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Alfonsine

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Il Santuario della 
Madonna del Bosco

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Il Santuario come si presenta oggi

Sommario

un click per trovare:
Dove si trova Una cartina mostra come arrivare al Santuario
Documenti storici Sono indicate le fonti storiche a cui si riferiscono tutti gli scritti sul Santuario
Origine ed evoluzione del culto Si racconta come ebbe origine il culto della Madonna del Bosco e come si è evoluto nel tempo
Le tavolette votive Sono riprodotte le 47 tavolette votive, con informazioni su ciascuna di esse. Il formato digitale è ad alta risoluzione
Storia del Santuario
(siete qui)
Si racconta la storia della prima costruzione, delle distruzioni e ricostruzioni varie del Santuario

Molte delle informazioni sono tratte dal libro di Maria Elisabetta Ancarani "Per Grazia Ricevuta" Ed. Il Girasole maggio 2001

L'inaugurazione del Santuario

In esecuzione del decreto di Roma dell'anno prima, il 23 giugno del 1718  si iniziarono i lavori di costruzione di un elegante tempio ottagonale, lontano circa un quarto di miglio dall'albero sul quale era appesa l'immagine.

Per far sorgere il tempio lungo una via pubblica i marchesi Spreti, che se ne erano assunti il compito, permutarono alcuni loro terreni con un vasto ripiano alla destra della riva del Po di Primaro, di proprietà di un possidente: Pellegrino Bonsi.

Furono utilizzate le elemosine raccolte, che allora ammontavano circa a 2419 scudi.

Il 21 novembre 1720, quando la chiesa era quasi completata, con grande partecipazione di popolo e pompa solenne, Mons. Camillo Spreti, Vescovo di Cervia, (avuta licenza dal Card. Piazza, Vescovo di Faenza) benedì la nuova chiesa, intitolandola a Maria Vergine della Neve; quindi fu levata la sacra immagine dall'albero, trasportata in processione e collocata sull'unico altare del tempietto.

II 17 gennaio 1721 la chiesa fu completata sia all'esterno che all'interno e più tardi, nel 1748 fu innalzato il campanile annesso all'abitazione dei cappellani, già costruita con la chiesa. Nel luogo originario dell'immagine fu eretto un pilastro, che si può vedere tuttora lungo la via Raspona, nel quale era incisa nel marmo la seguente epigrafe:

SISTE VIATOR
ET LOCUM SUSPICE
QUO PRIMUM B. VIRGO
NONCUPATA DEL BOSCO
MIRACULIS CLARUIT 
TEMPLUM INDE
NON PROCUL VENERATURUS
IN QUOD TRANSLATA
SOLEMNI CULTU
SOLEMNIORI DEVOTIONE
DIE XXI NOVEMBRIS
ANNO MDCCXX

Fermati, o viandante 
e guarda al luogo 
ove in un primo tempo la B. Vergine  
detta del Bosco  
ebbe splendore di miracoli 
poi andrai a venerarla 
 nel tempio non lontano 
dove fu trasferita  
con solenne fasto  
e più solenne manifestazione 
 il 21 novembre 
anno 1720

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Il pilastro in via Raspona con l'incisione su marmo (1720)

All'interno della chiesa, sopra la porta d'ingresso, fu posta su marmo la seguente iscrizione:

D. O. M.
B. VIRG. MARIAE AD NIVES
OB INNUMERA IN EVULSO NUPER
HIC FAMILIAE SUAE SALTU PATRATA
MIRACULA DICTAE DEL BOSCO
AEDEM ISTAM SUB AUSPICIIS
JUL S. R. E. CARD. PIAZZA
EPISC. DIOCESANI PIORUM
ELEMOSINIS CONSTRUI CURAVIT
CAMILLUS SPRETI EPISC. CERVIEN
ANNO SAL MDCCXX.

A Dio Ottimo Massimo
alla Beata Vergine Maria della Neve detta del Bosco
per innumerevoli
miracoli
compiuti qui in un bosco di sua famiglia
da poco tempo
tagliato
questo tempio
sotto gli auspici
del Card. Giulio Piazza Vescovo diocesano
con le elemosine di persone pie
Camillo Spreti Vescovo di Cervia
fece costruire nel 1720

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Particolare della mappa n° 573 dell'Archivio Storico Comunale di Ravenna (anno 1750-70)

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In questa tavoletta votiva del 1823 la costruzione dove avvenne il fatto sembra voler assomigliare proprio alla forma ottagonale del santuario e alla contigua canonica

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Questa è la foto più vecchia della prima chiesa della Madonna del Bosco

Il luogo si chiamava 'Passetto',
poi Madonna del Passetto,
poi Madonna del Bosco

La chiesa fu costruita nel punto strategico di passaggio al di là del Po di Primaro. Qui il fiume prima del 1780 deviava bruscamente a sinistra (oggi resta traccia dell'antico fiume nella strada che va fino ad Anita, dopo l'osteria del ponte). Lì c'era il cosiddetto 'Passo' col traghetto di barche che metteva in comunicazione Longastrino e Filo con Alfonsine e Ravenna, (da qui il nome della località detta 'Passetto'). C'era quindi un flusso importante di gente e perciò il tempietto venne costruito qui vicino alla strada e al passo. La gente quindi veniva indotta a sostare in preghiera.

