"Chi
va per le terre di Romagna e procede da Fusignano verso le Alfonsine, trova a
sinistra della sua via alcuni fertili poderi di bello sguardo, d'aria serena e
di paese mietissimo.
I pochi
rustici abiduri, ond'è sparsa quella campagna, si nascondono dietro le macchie
degli alberi, e nulla arresterebbe l'occhio del passeggero, se non fosse una
casetta di semplice eleganza, che sorge in fondo ad un largo ripiano e porta
scritto sull'alto della modesta facciata un motto dei salmi:
- REDIME
ME A CALUMNIS HOMINUM, UT CUSTODIA MANDATA TUA -
Fra quelle
umili pareti, nella sera del 19 febbraio 1754, Fedele Monti scriveva in un suo
libretto dei ricordi famigliari "... oggi mi è nato un figliolo al quale
porrò nome VINCENZO"
Paride
Zajotti da "Notizie sulla vita di Vincenzo Monti"
apparso sul volume Poesie di Vincenzo Monti" uscito a Milano nel 1829
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o toccando su un punto qualsiasi dell'immagine si avrà un ingrandimento del
dettaglio scelto. Invece
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è un'immagine originale della casa Monti al
Passetto di Alfonsine, nel XVIII secolo, ritrovata dalla proprietaria Signora
Bruna Malpezzi (copia unica di una vecchia litografia)
Si
legge:
CASA
APPARTENENTE AL FEUDO CALCAGNINI
Nel
territorio leonino, oggidì comune d'Alfonsine, qui soggetto nella
Provincia di Ferrara ed ora in quella di Ravenna
VINCENZO
MONTI
Primo
lume del suo secolo dell'Italiana poesia nacque in questa casa il dì 19
febbraio 1754. Morì a Milano il giorno 9 ottobre 1828
A
S.E. IL NOBILE SIG." FRANCESCO ESTENSE CALCAGNINI
Patrizio
Ferrarese e Romano, marchese di Formigine, Conte di Maranello, Cavaliere
dell'Ordine di Cristo, Commendatore di quello si S. Gregorio, Ciambellano
di S.A.I.R. il Gran Duca di Toscana
In
segno di verace stima e profonda venerazione
Benuassunti D.r Giuseppe umilmente dedica
litografia
Guelmi in Verona
Fioravante Renuti disegnò
Si noti il calesse del
fattore, il carro agricolo, una botte con dentro una persona intenta a pigiare
l'uva. A fianco di un gruppo di donne sedute, si nota
in piedi la figura attenta di un uomo che dall'atteggiamento e dal costume si
potrebbe supporre essere il padre di Vincenzo.
La fascia di terreno
di fronte e di fianco è il podere Ortazzo, luogo bucolico a cui il Monti rimase
affezionato. Nella sua famosa lettera al fratello Cesare, da Roma il 1° giugno
1796, parlando degli avvenimenti tumultuosi legati all'invasione dell'Italia del
Nord da parte di Napoleone, che coinvolgevano anche la Roma papalina, e dai
quali era affascinato, così scriveva:
"
Io mi confondo in mezzo a tanti scompigli e sospiro la
solitudine di Fusignano, anzi quella dell'Ortazzo in cui sono nato "
All'esterno
della casa potete notare due enormi tassi secolari, pianta rarissima ormai da
queste parti, dalle bacche velenose
Nessuna
delle proprietà di Fedele Monti andò in eredità al figlio Vincenzo, ma
solo agli altri due fratelli: il sacerdote Don Cesare Monti, che abitò la
casa di Maiano, fu proprietario anche di quella di Alfonsine, insieme
all'altro fratello ingegnere Francesc'Antonio.
Quando Don Cesare
morì (1808) lasciò in eredità tutto ai quattro figli di Frances'Antonio,
dividendo in parti eque.
La casa dell'Ortazzo
andò al nipote Giovanni Monti, che dopo essersi allontanato dalla Romagna
la vendette nel 1822 al sig. Cassiano Bagnara, che fu poi ereditata dal
figlio Giovanni sposato con Lucia Garavini.
Quando la
figlia di Monti voleva comperare la casa dell'Ortazzo
Tale
compravendita colpì negativamente la figlia di Vincenzo Monti, Costanza
Perticari Monti, legata alla casa di origine per rispetto alla
memoria del padre, e che nel 1830 accarezzò l'idea di ricomprarla. Ma
tale progetto fu vanificato dagli ultimi casi dolorosi della sua
travagliata vita.
Costanza
Perticari Monti
Costanza aveva
sposato il conte Giulio Perticari. Se da un lato l’amore per le lettere
rappresentava il vero punto di unione tra lei ed il marito, dall’altro
il suo carattere estroverso diede adito a numerose invidie ed infondate
accuse sulla sua condotta morale, che la costrinsero a lasciare Pesaro,
dove abitavano.
La situazione poi peggiorò drasticamente quando il
Perticari morì a causa di un tumore al fegato e Costanza venne
pubblicamente accusata dai familiari del marito, ormai decisi a congiurare
contro di lei, di avere avvelenato il proprio sposo. Cacciata ed umiliata,
cadde in uno stato di depressione che si aggravò quando il padre, colpito
da un ictus, morì nel 1828 dopo lunghe sofferenze.
Esclusa anche dal
testamento del Monti per volere della madre, Costanza cercò un po’ di
quiete presso i cugini in Romagna a Maiano e dal 1836 si trasferì a
vivere presso il Convento delle Orsoline a Ferrara dove morì il 7
settembre del 1840 per una malattia al seno, dopo aver trascorso gli
ultimi anni fiaccata da continui tormenti fisici e morali.
