Piazza
Monti
dalla ricostruzione ad oggi
Il
problema impellente nell'immediato dopoguerra alfonsinese era quello delle numerose famiglie che si
trovavano senza casa.
Il mese di maggio era già trascorso, la liberazione d’Italia era
avvenuta e nel paese fremeva l’attività politica ed economica.
Piazza Monti
1945
(un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle)
Si
costituivano ogni giorno nuove cooperative, che andavano ad
aggiungersi a quelle dei muratori e dei braccianti, sopravvissute
persino al ventennio fascista.
Piazzale chiesa e Corso
Garibaldi 1945-46
(un click o un tocco sulle foto per avere ingrandimenti e scaricarle)
Il
nuovo piano di ricostruzione
Si
parlò subito della necessità di un piano regolatore, che consentisse
al paese di svilupparsi verso nord-est, perché a sud e a ovest era
stretto dai confini troppo vicini dei paesi limitrofi di Bagnacavallo
e Fusignano, oltre che Ravenna, che arrivavano a poche centinaia
di metri dalla piazza.
Nonostante l’evidenza di questa necessità,
quelli che abitavano a destra del fiume Senio si opponevano alla
realizzazione del piano regolatore: essi sostenevano la sua inutilità
in quanto esisteva già quello vecchio, per il quale non si doveva
spendere nulla. La prima
giunta alfonsinese, capeggiata dal primo sindaco Mario Cassani,
permise di varare e di realizzare il nuovo piano regolatore, che fu
approvato quasi all’unanimità del Consiglio Comunale, salvo i voti
contrari di Lurenz d’Caravit (Lorenzo Servidei), e di pochi altri
che si opponevano.
Il
centro del nuovo paese viene spostato alla sinistra del fiume Senio
Per
la vecchia Piazza Monti inizia un inesorabile declino.
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