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| Ricerche sull'anima di Alfonsine |
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Santuario
I documenti relativi all'origine del Santuario della Madonna del Bosco sono da ricercare all'esterno del Santuario in quanto dal 1830 i sacerdoti addetti al Santuario cominciarono a dimorare ad Alfonsine, per cui tutti i documenti del luogo furono trasferiti nell'archivio arcipretale, dove furono distrutti in seguito ai moti insurrezionale detti della "Settimana Rossa" del 1914. Una prima fonte datata 1715 è un manoscritto di un monaco camaldolese del monastero di S. Apollinare in Classe, Padre Agostino Romano Fiori, che lo terminò il 9-10 settembre del 1715. Questo manoscritto originale andò perduto nell'incendio della chiesa del 1914, ma se ne salvarono due copie oggi conservate e catalogate nella Biblioteca Classense di Ravenna. Quel manoscritto non fu mai stampato. Eraldo Baldini, noto scrittore di S. Pancrazio, trovò alla Classense una copia dei "manoscritti Fiori" che non fu mai data alle stampe: copia manoscritta e senza illustrazioni. Eraldo Baldini ne diede la notizia, ripresa anche nel libro di don Carlo Pretroncini "Santuario della Madonna del Bosco" stampato nel febbraio del 1989. Si sa che il Padre Agostino Romano Fiori aveva richiesto a tal Antonio Maria Randi (probabilmente un pittore e incisore) un’incisione dedicata alla Madonna del Bosco. Nella fine dell’agosto 1715 il Randi aveva realizzato una prima incisione ma poi dopo che un desolante contagio, che aveva distrutto gran parte del bestiame, era stato debellato – si disse - per merito della Madonna del Bosco, il Randi pubblicò un’altra immagine dove si vedeva Maria sull’albero, con intorno molte persone (di entrambi i sessi), atteggiate in posizioni diverse di devozione, e vicino ad esse due buoi col capo alzato in atto di raccomandarsi anch’essi a Maria. Quindi quell'incisione del Padre Agostino Fiori servì probabilmente per stampare una specie di 'santino cartaceo' da divulgare, e poi fu utilizzato da molti altri per farne opere in ceramica o quadri. Il manoscritto ha come titolo: "Origine e progresso della devozione e concorso alla Sagra Immagine della Beata Vergine del Bosco alle Alfonsine" e segue immediatamente la nascita del culto della Madonna del Bosco, pressoché in tempo reale, accompagnandone e documentandone gli inizi. Lo stesso monaco camaldolese è direttamente coinvolto nel culto del luogo in quanto avendo attribuito una sua istantanea guarigione all'intercessione della Vergine del Bosco, che aveva invocato con particolare fervore, volle come gesto di riconoscenza descriverne in modo particolareggiato l'origine e lo sviluppo. Infatti nelle ultime pagine del manoscritto rivela di essere stato guarito prodigiosamente da un fortissimo mal di denti, invocando l'immagine della Madonna del Bosco della quale si accingeva a scrivere: "... Mi ritrovai alla sera con una flussione de denti, la quale mi recava molta molestia, e ancora qualche alterazione di polso: perciò mi posi in letto e benché m'adorme[n]tassi p[er] un quarto d'ora di poi mi risvegliai con la flussione più che mai avanzata, sicché p[er] il dolore de denti fui sforzato a pormi a sedere in letto, crescendo sempre più la flussione, di maniera tale, che io cominciava a non potere più tollerare il male senza farmi sentire con i lamenti. In quella indisposizione et inquietudine che ne provava mi vennero in mente le grazie fatte dalla Santiss[im]a Verg[i]ne del Bosco come aveva letto, la onde anch'io [ ... ] la pregai umilm[ent]e [ ... ]. Immediatm[ent]e, con la mia maraviglia mi sentì come ad istupidire la gengiva offesa, calando il dolore cotanto sensibilm[ent]e, che quasi temei d'ingannarmi [...], mi addormentai [...], mi risvegliai sentendo in fatti pochiss[im]o dolore, la