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| Alfonsine| Eventi vari |
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Testimonianza
di
Aldo Razzani (1898-1978) |
Un libro sulla Settimana Rossa alfonsinese
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TESTIMONIANZA
SULLA SETTIMANA ROSSA NELLE ROMAGNE: (Nota di redazione: L'episodio del generale Agliardi si svolse non a Cesenatico ma a Savio, mentre il generale si dirigeva Cesenatico su due carri trainati da cavalli, con sei ufficiali di cui due di Marina. Risulta strana pertanto la testimonianza qui raccolta, o non si trattava del generale Agliardi, che tra l'altro l'intervistato non nomina mai, oppure si fa riferimento al blocco che incontrò a Cervia, per cui tornò verso Savio, oppure Aldo Rizzani ha fatto un po' di confusione) di Paolo Fornaciari (trovata su Internet da Luciano Lucci e qui inserita) Leggendo in Critique communiste n.5/1976 un articolo di Mandel sulla dinamica del dualismo di poteri in fase prerivoluzionaria trovai un esempio storico: a Cesenatico, durante la Settimana rossa, nel 1914, era stato arrestato un generale. Il livello dello scontro sociale era tale insomma che il comitato di sciopero si era tramutato de facto in comitato insurrezionale, sino a giungere al punto di bloccare ed incarcerare un esponente altissimo delle forze del potere. Mi trovavo per l'appunto a Cesenatico per le feste natalizie presso il nonno paterno della mia compagna Daria. Il vecchio Aldo Razzani aveva allora 78 anni; provetto tornitore in ferro, lavorava ancora, pur senza l'alacrità di un tempo, nella officina sotto casa. Me lo ricordo seduto al tavolo del soggiorno con mio figlio Brando sulle ginocchia: sgranocchiavano insieme frutta secca. Entrai annunciandogli trionfale l'annuncio della scoperta: «Ma lo sa nonno cosa c'è scritto su questa rivista francese, che a Cesenatico nel '14 è stato arrestato un generale?». Mi ribatté, con tono tra lo scontato e quasi l'infastidito «Lo so ben sì, che l'ho arrestato io!» Stupefatto, incuriosito ed eccitato lo pregai di raccontarmi ogni cosa e mi misi a scrivere. Ho ritrovato quella trascrizione quasi stenografica oggi, 19 anni dopo, e merita pubblicarla. Dunque, il nostro vecchio nonno all'epoca della Settimana rossa, nell'agosto 1914, era un giovane rivoluzionario di sedici anni: era socialista. C'era lo sciopero. il vetturino Gentili Bruto era precettato di solito dai carabinieri ogni volta che c'era bisogno di trasportare qualcuno, o carabinieri o imputati. Era repubblicano, ma aveva fatto un contratto coi carabinieri. La compagnia col generale era venuta a fare i tiri; forse era il 27° fanteria, ma c'erano stati anche l'undicesimo ed i cavalleggeri di Cesena. Comunque era quella che era di stanza a Rimini, che ogni tanto venivano a fare i tiri sul mare a Cesenatico. Dovevano tornare a Rimini; noi abbiamo saputo tramite il fidanzato di una figlia del vetturino Gentili che era stato precettato per trasportare il generale a Rimini. La popolazione venutolo a sapere ha rincorso la squadra e circa 200 metri dopo il casello ferroviario abbiamo fermato la vettura, ed abbiamo obbligato il generale a scendere. Il generale disse le precise parole «Io avrei potuto proseguire, se volevo» accennando alla scorta che aveva dietro (una compagnia intera, che teneva in mezzo la carrozza). Il figlio della Nena, fidanzato della Nella, ci aveva avvertito. Lo portammo dentro la casa davanti, la casa di mio babbo, e ce lo tenemmo un po'. Aveva davanti 50 o 60 persone; poteva fare una strage, e avrà voluto evitare. Allora il soldato era il soldato, e la disciplina era una cosa veramente sentita. Se ordinava di sparare, sparavano. |
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