Omicidio a Casa
Monti
La famiglia
Bagnara abitava nella casa natale di Vincenzo Monti. Cassiano Bagnara fu
bloccato sull'uscio di casa per farsi consegnare i trenta scudi vinti alla
tombola di S. Pietro in laguna, a Faenza.
“Nella sera
dalli 20 novembre dello stesso anno (1862) fu assalito Cassiano Bagnara e
quel tentativo se non raggiunse l'effetto voluto dai grassatori, la
depredazione di somma ingente, ebbe gravissime funeste conseguenze,
portando
nella famiglia di Giovanni Bagnara il lutto della perdita del figlio
Cassiano, e di un servitore fedele Gian Maria Marabini.
Lapide
posta a sinistra dell’ingresso principale nella chiesa cimiteriale
di Alfonsine che ricorda la famiglia Bagnara
Sulle ore 8 di
quella sera Cassiano Bagnara in vicinanza della sua casa venne aggredito
da due sconosciuti che gli appuntarono contro i loro fucili e gli chiesero
il denaro. Disse Cassiano che si prendessero quello che aveva, ma gli
risposero che ci volevano migliaia di scudi. Cassiano più spaventato
soggiunse che seco lui entrassero in casa, che suo padre avrebbe dato
tutto il denaro che possedeva. Fu spinto da quei due ribaldi verso la
porta. Fu obbligato di battere ad una finestra e di farsi da essa
consegnare il denaro. La famiglia inconsapevole dell'insidia spedì il
servitore Gian Maria Marabini ad aprirgli la porta, ma tosto uno dei
malfattori dipartitosi dall'assalto, l’investì col fucile, ed
impegnatosi seco lui in breve lotta venne l’infelice Marabini fatto
segno di una esplosione nel petto, per la quale immerso nel proprio sangue
cadeva al suolo, e dopo brevi ore aveva spenta la vita. Cassiano Bagnara
lasciato per un istante da entrambi gli assalitori cercava scampo nella
fuga, ma era egli pure colpito dai proiettili di una seconda esplosione
nel braccio destro sì gravemente che dopo due giorni non ostante i
soccorsi dell'arte salutare, cadeva estinto. I grassatori allora per
l'allarme della famiglia e dei vicini si allontanarono dalla casa Bagnara,
nella quale avevano lasciato traccie sì sanguinose e funeste
dell'infruttuoso tentativo della loro cupida nequizia”. (Tratto dal Supplemento
a "Le Ultime Notizie", Corte d'Assise di Ravenna - Rendiconto
della causa promossa dal Pubblico Ministero per associazione di malfattori
in Alfonsine - 1866).
Gli atti di morte
stilati dal Parroco per il domestico dei Bagnara e per Cassiano sono
questi: in data 20 novembre 1862 «Joannes Maria quondam Dominici Marabini,
conditione famulus, proditorie a latronibus graviter vulneratus obivit
aetatis suae an: 48…». (Giovanni Maria del fu Domenico Marabini, di
condizione servitore, proditoriamente da ladroni gravemente ferito, morì
all'età di anni 48)
In data 20
novembre 1862 «Cassianus viv: Joannis Bagnara et Luciae Garavini...
praediciti Marabini vulneratus ipse paritar ut sopra...». `' (Cassiano
del vivente Giovanni Bagnara e di Lucia Garavini... come il predetto
Marabini ferito egli egualmente come sopra).
il Dottor Cassiano
Meruzzi
Ora quel luogo è
oggi detto“Casa Monti”, appartiene al Comune di Alfonsine a seguito
della donazione del Dott. Cassiano Meruzzi, noto e simpatico medico
condotto ad Alfonsine nei primi del '900, cugino dello sfortunato Cassiano
Bagnara, dalla cui famiglia aveva poi ereditato il tutto.
Diversi
interventi di ristrutturazione si sono succeduti a fasi di abbandono. Nel
1978, nel 150° della morte del Monti la casa fu rimessa in sesto
dall'industriale mecenate alfonsinese Marino Marini.
Infine, nel 1998
è stato compiuto un lavoro definitivo che ha fatto sì che oggi la
“Casa Monti” sia una delle più belle fra le "case della
memoria". La casa oggi è visitabile con autorizzazione e guida di un
incaricato, ed è anche utilizzata come centro culturale ambientale.
Vincenzo
Monti morì a Milano il 13 ottobre 1828 a casa di amici, abbastanza isolato e in
declino, assistito dalla moglie e dalla figlia Costanza. La figlia, chissà perché,
(pare) ne portò via il cuore da
Milano a Ferrara, dove è tuttora conservato e mostrato al pubblico presso la
Biblioteca Comunale Ariostea.
Il Monti fu
sepolto al cimitero di San Gregorio fuori dal Lazzaretto di Porta Orientale. Ma
dopo l'apertura del Cimitero Monumentale, nel 1866, il Cimitero di San Gregorio
fu soppresso e le salme furono riesumate per essere spostate al Monumentale. Ma
in quell'occasione i resti di Monti andarono dispersi e non esistono più.
Rimane solo la lapide funebre, che era posta sul muro di cinta del cimitero oggi
non più esistente, insieme a quella di altri personaggi illustri. Questa lapide
è custodita nella cripta della chiesa di San Gregorio Magno accessibile
scendendo a sinistra rispetto all’altare maggiore. (via Settala 25, Milano)
La
casa natale di Vincenzo Monti, ristrutturata (2000)
Dov'è
Alfonsine? e dov'è la Casa Natale di Vincenzo Monti?
Per
maggiori informazioni c'è in Internet Casa Monti un
bel sito realizzato
dal Comune di Alfonsine e dal Comitato Montiano