onde mi riprese di novo il sonno, destandomi la mattina quasi senza flussione, la quale cessò poi totalm[ent]e da lì a poco" Seconda fonte (clicca qui) è uno scritto dello storico locale Gianfrancesco Rambelli (nato a Lugo nel 1805 e morto a Cesena nel 1865): Notizie Istoriche della Beata Vergine del Bosco che si venera tre miglia lontano dalle Alfonsine, Imola 1834. Qui il Rambelli utilizza ampiamente i documenti dell'archivio del santuario, allora non ancora distrutti, e neppure ancora trasferiti nell'archivio arcipretale, citandoli con precisione uno ad uno nelle note. In particolare alla nota 29 il Rambelli dichiara di aver utilizzato due manoscritti segnati A e B, consultati grazie alla disponibilità del marchese Girolamo Spreti, che contengono autentiche di miracoli e lettere e scritture varie del santuario. Oltre a questi documenti naturalmente il Rambelli dichiara di utilizzare anche il "manoscritto Fiori", di cui riporta brani anche riassunti ma sempre in modo fedele al manoscritto. "Il manoscritto del P. Fiori che non oltrepassa l'anno 1715 conservasi nell'archivio dell'Oratorio della B.V. del Bosco..." (p. 26, nota 29) APPENDICE A "È indicibile il
fervore de' pii alfonsinesi, e de' popoli vicini nello studiarsi di
aumentare lo splendore del santo luogo, ed il culto della Regina del
cielo, a lei come a protettrice singolare, come a sostegno immanchevole in
ogni pubblica, e privata calamità ricorrendo. A lei infatti volgevansi
calde preci, quando epizoozia desolante infieriva ne' bestiami nel 1742 e
portavasi primamente a processione la sacra imagine di lei. Il
valevolissimo suo aiuto imploravasi anche l'agosto Fonte:
G. Rambelli, Notizie istoriche della B. V del Bosco che si venera tre
miglia lontano dalle Alfonsine, Imola 1834, pp. 43-44. B "Appresso nel 1765
pioggie copiosissime minacciando disertare le campagne ne’ tempi della
messe, portata a processione Maria Vergine del Bosco si cessarono al
tutto: e nel 1784 quando fin dall'aprile non era scesa dal cielo pur una
gocciola di piova portata intorno Maria a' 10 d'agosto si ottenne quel dì
medesimo la grazia, e scesero in tanta copia le benefiche acque, che
il compimento della sacra funzione dovè tardarsi quasi infino a sera,
quando cioè fosse totalmente cessato il piovere dirotto." "Correva l'anno 1788, e
dopo una siccità di ben quattro mesi, dopo calde preghiere a Maria delle
grazie titolare della parrocchia di Alfonsine, e ad un prodigioso
Crocefisso che in essa si venera, si rivolsero i popoli, come ad ultima
tavola alla B.V. del Bosco, e con devoto triduo chiesero istantemente,
che il cielo a' bisogni loro si aprisse. (...) Posto fine alla sagra
funzione ognuno esaltando muove verso le sue case, ma frettolosamente,
giacché il nereggiare delle nuvole vieppiù addensate minacciava
imminente la sospirata pioggia. Né scorse a pena picciol tempo, Fonte:
G. Rambelli, Notizie istoriche della B. V del Bosco che si venera tre
miglia lontano dalle Alfonsine, Imola 1834, pp. 45, 49-51. Lo scritto di Rambelli è fondamentale in quanto opera di uno storico locale, che basa il suo studio su documenti attentamente e rigorosamente esaminati e citati, anche se alcuni perduti. Il registro dei morti della chiesa arcipretale di Alfonsine dichiara che "10 aprile 1714 - Domenico Pochintesta, marito di Paola Manetti, di questa parrocchia, morì in età di 52 anni, ma senza sacramenti per morte violenta causatagli da un albero. Poscia, raccomandata l'anima sua a Dio onnipotente, fu sepolto in questo cimitero. In fede Francesco Maccagnani - Rettore" Questo documento ci è noto, nonostante il registro sia andato distrutto durante la "Settimana Rossa", perché il Rambelli lo riprende interamente nel suo Notizie Istoriche della Beata Vergine del Bosco... alla pagina 1-2.
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