| Alfonsine | Eventi vari |
|
Masetti a
cura di Luciano
Lucci lucci@racine.ra.it |
|
Augusto
Masetti, un
muratore di San Giovanni in Persiceto, soldato di leva matricola 30504, al momento di partire per la Libia,
nel piazzale della caserma Cialdini di Bologna, alle sei di mattina del 30
ottobre 1911, in un atto estremo di "insubordinazione con vie di fatto
verso superiore ufficiale", sparò col suo fucile di ordinanza addosso al
tenente colonnello cavalier Stroppa, che stava
parlando al reggimento schierato, istigando la truppa all'odio verso il
popolo libico. Il colonnello sarebbe stato dimesso dall'ospedale 20 giorni dopo,
in buone condizioni. Nell'aria risuonò: "Viva l'anarchia, abbasso l'esercito!"
|
||||||||||||||
Augusto Masetti, nel 1964 mentre è affacciato alla finestra di casa sua
|
|
||||||||||||||
"Fratelli, ribellatevi!", "Ho voluto vendicare i compagni che cadono in Africa", "Alla guerra deve andare il re, il generale Spingardi e i deputati e non mandare noi a conquistare della terra che i capitalisti andranno poi a sfruttare". Queste alcune delle frasi
pronunciate da Masetti (e "messe a verbale") mentre veniva
immobilizzato, isolato, ammanettato dai carabinieri che cercavano di zittirlo.
Correvano i tempi della guerra di Libia, e in Italia dilagava una "nuova
ubriacatura militaresca e imperialista" grazie anche al contributo
fondamentale della stampa borghese dell'epoca.
Augusto Masetti e la
settimana rossa.
Una
lettera del 1913 di Felice Vezzani Questa lettera è stata spedita all'autore di questo sito tramite allegato a una e-mail di un francese di nome Alain. La lettera del 1913 è di un pittore anarchico Felice Vezzani che era espatriato a Parigi per motivi politici. Fu inviata a Albert Laisant, (1873-1928), che arrivava in quei giorni a Parigi da Nizza. Laisant era un noto anarchico francese a cui il Gruppo Rivoluzionario Italiano di stanza a Parigi chiede di scrivere un articolo nella loro pubblicazione di un numero speciale a favore di Masetti, "inviando la vostra opinione sull'atto compiuto dal nostro compagno e la vostra adesione alla campagna intrapresa per la sua scarcerazione" (cliccare o toccare sulla foto per avere un ingrandimento e poterla leggere)
Ma l’agitazione per la liberazione di Masetti era inarrestabile e si ottenne che venisse trasferito nel manicomio civile di Imola (gennaio 1914). Sia il direttore del manicomio che gli infermieri (la cui lega aderì al comitato Pro Masetti), non credettero alla pazzia del degente. Il comitato chiese una nuova perizia che affermasse la "ritrovata" sanità mentale del Masetti, il Tribunale di Venezia accolse l’istanza ma fece trasferire il degente presso il manicomio di Brusegana (Padova), nominando due periti che tergiversavano affinché diminuisse l’attenzione nei confronti della vicenda. Non si voleva processarlo perché un pubblico dibattito avrebbe offerto all'opposizione il pretesto per una violenta campagna antimilitarista. Già al momento dell'attentato di Masetti al colonnello gli anarchici avevano affermato la loro solidarietà con Masetti, e Benito Mussolini, che dirigeva il giornale socialista di Forlì "Lotta di Classe", aveva esaltato il gesto del giovane bolognese. L'eco di quel fatto non si spense e continuarono a tenerlo vivo gli anarchici guidando una campagna per la liberazione di Masetti. Il comitato che
conduceva l'agitazione aveva sede a Bologna, presso la camera sindacale, e
Armando Borghi, che ne era il segretario, aveva un suo piano che spose con
chiarezza: "Trasformare la prima domenica di giugno, festa dello statuto,
in una giornata nazionale "pro Masetti"; se in quel giorno il governo
si macchierà di sangue, rispondere con lo sciopero generale ad oltranza".
Questa posizione non era condivisa da tutti i sindacalisti, e tanto meno dai
socialisti della Confederazione Generale del Lavoro. Infatti nessuna
disposizione venne data per uno sciopero generale che fu deciso solo dopo che la
triste previsione di Borghi si era avverata. Ma la fine dell’agitazione pro Masetti dopo la Settimana Rossa, la successiva partecipazione dell’Italia al conflitto mondiale, la rottura del fronte antimilitarista che aveva costituito i comitati (con molti personaggi di primo piano che passano improvvisamente nelle file dell’ interventismo), fecero dimenticare in fretta il caso Masetti. Approfittando della situazione, venne emessa la seconda perizia psichiatrica che lo considerò un soggetto socialmente pericoloso in quanto "mentalmente anormale". Tuttavia Masetti restò un simbolo per tanti giovani che scelsero di disertare la chiamata alle armi in occasione della I° guerra mondiale. Fu definivamente liberato nel 1932 Tornato nel manicomio di Imola, il degente poteva uscire abbastanza liberamente dalla struttura, fino a frequentare le riunioni serali degli anarchici organizzati nell’Unione Sindacale Imolese: a quel punto intervenne il sottoprefetto che chiese al direttore del manicomio un trattamento più adatto ad un malato mentale. Ciononostante nel 1919 Masetti fu dato in affidamento ad una famiglia imolese, riprese l’attività di muratore e nel 1932 venne definitivamente revocato l’ordine di ricovero. Nel frattempo si era creato una famiglia con l’imolese Concetta Pironi, vedova di guerra, dalla quale aveva avuto tre figli (Luisa, Cesare, Franco) Masetti restò però fedele ai suoi principi: nel settembre 1935 chiese di poter disertare le adunate del regime per la guerra d’Etiopia, venne subito incarcerato e quindi confinato per 5 anni a Thiesi (Sassari). Durante il trasferimento "dà prova di squilibrio mentale" e giunto a destinazione fu rinchiuso nel locale manicomio, dove restò circa tre mesi. Nel maggio 1940 poté ritornare a Imola. Fu nuovamente incarcerato il 13 settembre 1943, durante la retata operata dalle truppe naziste che presero possesso della città. L’11
settembre 1944 fu ucciso in combattimento il figlio Cesare, partigiano della 36°
Brigata Garibaldi. Ne uscì il
primo aprile 1945.
I carabinieri di Alfonsine
a cavallo, usciti per registrare i danni al circolo monarchico. Si nota la
scritta "viva Masetti abbasso l'esercito". In terra i resti del
biliardo, e dei quadri del Re e della Regina scaraventati giù dalla
finestra del primo piano.
(con un clic
o un tocco sulla foto si avrà un ottimo
ingrandimento) |
| Alfonsine | Eventi vari |