Vennero chieste sempre più preghiere con feste e processioni solenni soprattutto quando negli anni 1742-46-48 ci fu un'epidemia di afta-epizootica che uccideva gli animali. Terminato il contagio seguirono celebrazioni di ringraziamento

Nel 1765 i fedeli accorsero nuovamente per implorare la grazia della cessazione delle piogge torrenziali che allagavano le campagne.

Nel 1780-82  fu realizzato il Drizzagno del Po detto 'dell'Umana' e anche 'della Madonna del Bosco'. Il santuario, come si vede nella foto precedente, si trovò ad essere un po' sacrificato dall'argine nuovo del Po (che nel 1820 dovette essere rialzato), come si vede in fondo, e dalla rampa che vi arrivava, che si vede a sinistra.

Nel 1784 e 1778 invece i fedeli chiesero che la pioggia cedesse dal cielo sui campi aride per la prolungata siccità.

Da 'Passetto' la località fu chiamata 'Madonna del Passetto' e poi 'Madonna del Bosco'.

In quel periodo il successo del santuario raggiunse il suo apice.

I Francesi di Napoleone portarono via tutto

 Nel 1796 i francesi di Napoleone I fecero irruzione in tutte le città della Romagna depredarono anche la chiesa dell Madonna del Bosco portando via tutta l'argenteria.

La festa della Madonna del Bosco

La festa della Madonna del Bosco fu istituita nel 1807-08 in una domenica di maggio, da ripetersi tutti gli anni contro le ripetute grandini che in quei due anni avevano colpito la zona. Per qualche tempo questa fu realizzata con le offerte dei fedeli, ma dal 1815 la famiglia di Giuseppe Lanconelli, una delle più ricche di Alfonsine, volle che fosse celebrata a proprie spese.

Dal maggio 1832, dopo la morte di Lanconellì, la popolazione riprese a finanziare la festa con le proprie oblazioni, testimoniando la propria fervida devozione per la Vergine

La celebrazione del centenario fu fatta ad Alfonsine

Nel 1820 fu solennemente celebrato il primo centenario della chiesa. Per tre anni un apposito comitato, composto da preti e laici, aveva lavorato per una degna riuscita di questa ricorrenza. I festeggiamenti, per comodità dei fedeli e per la disponibilità di spazi più ampi, si svolsero nella chiesa parrocchiale di Alfonsine dal 5 al 7 agosto.

G. F. Rambellí, che prese parte alle celebrazioni, parla nel suo libro di queste giornate in modo molto dettagliato, servendosi anche di una memoria (andata distrutta nell'incendio del 1914) che il cappellano di Alfonsine, don Domenico Maria Ferri, aveva scritto e depositato nell'archivio parrocchiale a testimonianza dell'avvenimento. Secondo il Rambelli erano presenti oltre diecimila persone ed il giorno dopo l'afflusso della gente, "secondo i calcoli de' pratici non ascese a meno di trentamila individui".

L'inno ufficiale della Madonna del Bosco

Tra le tante iniziative promosse in occasione del centenario, vi fu anche la pubblicazione di una raccolta di poesie sulla Madonna del Bosco. Una era della figlia del poeta alfonsinese Vincenzo Monti, Costanza Monti in Perticari. Questa poesia venne musicata dal maestro Paolo Bonfichi di Lodi e divenne l'inno ufficiale della Madonna del Bosco.

La decadenza del Santuario dal 1830 al 1900

Dopo il 1830, iniziò un periodo di affievolimento del culto.

A ciò contribuì senza dubbio il fatto che:

  1. i cappellani abbandonarono la residenza presso il santuario a causa della grande umidità che devastò i muri dell'abitazione e della chiesa, la quale si ridusse in uno stato miserevole, e per le malsane condizioni igieniche del luogo.

  2. la famiglia Spreti, che era la proprietaria dell'oratorio, stava andando sempre più in decadenza.

  3. vi fu certo un calo della devozione, ma non la sua scomparsa: in tempi di pubbliche calamità, di processioni, di feste, immense folle di popolo accorrevano ancora al santuario.

