Per la passionalità,
per il primato assegnato alla pratica rispetto alla teoria, per la capacità
di adattarsi in permanenza al mutare degli scenari politici. Repubblicano
nel 1908, segretario (1911) della Camera del Lavoro di Forlì, contrario
alla guerra di Libia nel 1911, nel 1913 diresse ad Ancona il settimanale
Lucifero, fu protagonista nel 1914 della "settimana rossa" di
Ancona, conobbe il carcere in compagnia di un altro romagnolo illustre:
Benito Mussolini che all’epoca frequentava, anch’egli, gli ambienti
dell’estrema sinistra e del movimento repubblicano.
Quale sia il repubblicanesimo predicato si può immaginare dalle sommosse
antimilitariste del 1911 e 1914, per la famosa "settimana rossa"
originata, come è noto, da un comizio antimilitarista tenuto il 7 giugno ad
Ancona da Enrico Malatesta e da Pietro Nenni; nonché dall'adesione dei
repubblicani all'anarchica Alleanza del Lavoro, avvenuta nel 1922 che diede
luogo all'uscita dal Partito di una non esigua minoranza di inscritti, ora
aggruppati attorno al manipolo di intellettuali facenti capo alla ravennate Italia
del Popolo e guidati dall'ex-on. Comandini.
Le simpatie che i
repubblicani non hanno mai negato di provare nei riguardi dell'anarchismo,
dei suoi uomini e dei suoi metodi, si spiega col riconoscere che una non
comune radice li ha espressi e li esprime: l'insurrezionismo, ereditato dai
rivoluzionari del sec. XIX, ma specialmente da Mazzini.
"Furono sette
giorni di febbre"
Furono sette giorni di
febbre" scriverà
più tardi Pietro Nenni,;durante i quali la rivoluzione sembrò
prendere consistenza di realtà, più per la vigliaccheria dei poteri
centrali e dei conservatori che per l'urto che saliva dal basso... Per la
prima volta forse in Italia colla adesione dei ferrovieri allo sciopero,
tutta la vita della nazione era paralizzata ".
Fu interventista
a fianco di Mussolini durante
la Grande Guerra
Fu
"interventista rivoluzionario" a fianco di Mussolini nella grande
guerra,
Nel 1919 fu tra i
fondatori del primo fascio di combattimento a Bologna.
Subito riconosciuta
nel fascismo la reazione, nel 1920 lasciò il Pri e nel 1921 divenne
socialista.
Le
strade di Nenni e di Mussolini si dividono
è
qui che le strade di Nenni e di Mussolini si dividono; Mussolini diventerà
il fondatore ed il capo indiscusso del fascismo, invece Nenni rimarrà
fedele al socialismo e sarà uno dei massimi esponente dell’antifascismo e
della democrazia e della sinistra italiana.
Nel 1922 colse nella
marcia su Roma il disvelamento della natura reazionaria della democrazia
borghese.
L’anno di adesione
di Nenni al PSI, il 1921, coincise con la scissione comunista di Livorno; ciò
fu una ferita aperta per tutta la vita dello statista socialista: per tutta
la vita cercò di rimarginare le ferite ed i danni che tale evento aveva
provocato nella democrazia e nella sinistra italiana.
Durante il ventennio fascista fu uno dei massimi dirigenti del
socialismo e dell’antifascismo italiano ed internazionale: dalla Spagna
alla Resistenza italiana la presenza di Nenni era sempre stata assidua e
sicuro punto di riferimento per tutti i democratici.
Si oppose però alla
fusione dei massimalisti con il Pcd'I e si battè per l'unità con i
riformisti di Turati.
Nel 1925 fondò con
Rosselli la rivista Quarto Stato. Emigrò poi a Parigi.
Durante la guerra di
Spagna nel 1936 fu commissario politico nelle Brigate Internazionali, e
combatté al fianco di democratici provenienti da tutto il mondo. E’
proprio a partire dall’esperienza spagnola che vennero poste le basi
dell’unità politica d’azione con i comunisti di Palmiro Togliatti.
Confinato a Ponza,
dopo la caduta del Duce andò a Roma e nel periodo della Resistenza assunse,
con Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e Lelio Basso la guida del PSI
finalmente riunificatosi con il nome di Partito Socialista di Unità
Proletaria (PSIUP)
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