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Gianfrancesco Rambelli

Di origine lughese, nel 1828 venne ad Alfonsine 
ad insegnare le umane lettere

a cura di Luciano Lucci 
(con documentazione di Giovanni Zanzi dal libro "Stradario storico delle Alfonsine" pag.253)

 

 

 

Gianfrancesco Rambelli nasce a Lugo (Ra) il 21 gennaio 1805, muore a Cesena il 24 ottobre 1868.
 è considerato il protostorico di Alfonsine; la sua "Memorie storiche delle Alfonsine" è sempre la base di partenza per alcune notizie e documentazioni in gran parte perdute. 

Alcune sue notizie ci vengono da Ugo De Maria:  "a lui dobbiamo un pregevole vocabolario domestico, una collezione di epigrafi italiane inedite, le lettere attorno ad invenzioni e scoperte italiane, che gli valsero fama fra gli eruditi; nonché numerose utilissime biografie e memorie storiche assai pregevoli intorno a Pianoro, Lugo, Alfonsine, S. Giovanni in Persiceto, nei quali ultimi due paesi e in Cesena insegnò belle lettere" . 

Compì i suoi studi al Collegio Trisi di Lugo, dove rimase per qualche anno come insegnante di grammatica superiore a partire dal 1824. Poi occupò diverse cattedre. Fu ad Argenta (nel 1827), dove la sua salute venne compromessa (malaria?) dalle esalazioni delle vicine valli. 

 Nel 1828 venne ad Alfonsine

La sua richiesta di trasferimento fu accolta e nel 1828 venne ad Alfonsine ad insegnare le umane lettere e dal 1831 ebbe anche cattedra di filosofia e matematica. 

Nel 1830 aveva qui sposato Francesca Ferri, dalla quale ebbe quattro figli (Elvira, Vittorio, Virginio e Silvio). 

Il Comune di Alfonsine gli ha dedicato una via (traversa di Corso Garibaldi)

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Nel 1834 andò ad insegnare a San Giovanni in Persiceto, dove restò fino al 1860, quando andò in pensione'. 

Questa di fianco è una lettera autografa inviata all'Arciprete di San Giovanni in Persiceto Don Luigi Santini, anno 1852. 
(un click o un toccco sopra la foto per vederla ingrandita).

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Nel 1844 era stato colpito da emiplegia, che gli impediva l'uso degli arti di sinistra. Terenzio Mamiani, allora Ministro della Pubblica Istruzione, lo chiamò, il 20 agosto 1860, ad insegnare letteratura nazionale nel Regio Liceo di Modena e nel 1861 venne trasferito in quello di Cesena, dove rimase fino al 1864. 

Abbandonato l'insegnamento rimase a Cesena dove morì. 

Fu scrittore molto prolifico; la maggior parte delle sue opere hanno un evidente carattere didattico, sono strettamente legate alla sua attività di insegnante.

Dei suoi numerosi scritti, tre in particolare riguardano il paese di Alfonsine: 

cliccare o toccare sui titoli qui sotto per scaricare ciascunA DELLE 10 operE  completE 
(formato in .pdf)

A) "Elogio del cavaliere Vincenzo Monti" composto da Gianfrancesco Rambelli lughese", recitato in occasione dei premi distribuiti il 12 agosto 1830 nel Municipio di Alfonsine alla presenza del busto eretto al Monti da Cincinnato Baruzzi, allievo del Canova, e di Costanza Monti, commossa fino alle lacrime. Ed. 2' - Tip. Bortolotti — Bologna (1832)

B) "Memorie storiche dell'Alfonsine" Ignazio Galeati, Imola (1833); 

C) "Notizie istoriche della Beata Vergine del Bosco". Ignazio Galeati, Imola                (1834) 

 

  1. Cenno storico del moto e saccheggiamento di Lugo nel 1796 (1839)
  2.  Notizie della vita e delle opere del professore Giuseppe Zama Miellini scritte da Gianfrancesco Rambelli (1839)
  3. Intorno invenzioni e scoperte italiane Lettere di Gianfrancesco Rambelli Volume unico (1839)
  4. Biografia di Sebastiano Canterzani (1841)
  5. Lettera del professor G. F. Rambelli in risposta della precedente sulla quistione  delle liburne rotate (1846)
  6. Vocabolario domestico (1850) 
  7. Trattato di epigrafia italiana di Gianfrancesco Rambelli seconda edizione con aggiunte. (1862) 
La raccolta dei suoi libri e delle sue carte, costituita da circa 2400 volumi a stampa dei secoli XVI-XIX e alcune centinaia di opuscoli e di carte manoscritte, che offre la possibilità di approfondire la conoscenza delle opere da cui traeva il suo modello classico ideale fu donata, nel 1934, dalla nuora Vittoria Mariani, alla Biblioteca Malatestiana di Cesena ed è tuttora qui conservata. 

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