Alfonsine

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Intervento del sindaco di Alfonsine 
Camillo Garavini 
nella riunione di Giunta del 13 giugno 1914
dai "Verbali della Giunta Comunale di Alfonsine"  (archivio comunale)

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Un libro sulla Settimana Rossa alfonsinese
Quando Alfonsine 
divenne famosa
(scritto da Luciano Lucci)

Verbale della Giunta Comunale di Alfonsine 
riunita il 13 GIUGNO 1914

a commento degli avvenimenti dei giorni della rivolta ad Alfonsine

 

Il Sindaco Camillo Garavini:

“Con l’animo ancora sotto la triste impressione degli eccessi cui si diè in questi giorni il nostro popolo, vi ho adunati d’urgenza per intenderci su tutti quei provvedimenti da adottare perché la vita pubblica ed amministrativa paralizzata per un momento non abbi ad arrestarsi oltre. È a voi noto come per protesta contro gli eccidi di Ancona, dalla Confederazione del Lavoro, dalla direzione del Partito Socialista, fosse stato proclamato lo sciopero generale per giovedì lì corrente, e tutto faceva sperare che tale proposta si fosse svolta in modo dignitoso, sereno e civile. Ma Alfonsine doveva dare il triste spettacolo di lasciarsi andare ad eccessi inqualificabili e che subito stigmatizzammo senza poter intervenire a porre un freno, giacché la folla non sentiva più la parola suadente, non sentiva più la voce del dovere, inculcato dai buoni. Come avviene in simili casi, il malvagio aveva preso il sopravvento ed insieme a questo non mancarono nemici giurati all'Amministrazione attuale a ricorrere a mezzi estremi ed assistemmo impotenti alla distruzione della Chiesa, della Pretura, del nostro Palazzo Comunale, alle interruzioni delle comunicazioni telegrafiche, telefoniche e ferroviarie.

 In assenza del Delegato e della forza pubblica che si erano volontariamente bloccati in caserrna, ogni nostro tentativo riusciva vano e fummo financo minacciati per aver biasimato gli atti vandalici ed inconsulti che la folla commetteva.

E il nostro Palazzo Comunale colpito nel suo cuore (l'Archivio e la segreteria) ardeva, senza poter ottenere aiuto da noi per mancandza di pompe, che d'altra parte i più rivoltosi non ci avrebbero lasciato adoperare, anche se fossero venute da Ravenna, ove invano facemmo appello, giacché a Porta S. Biagio l'Autorità Militare non consentì che il nostro emissario entrasse; insieme al nostro Segretario Avv. Samarelli con suo figlio Pasquale, il Capo Ufficio Massaroli, il Rag. Melandri ed altri pochi cittadini riuscimmo attraverso le fiamme a strappare al fuoco tutti gli atti dello Stato Civile e parte dell'Ufficio di Ragioneria; si potè poi salvare interamente l'esattoria comunale, la posta, il telegrafo. A questi vada il plauso dell'Amministrazione!

Abbiamo constatato la distruzione di tanti atti, di tanti documenti e, diciamolo pure, di tante nostre fatiche di due anni di amministrazione ed appena ottenemmo ristabilito l'ordine pubblico pensammo ad installare un ufficio provvisorio nei locali delle Scuole Elementari dove oggi vi ho convocati...”  

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