Alfonsine

 |  Ricerche sull'anima di Alfonsine |

Per saperne di più su Fetonte:

1- Fetonte un giovane dio caduto... sulle 'alfonsine' 
2- Quando anche Greci, Etruschi, Celti  bazzigarono da queste parti
3- Alla ricerca della Spina I Gli scavi e le scoperte di Marino Marini
4- Fantarcheologia sulle origini degli alfonsinesi ‘Noi siamo figli delle stelle’ (sei qui)

Questo sito è ideato e gestito interamente da Luciano Lucci

 

Fantarcheologia sulle origini degli alfonsinesi

‘Noi siamo figli delle stelle’

I MITI, COME LE FAVOLE, FANNO BENE ALL’ANIMA

di Luciano Lucci        

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Alfonsine è circondata da paesi pieni di Tradizioni, di Storia, di Radici presenti in antichi mestieri ormai scomparsi, in edifici storici da ristrutturare. A Villanova hanno le erbe palustri. A San Pancrazio la lavorazione della canapa. Bagnacavallo ha piazze antiche, conventi e prigioni. Fusignano ha prodotto una monumentale "Storia di Fusignano" sui Calcagnini, su Arcangelo Corelli, su Piancastelli e Sacchi. Perfino San Savino ha il suo sarcofago bizantino; e Sant'Alberto è un paese con tanta di quella Storia che "non ha ancora finito di conoscersi".

Tutti con la loro bella e rassicurante identità, e con le loro radici ben piantate: gente stanziale e non nomade.

Solo Alfonsine non ha "niente": poche le case vecchie con più di 50 anni, nessun mestiere tradizionale da recuperare, nessuna sagra che abbia un senso storico. Ad Alfonsine non ci sono edifici e piazze storiche perché è stata rasa al suolo durante la guerra. Non ci sono tradizioni legate ai mestieri, forse perché l'origine nomadica dei primi alfonsinesi li portava a dedicarsi alla pesca e alla caccia, a festeggiare con cuccagne celtiche e spettacoli di saltimbanchi. Da sempre essi hanno vissuto ai margini di grandi foreste e nebbiose paludi, alla periferia della periferia, fuori-legge (non contro la legge, ma al-di-là della legge). Un misto di cultura celtica e cultura nomade; i più prossimi antenati degli alfonsinesi erano i "banditi" dalle zone di Fusignano e Bagnacavallo, mandati al confino nelle malariche paludi della bassa estense. Qui furono lasciati liberi, per colonizzare queste terre; questi erano eredi di lingua e cultura di popoli celtici (i galli Senoni, Lingoni e Boi) che si erano stanziati nella pianura e nei boschi della bassa nel III e II secolo avanti Cristo.

Ma andando ancora indietro nel tempo abbiamo scoperto che ben altre sono le nostre radici: scartabellando qua e là, è uscita una storia di archeologia fantastica dove niente è escluso, né il sì né il no. Di sicuro questa nostra terra d'acqua è stata luogo d'incontro di grandi migrazioni. Prima ancora dei Galli-Celti, già nel 1000 a .C., erano arrivate proprio qui le grandi migrazioni dei greci micenei.

Ma una statuetta, probabilmente di origine minoica, trovata da Marino Marini negli scavi del podere Boccaleone vicino ad Anita, è l’anello di congiunzione verso una fantastica ipotesi. 

 I figli degli Atlantidi

 Nell’anno 1627 a .C un terribile terremoto colpì il centro dell'Egeo, causato dall’esplosione del vulcano dell'isola di Thera (oggi Santorini). Tantissime sono le prove storiche e archeologiche di questa catastrofe, rimasta immortalata in vari miti e leggende.

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Questo fregio pittorico, ritrovato in una casa dell’isola di Thera (Santorini), e conservato al Museo Archeologico nazionale di Atene, mostra gli abitanti di Thera in viaggio presso il delta di un fiume. Attraverso una sequenza di altre scene indipendenti si racconta, come in un fumetto, la cronaca di un lungo viaggio. Siamo nel XVII secolo a.C., e chissà non potrebbe essere questa la storia della migrazione degli Atlantidi alla foce dell’Eridano?

 

Gli abitanti dell'isola già da una cinquantina di anni avevano avuto sentore del grosso rischio a cui andavano incontro, ed avevano avviato una migrazione notevole atta a colonizzare nuove terre più sicure, al di fuori del Mar Egeo.

Nel giro di alcuni anni quella che era una civiltà evoluta e ammirata da tutti i popoli dell’Egeo si trasferì, tramite spedizioni navali continue, verso il Mar Tirreno e Ionico e Adriatico.

Quando ci fu la deflagrazione finale nessuno più si trovava nell’isola.

Di loro rimase un ricordo mitico per la cultura che avevano espresso, per i loro modi di vita raffinati, per la gestione della giustizia e delle ricchezze. Erano considerati eredi di un'antica civiltà superiore, a sua volta generatrice della cultura minoica di Creta e di quella Micenea del Peloponneso, e ancor prima di quella egizia.

Quel mitico ricordo venne incapsulato in alcune leggende egizie e poi greche: il mito di Atlantide.

Ma dove si erano stabiliti, una volta sfuggiti alla terribile catastrofe con la loro possente flotta, questi che chiameremo i figli di Atlantide?

Anno 1700-1650 a .C: gli Atlantidi arrivarono ad Alfonsine?

