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| Ricerche sull'anima di Alfonsine |
Per
saperne di più su Fetonte:
1- Fetonte
un giovane dio caduto... sulle 'alfonsine'
Questo sito è ideato e gestito interamente da Luciano Lucci |
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Fantarcheologia
sulle origini degli alfonsinesi ‘Noi
siamo figli delle stelle’ I
MITI, COME LE FAVOLE, FANNO BENE ALL’ANIMA di Luciano Lucci |
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Alfonsine è circondata da paesi pieni di Tradizioni, di Storia, di Radici presenti in antichi mestieri ormai scomparsi, in edifici storici da ristrutturare. A Villanova hanno le erbe palustri. A San Pancrazio la lavorazione della canapa. Bagnacavallo ha piazze antiche, conventi e prigioni. Fusignano ha prodotto una monumentale "Storia di Fusignano" sui Calcagnini, su Arcangelo Corelli, su Piancastelli e Sacchi. Perfino San Savino ha il suo sarcofago bizantino; e Sant'Alberto è un paese con tanta di quella Storia che "non ha ancora finito di conoscersi". Tutti con la loro bella e rassicurante identità, e con le loro radici ben piantate: gente stanziale e non nomade. Solo Alfonsine non ha "niente": poche le case vecchie con più di 50 anni, nessun mestiere tradizionale da recuperare, nessuna sagra che abbia un senso storico. Ad Alfonsine non ci sono edifici e piazze storiche perché è stata rasa al suolo durante la guerra. Non ci sono tradizioni legate ai mestieri, forse perché l'origine nomadica dei primi alfonsinesi li portava a dedicarsi alla pesca e alla caccia, a festeggiare con cuccagne celtiche e spettacoli di saltimbanchi. Da sempre essi hanno vissuto ai margini di grandi foreste e nebbiose paludi, alla periferia della periferia, fuori-legge (non contro la legge, ma al-di-là della legge). Un misto di cultura celtica e cultura nomade; i più prossimi antenati degli alfonsinesi erano i "banditi" dalle zone di Fusignano e Bagnacavallo, mandati al confino nelle malariche paludi della bassa estense. Qui furono lasciati liberi, per colonizzare queste terre; questi erano eredi di lingua e cultura di popoli celtici (i galli Senoni, Lingoni e Boi) che si erano stanziati nella pianura e nei boschi della bassa nel III e II secolo avanti Cristo. Ma
andando ancora indietro nel tempo abbiamo scoperto che ben altre sono le
nostre radici: scartabellando qua e là, è uscita una storia di archeologia
fantastica dove niente è escluso, né il sì né il no. Di sicuro questa
nostra terra d'acqua è stata luogo d'incontro di grandi migrazioni. Prima
ancora dei Galli-Celti, già nel Ma una statuetta, probabilmente di origine minoica, trovata da Marino Marini negli scavi del podere Boccaleone vicino ad Anita, è l’anello di congiunzione verso una fantastica ipotesi. Questo fregio pittorico, ritrovato in una casa dell’isola di Thera (Santorini), e conservato al Museo Archeologico nazionale di Atene, mostra gli abitanti di Thera in viaggio presso il delta di un fiume. Attraverso una sequenza di altre scene indipendenti si racconta, come in un fumetto, la cronaca di un lungo viaggio. Siamo nel XVII secolo a.C., e chissà non potrebbe essere questa la storia della migrazione degli Atlantidi alla foce dell’Eridano?
Gli abitanti dell'isola già da una cinquantina di anni avevano avuto sentore del grosso rischio a cui andavano incontro, ed avevano avviato una migrazione notevole atta a colonizzare nuove terre più sicure, al di fuori del Mar Egeo. Nel giro di alcuni anni quella che era una civiltà evoluta e ammirata da tutti i popoli dell’Egeo si trasferì, tramite spedizioni navali continue, verso il Mar Tirreno e Ionico e Adriatico. Quando ci fu la deflagrazione finale nessuno più si trovava nell’isola. Di loro rimase un ricordo mitico per la cultura che avevano espresso, per i loro modi di vita raffinati, per la gestione della giustizia e delle ricchezze. Erano considerati eredi di un'antica civiltà superiore, a sua volta generatrice della cultura minoica di Creta e di quella Micenea del Peloponneso, e ancor prima di quella egizia. Quel mitico ricordo venne incapsulato in alcune leggende egizie e poi greche: il mito di Atlantide. Ma dove si erano stabiliti, una volta sfuggiti alla terribile catastrofe con la loro possente flotta, questi che chiameremo i figli di Atlantide? Anno
2° indizio: si sa per certo che i greci erano a conoscenza del mito che parlava di un fiume, I'Eridanus, alla cui foce accadde un fatto tragico: Fetonte, figlio del Dio Elio, vi cadde colpito da un fulmine di Giove, per aver osato impossessarsi dei cavalli di fuoco che conducevano il Sole nel giro attorno alla terra e che garantiva il succedersi delle stagioni. Le sue tre sorelle piansero lacrime di ambra che caddero in quella foce formando delle isole; mentre loro stesse furono trasformate in pioppi per essere vicine a Fetonte. In quell'epoca alla foce dell'Eridano si commerciava uno dei prodotti più preziosi del tempo: l'ambra, una resina fossile che proveniva dal Mar Baltico. Quella foce si trovava proprio su quello che oggi è territorio del comune di Alfonsine. Essa era quindi già da tempo nota ai Greci, a tal punto che la mitologia greca ambientò proprio nelle acque del fiume Eridano vari miti celebri: oltre la caduta di Fetonte, il viaggio di Diomede e la fondazione della città di Spina I. Platone,
il noto filosofo greco, nel In quegli anni il porto della prima città di Spina seguì lo spostamento della foce dell'Eridano. La nuova città, più a est della precedente, aumentò il suo sviluppo: ora non si commerciava più solo ambra, ma anche vasi e prodotti di oreficeria, oltre ad armi di ferro e bronzo degli etruschi, che ormai convivevano con gli spinetici. E
così l'Angelo bizzarro del Destino/Caos ha fatto incontrare Alfonsine con il
mito di Atlantide. E se poi il mito di Fetonte nascondesse la storia di un’astronave caduta 3000 anni fa ad Alfonsine, e i suoi resti fossero stati immortalati nel ‘ragno d’oro’, come simbolo delle loro origini? Scavate gente, scavate... Per saperne di più su Fetonte:1- Fetonte
un giovane dio caduto... sulle 'alfonsine'
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