  4.  nella Bassa, alla fine del XIX secolo si cominciò a respirare un diverso clima culturale, dovuto al diffondersi delle nuove ideologie anarchiche e socialiste.

  5. l'eliminazione del Passo: nel 1895 questo fu sostituito da un ponte in un primo tempo di legno, fino al suo crollo nel 1924, dopodiché fu costruito in cemento a tre arcate nel 1928 e distrutto nel 1944, col passaggio del fronte. Il ponte non induceva più alla sosta, ma invitava ad andare oltre nel cammino, sicché il flusso cultuale di ambito non strettamente locale risultò  drasticamente ridotto.

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Il ponte di legno del 1885 e sullo sfondo a sinistra il Santuario

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Il ponte di legno crollato nel 1924. Sullo sfondo a destra l'Osteria del Reno, ancora oggi esistente

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Il nuovo ponte costruito in cemento a tre arcate nel 1928

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Ponte distrutto e sostituito da un Bailey nell'immediato dopoguerra

La seconda distruzione e dispersione del patrimonio votivo

L'edificio fu lasciato in uno stato di quasi totale abbandono per un secolo; in certi periodi non vi si celebrava la messa nemmeno la domenica e il tempietto stesso subì un tale degrado che alla fine del XIX secolo era ridotto in uno stato non confacente ad un dignitoso svolgimento delle cerimonie liturgiche. È in questo periodo che si verificarono gravi episodi di distruzione e dispersione del patrimonio votivo.

Don Primo Mazzotti (fu il responsabile del Santuario all'inizio del '900) attesta la scomparsa di "molti oggetti d'oro e d'argento" donati al Santuario in epoca post napoleonica, mentre furono bruciate innumerevoli tavolette dipinte, che ricordavano altrettante grazie ricevute dai devoti. Nonostante tutto si salvano dalla distruzione, forse perché esteticamente più apprezzate o perché in miglior stato di conservazione oppure perché di soggetto meno problematico, non pochi dipinti votivi del XVIII secolo, giunti sino a noi. La dispersione del patrimonio votivo tocca però anche il XIX secolo, stando alle informazioni fornite dal Mazzotti: "Ricordano i nostri vecchi di aver veduti i muri interni della chiesa letteralmente coperti di tavolette votive, più tardi, non si sa perché, bruciate, delle quali moltissime erano di data recente".

Il santuario nel '900

Nel 1890 i marchesi Spreti avevano prospettato al Vescovo di Faenza l'intenzione di cedere a quella diocesi la proprietà del tempietto.

Don Primo Mazzotti, che dal 1907 aveva ricevuto l'incarico del Santuario, riuscì a far sì che il tempietto passasse in proprietà alla Diocesi.

Il Vescovo di Faenza, Mons. Gioachino Cantagalli, intestò tutto (chiesa, canonica e terreno circostante) a Mons. Michele Veroli, direttore spirituale del Seminario, e ne affidò l'amministrazione a don Giuseppe Zoli.

Don Primo Mazzotti rimase il cappellano del Santuario che doveva mantenerne i servizi di culto oltre che la custodia

Come maturò l'idea di costruire una nuova chiesa

La questione era se restaurare o ricostruire ex-novo la chiesa. Si decise di cavalcare la seconda ipotesi, approfittando del fatto che il Genio Civile stava facendo lavori di innalzamento degli argini del Po di Primaro, e anche di un loro allargamento. Essendo la chiesa a ridosso dell'argine se ne era progettata la demolizione, prevedendo un indennizzo in denaro. Con quei soldi e le offerte dei fedeli si sarebbe potuto pensare di costruire la nuova chiesa.

Nel maggio del 1917, in piena guerra mondiale, gli alfonsinesi si impegnarono a costruire il nuovo tempio, implorando il dono della pace. Per studiare e realizzare il progetto, fu costituito un comitato cittadino di sei preti e undici laici, con a capo don Primo Mazzotti. Nelle intenzioni del comitato, il nuovo edificio avrebbe dovuto essere terminato ed inaugurato in occasione del secondo centenario del santuario nel 1920, ma poiché il contributo governativo era incerto, si decise di sospendere temporaneamente il progetto, per dedicarsi alla preparazione della festa.

Il Santuario divenne 'parrocchia'
e si iniziò la demolizione della vecchia chiesa

Passato la ricorrenza del bicenternario del 1920, si riprese non solo a pensare alla nuova chiesa, ma anche alla possibilità di costituirla come parrocchia; con decreto del 17 febbraio 1926 di Mons. Ruggero Bovelli, Vescovo di Faenza, il santuario della Madonna del Bosco diventò finalmente parrocchia. Nello stesso anno fu nominato parroco don Aderito Calgarini, il quale, col suo carattere dinamico e volitivo, affrettò i tempi per l'inizio dei lavori, che cominciarono il 12 giugno 1928, con la demolizione della vecchia chiesa.

