (dicembre 2009) PROPOSTA 6 Mettere una passerella (una passerella nel 2010?) La proposta che facemmo nel 2003 era di costruire una passerella per soli pedoni e ciclisti utilizzando i resti di due ponti Bailey: quello che si trova davanti al Museo del Senio e quello dismesso di Villanova. Il fascino di quei ponti, sia per i fatti storici che per l’estetica che esprimono, è inimitabile. Forse quella dei Bailey era troppo, e così batti e ribatti siamo riusciti ad ottenere di fare una passerella. OGGI DICEMBRE 2009 E' STATO FATTO IL PROGETTO E NEL BILANCIO 2010 ci sono i fondi per la realizzazione. Staremo a vedere. (16 dicembre 2009).
PROPOSTA 7 (realizzata in parte nel 2004) Riprogettare tutta l’illuminazione della piazza e della Viuléna: bisogna illuminare la nostra anima, così come i nostri piedi... La luce deve essere diffusa, ma non eccessiva, per gli innamorati è un fastidio.
Il
primo lampione era a gas, precedente il 1925 ed era collocato lungo
alcune vie di Alfonsine I resti si trovavano fino a pochi anni fa ancora nel magazzeno del Comune, presso il cimitero, ma pare siano spariti |
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