 Tracce mitiche di quei primi migranti della civiltà minoica di Atlantide potrebbero essere nascoste in miti e leggende legate alle terre alfonsine, ma anche in una statuetta minoica trovata da Marino Marini nel podere Boccagrande presso Anita.  Così prima della grande migrazione dei greci micenei erano arrivati i minoici di Atlantide, e alla foce del grande fiume Eridano sorsero numerose colonie, tra le quali Spina, con tanto di miti e leggende legate a Diomede, Giasone, Dedalo e Icaro, infine... Fetonte, il semidio caduto ad Alfonsine.

 Gli indizi

 1° indizio: nell’anno 1160 a .C. gli egizi sapevano di Atlantide. Il Faraone Ramsete III fece scrivere sulle mura del tempio di Medinet Habu la storia di un antico continente perduto a causa di un'improvvisa catastrofe: era il cuore di un grande e magnifico impero chiamato "Atlantide", erede a sua volta di una civiltà superiore da cui derivavano egizi e greci, e vari popoli del mondo.

2° indizio: si sa per certo che i greci erano a conoscenza del mito che parlava di un fiume, I'Eridanus, alla cui foce accadde un fatto tragico: Fetonte, figlio del Dio Elio, vi cadde colpito da un fulmine di Giove, per aver osato impossessarsi dei cavalli di fuoco che conducevano il Sole nel giro attorno alla terra e che garantiva il succedersi delle stagioni. Le sue tre sorelle piansero lacrime di ambra che caddero in quella foce formando delle isole; mentre loro stesse furono trasformate in pioppi per essere vicine a Fetonte. In  quell'epoca alla foce dell'Eridano si commerciava uno dei prodotti più preziosi del tempo: l'ambra, una resina fossile che proveniva dal Mar Baltico.

Quella foce si trovava proprio su quello che oggi è territorio del comune di Alfonsine. Essa era quindi già da tempo nota ai Greci, a tal punto che la mitologia greca ambientò proprio nelle acque del fiume Eridano vari miti celebri: oltre la caduta di Fetonte, il viaggio di Diomede e la fondazione della città di Spina I.

 Altri indizi: gli egizi collegarono Fetonte agli Atlantidi

 Nel 560 a .C un grande legislatore greco di nome Solone, storico e ricercatore delle origini dei greci, compì una visita in Egitto e là ebbe modo di vedere alcune delle iscrizioni del tempio di Ramsete III, fatte eseguire 600 anni prima. Il sacerdote gli raccontò la storia di Atlantide, ma dando alcuni indizi: "La memoria di quella catastrofe - disse il sacerdote egiziano - rimase solo nei miti: uno di questi l'avete anche voi greci che pur siete un popolo giovane di memoria e storia: si tratta del mito di Fetonte.’

Platone, il noto filosofo greco, nel 460 a .C. ritrova gli appunti di Solone, pubblica quella storia nei suoi "Dialoghi", e diventa famoso.

In quegli anni il porto della prima città di Spina seguì lo spostamento della foce dell'Eridano. La nuova città, più a est della precedente, aumentò il suo sviluppo: ora non si commerciava più solo ambra, ma anche vasi e prodotti di oreficeria, oltre ad armi di ferro e bronzo degli etruschi, che ormai convivevano con gli spinetici.

 Il Ragno d’oro

 Dal 350 a .C., con le guerre greche e l'interramento progressivo dovuto al fiume Eridano che spostava continuamente la linea di costa, iniziò la decadenza di Spina. L'ultimo colpo lo diedero i Celti che depredarono ciò che restava dell'antica città, ormai in crisi. Non trovarono il mitico "Ragno d'oro", una insegna in oro massiccio, simbolo dell’origine di Spina, che veniva posto nella porta d’ingresso della città. Sepolto dagli abitanti per evitarne il saccheggio, il suo ricordo è rimasto, fino a qualche decennio fa, nelle favole e nelle leggende delle genti di queste valli e paludi.

 E ora un po’ di fantascienza

 Diversi studiosi e scrittori hanno raccolto indizi e ipotesi sulla presenza di civiltà, venute dallo spazio. Questi extraterrestri avrebbero lasciato dietro di sé diversi segni e colonizzato vaste aree del pianeta Terra. Nelle leggende egizie e greche una di queste civiltà potrebbe essere quella degli Atlantidi che si erano stabiliti a Thera (Santorini), si erano diffusi in tutto il mediterraneo, in Egitto e a Creta, da dove migrarono come abbiamo già detto, fino nel nord Adriatico, alla foce del fiume Eridano... proprio qui ad Alfonsine.

E così l'Angelo bizzarro del Destino/Caos ha fatto incontrare Alfonsine con il mito di Atlantide.
 Altro che medioevo... l’origine degli alfonsinesi è extraterrestre: NOI SIAMO FIGLI DELLE STELLE. 

E se poi il mito di Fetonte nascondesse la storia di un’astronave caduta 3000 anni fa ad Alfonsine, e i suoi resti fossero stati immortalati nel ‘ragno d’oro’, come simbolo delle loro origini?

Scavate gente, scavate...

Per saperne di più su Fetonte: 

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2- Quando anche Greci, Etruschi, Celti  bazzigarono da queste parti
3- Alla ricerca della Spina I Gli scavi e le scoperte di Marino Marini
4- Fantarcheologia sulle origini degli alfonsinesi ‘Noi siamo figli delle stelle’ (sei qui)

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