L' immagine della Madonna, intanto, era stata trasferita nella chiesa dell'ospedale di Alfonsine e successivamente nella chiesa arcipretale.

In un anno fu costruita la nuova chiesa

L'architetto Luigi Gallamini presentò il progetto del nuovo edificio, che risultò di pieno gradimento e l'esecuzione dei lavori venne affidata all'Impresa Galliano Sintoni, che diede inizio ai lavori veri e propri il 4 agosto 1928.

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La chiesa nuova del 1929

Il 28 settembre 1929, con l'installazione della croce sulla facciata, venivano completati i lavori, mentre l'inaugurazione solenne ed il trasporto della sacra immagine nella nuova chiesa avvennero il 19 e 20 ottobre dello stesso anno.

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Il trasporto della sacra immagine nella nuova chiesa di madonna del Bosco
all'uscita dalla chiesa S. Maria in Piazza Monti ad Alfonsine

Il nuovo Santuario del 1929. Sarà abbattuto dai bombardamenti anglo-americani nel 1944

 

1944 la distruzione del Santuario

Dopo vari stralci la chiesa fu totalmente arredata nell'agosto del 1944. Giusto in tempo per essere distrutta. Nell'estate 1944 si era in piena guerra mondiale, il fronte si avvicina­va, seminando distruzione, morte e terrore. Il venerdì 22 settembre alle ore 13, dopo vari tentativi, alcuni aerei inglesi distrussero il ponte sul Reno.

La mattina del sabato 30 settembre alcune bombe inglesi caddero nei dintorni della chiesa, per cui il parroco portò l'immagine ad Alfonsine, nascondendola in un rifugio scavato sotto il pavimento in legno dello studio dell'arciprete; a seguito del crollo della canonica, la targa subì alcune fratture, visibili tuttora.

Il mercoledì 18 ottobre, a quindici anni dall'inaugurazione, la chiesa rimase colpita nella parte destra da bombe di aerei inglesi, il resto fu compiuto dall'artiglieria tedesca che, nel mese di novembre, quasi ogni giorno, la fece bersaglio dei suoi tiri, colpendola con una cinquantina di granate e con bombe a mano.

Alla fine di novembre della chiesa non rimase che un mucchio di ma­cerie, mentre il campanile, sebbene malconcio, era ancora in piedi. Te­mendo forse che potesse servire agli inglesi come punto di riferimento, i tedeschi lo fecero crollare, minandolo alla base: è il 21 dicembre. Il fronte di guerra sosta in questa zona dagli inizi del dicembre 1944 fino al 10 aprile 1945, quando Alfonsine è liberata.

La ricostruzione del dopoguerra

Don Calgarini si decise subito ad affrontare il problema della chiesa distrutta, seppur consapevole che il clima religioso e sociale di Alfonsine fosse molto cambiato: la gente in gran parte manifestava un atteggiamento più freddo ed anche ostile verso la Chiesa.

Nell'aprile 1946 fu dato l'avvio al lungo iter per l'approvazione del progetto di ricostruzione dell'edificio e del relativo finanziamento per i danni di guerra da parte dello Stato.

L'opera di Calgarini fu continuata dal successore don Quinto Bisi. I lavori cominciarono il 21 agosto 1951 ed il 4 maggio 1952 la chiesa fu solennemente inaugurata e consacrata dal vescovo di Faenza, Mons. Giuseppe Battaglia. Il nuovo santuario era stato ricostruito esattamente sul progetto di Gallamini ed era dunque praticamente identico all'edificio precedente.

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4 Maggio 1952: inaugurazione della chiesa ricostruita. Al centro il parroco Don Quinto Bisi e alla sua destra il geometra Giuseppe Bentini di Faenza, che condusse i lavori di ricostruzione

Cosa resta dell'Oratorio 
della Madonna del Bosco?

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Restano

1- Un mucchio di macerie che fino a pochi anni fa (oggi 2020 neanche quelle) era l'unico segno rimasto dell'oratorio e della casa annessa come residenza dei cappellani,  (vedasi foto) ... anche loro comunque sparite nel tempo.

2- Il pilastrino settecentesco (ma anche quello avrebbe bisogno di maggior manutenzione)

3- Una raccolta notevole di tavolette votive, ma lasciate in un magazzino del Vescovado di Faenza. 

(in questo sito web le trovate cliccando qui) 

 

Le foto del pilastrino sono di A. Vistoli

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